Elezioni regionali: Erasmo Palazzotto molla Orlando e Alfano e ‘ridiventa’ di sinistra…

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Il parlamentare nazionale di Sinistra Italiana, Erasmo Palazzotto, dopo due mesi di trattative con il PD e con Leoluca Orlando, ha deciso di chiamarsi fuori dalla ‘macedonia’ orlandiana che il centrosinistra dovrebbe mettere in campo per le elezioni regionali. Insomma, ciò che gli va bene a Palermo non gli va più bene alla Regione. Nel centrodestra Nello Musumeci ha piegato Berlusconi e Miccichè, che ora sono costretti a scegliere se andare da soli con Armao o se accodarsi allo stesso Musumeci

Si cominciano a delineare i contorni politici e programmatici dei possibili candidati di centrodestra e centrosinistra alla presidenza della Regione siciliana. Nel centrodestra, con la candidatura di Nello Musumeci, che non si è spostato di un millimetro, si profila la sconfitta, secca, di Berlusconi e Gianfranco Miccichè. Nel centrosinistra la proposta di Leoluca Orlando di una ‘macedonia’ politica da destra a sinistra (come ha fatto alle elezioni comunali di Palermo dove, però, l’elezione rimane ‘macchiata’ da uno spoglio delle schede molto singolare…) perde un ‘pezzo’: Sinistra Italiana, per bocca del parlamentare nazionale Erasmo Palazzotto, in una dichiarazione rilasciata all’ANSA, si chiama fuori.

Di fatto, Erasmo Palazzotto, con una dichiarazione, smentisce la linea politica tenuta fino ad oggi da questo schieramento politico dai due segretario regionali: Bianca Guzzetta e Luca Casarini. Soprattutto quest’ultimo, fio a qualche giorno fa, aveva ‘schiacciato’ Sinistra Italiana sulle posizioni del sindaco di Palermo. In effetti, se proprio la dobbiamo dire tutta, era un po’ strano, se non tragicomico, osservare Sinistra Italiana appoggiare il candidato di Leoluca Orlando alla presidenza della Regione, Fabrizio Micari, rettore dell’università di Palermo.

Micari, come abbiamo scritto ieri (QUI POTETE LEGGERE L’ARTICOLO), nelle settimane precedenti il referendum renziano dello scorso 4 dicembre, invitava spesso a Palermo Matteo Renzi. Ci sono state manifestazioni degli studenti contro la folle riforma renziana della Costituzione poi ‘bocciata’ dagli italiani e, soprattutto, dai Siciliani, che in massa hanno votato No (per la cronaca, in Sicilia i No sono stati il 70% circa). E ci sono state manganellate per gli studenti e anche per qualche docente.

Solo il sindaco di Palermo, Orlando – vecchio democristiano inciucione – poteva pensare di far sostenere il rettore dell’università di Palermo, Micari, da Sinistra Italiana.

E infatti, ieri, è arrivata la rottura con le dichiarazioni di Erasmo Palazzotto:

“Non ci sono le condizioni politiche per un accordo col PD in Sicilia. Avevamo confidato in Leoluca Orlando per tentare di replicare il ‘modello Palermo’ alla Regione, chiedendo discontinuità col governo Crocetta e con chi l’ha sostenuto. Sono trascorsi due mesi e ci ritroviamo a discutere del candidato senza che il PD abbia fatto un’analisi politica, anzi ha rivendicato i risultati di Crocetta”.

A rivendicare i risultati del Governo Crocetta è stato, ad esempio, l’assessore all’Agricoltura, Antonello Cracolici. E non può che essere così: cosa dovrebbe dire Cracolici? Che il Governo del quale fa parte è un disastro? Che lui stesso, da assessore all’Agricoltura, ha praticamente fallito sul fronte della tutela delle aree verdi della Sicilia dagli incendi?

Ma non ci sono solo i funambolismi trasfomistici di Orlando e le ambiguità del PD ad aver spinto Palazzotto a rompere con il centrosinistra. C’è anche la questione legata ad Alleanza Popolare del Ministro Angelino Alfano.

Palazzotto non ne vuole sapere di un’alleanza con gli alfaniani alla Regione. E qui, però, lo stesso Palazzotto cade in contraddizione, se è vero che al Comune di Palermo anche lui ha sostenuto una coalizione in favore di Orlando nella quale c’è anche il partito del Ministro Alfano.

Dopo di che, con la stessa ‘leggerezza’ con la quale, per due mesi, ha trattato con Orlando e con il PD, la stessa Sinistra Italiana, per bocca di Palazzotto, inizia adesso a guardare allo schieramento di Sinistra che ha già candidato l’editore Ottavio Navarra alla presidenza della Regione siciliana.

A questo punto bisognerà capire cosa succederà. Ottavio Navarra farà un passo indietro? O andrà avanti e toccherà a Sinistra Italiana accodarsi a un progetto politico alternativo al PD e al Governo Crocetta che è già avanti?

Ancora: che faranno i dirigenti siciliani di Articolo 1 MDP? Fino ad ora questo soggetto politico – nato da un scissione in contrapposizione a Renzi – ha dimostrato, almeno in Sicilia, di essere subalterno ai renziani.

