Il Giorno della Memoria per le vittime dell’Unità: firmiamo la petizione

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Alcuni gruppi di potere temono il risveglio del popolo meridionale. Per questo stanno cercando di impedire l’istituzione di una giornata che ricordi le tante vittime meridionali del Risorgimento. Pino Aprile ci invita a firmare la petizione con la quale si vuole impedire questo ennesimo sopruso

“Temono il risveglio del popolo meridionale”. Per questo motivo si stanno opponendo all’istituzione di una Giornata della Memoria per le  vittime dell’Unità d’Italia. Con queste parole lo scrittore e giornalista Pino Aprile invita i cittadini del Sud Italia a firmare la petizione online che impegni i Presidenti delle Regioni a rispettare il voto espresso da tantissimi meridionali su questo tema.

Dell’opposizione a questa iniziativa vi abbiamo parlato qui

“Il Giorno della Memoria per le vittime dell’Unità d’Italia, – prosegue Aprile- come le iniziative consimili dedicate ad altre comunità travolte da eventi della storia, è occasione di studio su vicende spesso tragiche legate alla storia del meridione, è un momento di riflessione, di pubblico confronto e perché no, condivisione di un dolore negato. 
Ci sono pagine talvolta colpevolmente cancellate o trascurate dalla storiografia ufficiale, che conservano spunti significativi e utili per capire (e cambiare) le dinamiche e le scelte di un Paese come l’Italia, forse mai veramente unito, se dal 1860 a oggi, con rari periodi di discontinuità, dà ai nostri giovani la metà dei diritti, dei servizi, delle speranze e delle occasioni concesse ai giovani del resto dell’Italia e dell’Europa”.

“L’istituzione di un giorno dedicato a questi temi, – conclude lo scrittore- a partire dal sangue che fu versato per annettere l’ex Regno delle Due Sicilie al resto della Penisola, dalle fabbriche distrutte o fatte fallire, con i soldati mandati a uccidere le maestranze di un’azienda gioiello, disgraziatamente napoletana, sarà l’occasione per ricucire strappi e ferite e per affrontare, insieme a chiunque voglia farlo con onestà, i temi più controversi della nostra storia, per poter raggiungere, finalmente, una memoria condivisa che possa essere, per gli italiani tutti, la base su cui ritrovarsi”.

Questo il link per firmare la petizione

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  • Efferato massacro di meridionali, che gli scrittori mercenari vogliono continuare a coprire col silenzio, fu quello di Bosco, nel Cilento. Questa terra, al confine tra Campania e Lucania, era stata teatro di una rivolta contro la politica governativa nel giugno, durata pochi giorni per il pronto accorrere di truppe inviate a reprimerla. Durante le dimostrazioni non si erano avuti né massacri di soldati, né eccidi di esponenti di altra fazione paesana, fenomeno questo purtroppo abituale in quel tempo. Eppure le reali truppe, per dare un esempio, circondarono il 7 luglio il paese di Bosco, uccisero una ventina di paesani, obbligarono tutti gli abitanti ad abbandonare le proprie case nel termine di due giorni e poi rasero al suolo l’intero paese con l’ordine espresso, formalizzato in un R.D. del 28 luglio, di non più ricostruirlo.
    Intanto tutti coloro che erano sospettati di aver partecipato al tentativo insurrezionale - uomini, donne, vecchi - venivano trascinati in catene verso Salerno per esservi processati, con tale brutalità che alcuni di essi morirono per la strada: ventiquattro furono poi giustiziati, decine condannati a pene pesantissime.
    Dimenticavo un dettaglio. La rivolta del Cilento accadde nel 1828, il sovrano era Francesco I delle Due Sicilie, comandava le truppe in Cilento Francesco Saverio Del Carretto.

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