Giocare con le parole non serve. Il rettore Micari, come già sottolineato, ha invitato più volte a Palermo Renzi nelle settimane precedenti il referendum. Mentre il sindaco del capoluogo siciliano, Orlando, nelle settimane precedenti il 4 dicembre, ha tenuto un profilo bassissimo.

Di fatto, Micari e Orlando facevano il filo a Renzi.

Questo i dirigenti siciliani di Articolo 1 MDP lo sanno benissimo. Ma hanno fatto finta di non capire. E hanno incredibilmente dato per buono che la candidatura di Micari – di fatto renziana – si presenterebbe ‘discontinua’ rispetto a Crocetta. Magari discontinua lo è: ma in una cornice politica che rimane renziana. E se in Sicilia c’è un renziano a ‘DOC’, ebbene, questo è Crocetta, che ha fatto tutto quello che gli ha chiesto Renzi, con l’avallo del PD siciliano.

Scaricare sul solo Crocetta i disastri del Governo regionale presieduto dallo stesso Crocetta è pura ipocrisia politica.

Tutti gli atti di governo che portano la firma di Crocetta – a cominciare dai due ‘Patti scellerati’ che hanno ‘dissanguato’ le finanze regionali – sono stati avallati del PD siciliano.

Queste cose le sanno sia Orlando, sia i dirigenti di Articolo 1 MDP.

La verità è che, adesso, per i bersaniani siciliani sarà difficile, difficilissimo, uscire dal tunnel trasformista nel quale li ha cacciati Orlando.

Lo stesso sindaco di Palermo, Orlando, adesso, è in grande difficoltà. Il suo progetto politico ha un senso se gode della ‘copertura’ a sinistra che al Comune di Palermo gli hanno assicurato Rifondazione comunista di Giusto Catania e lo stesso Palazzotto che ora, sulla Regione, ha cambiato idea.

Ma il progetto di Orlando, con la presenza, alle prossime elezioni regionali, di un’agguerrita formazione politica di sinistra, risulterà devastante sia per il progetto politico di Orlando, sia, soprattutto, per il PD siciliano che ormai sbanda tra renzismo, crocettismo e altre ambiguità.

C’è, addirittura, chi ipotizza che Leoluca Orlando, dopo aver fallito con il PD e i vari Alfano, Cardinale, D’Alia, Ardizzone e via continuando con il ‘ciarpame’ del vecchio centrosinistra, potrebbe ‘gettarsi’ con la sinistra di Ottavio Navarra. E’ assai improbabile – visto che sembra esserci già l’accordo tra Pd, Alfano e lo stesso Orlando – ma dal sindaco di Palermo c’è da aspettarsi di tutto.

Noi non crediamo a tale ipotesi. Già è un po’ strana la posizione di Palazzotto, che al Comune di Palermo dice e fa una cosa e alla Regione – dopo due mesi di trattative, come lui stesso ammette – dice e fa l’esatto contrario.

Figuriamoci se anche Orlando dovesse fare una cosa del genere. Se Navarra e i suoi dovessero accettare un personaggio del genere – è inutile girarci attorno – avrebbero tutto da perdere.

In tutto questo bailamme Rosario Crocetta ringrazia. Di fatto, nel centrosinistra siciliano, fino ad oggi, l’unica candidatura è la sua. Con tanto di manifesti ‘appizzati‘ (leggere affissi) in tutta la Sicilia. Rosario da Gela se la gode e va avanti.

I renziani gli hanno fatto fare a Crocetta tutto quello che hanno voluto e, adesso, lo vorrebbero scaricare? Lui, Crocetta, invece va avanti. Obiettivo: costringere il PD ad appoggiarlo.

Finirà così? A nostro modesto avviso, no. Alla fine il PD sarà costretto a trovare un candidato. Non è da escludere che il candidato, se andrà a mare la candidatura di Micari, possa essere l’attuale vice presidente dell’Ars, Giuseppe Lupo.

E nel centrodestra siciliano? Nello Musumeci ha già vinto, sia che andrà da solo, sia nel caso in cui Berlusconi e Miccichè – che escono pesantemente sconfitti – dovessero decidere di appoggiare lo stesso Musumeci.

Le cronache raccontano che il candidato di Berlusconi e di Miccichè – l’ex assessore del Governo regionale di Raffaele Lombardo, Gaetano Armao – va avanti con il suo movimento ‘Siciliani indignati’. Non si capisce se va avanti con una propria candidatura in alternativa a Musumeci – e quindi sancendo la spaccatura del centrodestra – o se abbasserà le ali per accodarsi a Musumeci. Nelle prossime ore ne sapremo di più.

Sempre nel centrodestra resta anche l’incognita del Cantiere Popolare. A meno che Saverio Romano e Totò Cuffaro non si rimangino tutto quello che hanno detto in questi mesi, non dovrebbero appoggiare Nello Musumeci.

Chi appoggeranno, allora? Due le ipotesi: o Armao, nel caso in cui quest’ultimo si dovesse candidare appoggiato da Berlusconi, o l’ex rettore dell’università di Palermo, Roberto Lagalla, che ha già fatto sapere che lui sarà comunque in corsa.

La seconda ipotesi sembra la più probabile.

 

 

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