La sete di Favara, i parroci contro il Governo Crocetta: “Diciamo no al mercato dell’acqua”

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E’ incredibile che un Governo regionale che si dice di ‘sinistra’ debba essere richiamato dalla Chiesa sui valori della solidarietà che dovrebbero essere i punti di riferimento culturali e sociali di questa parte politica. I Parroci di Favara scrivono a Mattarella, a Crocetta, al Prefetto di Agrigento e a tutte le altre ‘autorità’. Ricordando a questi signori che la politica non può mettersi sotto i piedi il Referendum del 2011 che ha sancito il ritorno alla gestione pubblica dell’acqua! 

Si può vivere senz’acqua nel 2017? E’ la domanda che i parroci di Favara, grosso centro in provincia di Agrigento, rivolgono alle autorità nazionali e regionali. La città è senz’acqua da oltre 10 giorni. Uno situazione incredibile per un Comune di circa 32 mila abitanti. Il sindaco della cittadina, Anna Alba, ha scritto alla società che gestisce il servizio idrico, Girgenti Acque. La risposta è che c’è un guasto. Punto. E quindi i 32 mila abitanti si debbono arrangiare.

Così ragionano le ‘autorità’. Davanti all’indifferenza, anzi al menefreghismo del Governo nazionale, del Governo regionale e di tutte le altre ‘autorità’, i parroci di Favara hanno scritto una lettera al Presidente della Repubblica, il siciliano Sergio Mattarella, al Presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, ai gruppi parlamentari dell’Assemblea regionale siciliana, al Prefetto di Agrigento e ad altre ‘autorità’.

“Come Chiesa incarnata nel territorio favarese – leggiamo nella lettera – alla luce della Parola di Dio, che invita ciascuno di noi ad essere ‘buon Samaritano’, di chi è debole e indifeso; accogliendo il grido disperato del popolo, non possiamo tacere e far finta di non sentire e vedere. Questa nostra lettera vuole essere un grido forte alle coscienze di chi è responsabile e di chi ha un ruolo istituzionale a livello NAZIONALE, regionale, provinciale, locale, e nonostante ciò rimane nell’assoluto silenzio”.

A questo punto arriva la prima sferzata a una politica inetta:

“La nostra provincia è conosciuta come una delle prime per la sua povertà. Una povertà che porta tantissime famiglie alla fame e alla miseria. Abbiamo un quadro della povertà o esclusione sociale in aumento che è spaventoso. Gente che non lavora (non trova lavoro)…gente che perde il lavoro…gente sfruttata con busta paga da 1.500,00 (euro) ed a cui poi realmente viene dato un compenso di 700,00 euro…gente a cui viene diminuito il numero delle ore di lavoro e per conseguenza viene dimezzato lo stipendio e magari deve pagare un mutuo…”.

“Famiglie che non riescono a pagare le bollette o i farmaci, o pagarsi una visita medica perché ridotte all’osso – prosegue la nota dei parroci di Favara -. Le nostre comunità parrocchiali sono il termometro di questa febbre da cavallo che aumenta e che ahimè non riescono a rispondere sempre ai bisogni. Oggi curarsi per vivere una vita dignitosa sembra un privilegio per pochi. La gente si sente sempre più sola e grida il suo dolore e la sua rabbia, di fronte a uno Stato assente”.

A questo punto arriva l’attacco alla politica e, in particolare, a chi governa l’Italia e la Sicilia. Ai governanti e ai partiti politici che oggi governano l’Italia e la nostra Isola che si sono messi sotto i piedi il referendum del 2011, che ha sancito il ritorno alla gestione pubblica dell’acqua. Un referendum i cui risultati vengono tutt’ora ignorati:

“Il quadro è gravissimo – scrivono i parroci di Favara – se c’è una cosa chiara, è la Costituzione, per cui il popolo è sovrano e la sovranità si esprime con il referendum, che nel 2011 ha detto che l’acqua deve uscire dal mercato e che su di essa non si può fare profitto. Un risultato disatteso dalla politica e rimasto inascoltato. A questa analisi sociale, si aggiunge il caso della gestione privata dell’acqua. Famiglie alla quale è stata addirittura chiusa l’utenza. Come si fa a vivere senza acqua nel 2017? Può l’acqua obbedire solo alla ragione del mercato? Certamente no. L’acqua non può essere gestita con un criterio esclusivamente economico e privatistico”.

“Papa Benedetto XVI, nella Caritas in veritate al n, 27, afferma: ‘Iil diritto dell’alimentazione, così come QUELLO DELL’ACQUA, rivestono un ruolo importante per il conseguimento di altri diritti, ad iniziare, innanzitutto, dal diritto primario alla vita. E’ necessario , che maturi una coscienza solidale che consideri l’alimentazione e l’accesso all’acqua come diritti universali di tutti gli essere umani, senza distinzioni e né discriminazioni'”.

“Lo scandalo più grande – scrivono i sacerdoti – è il silenzio e l’indifferenza . Una politica latitante in tutti i livelli: nazionale, regionale, provinciale e comunale. La realtà dell’Ati, che cammina molto lentamente, pur formata dai sindaci della nostra provincia (qualche sindaco latitante pur sapendo che nella propria città il tema acqua è peggio del terzo mondo,) che sanno o forse dovrebbero sapere la sofferenza dei propri cittadini. Il grido della gente inascoltato crea amarezza e non rende credibile la Costituzione italiana. Oggi il cittadino che dovrebbe essere ascoltato…tutelato…viene abbandonato a se stesso secondo la logica di mercato e del profitto; nel caso specifico da parte del gestore privato”.

Sembra incredibile che principi basiliari della vita civile, calpestati a Favara, debbano essere ricordati dai sacerdoti, mentre il Governo regionale di Rosario Crocetta e il PD siciliano fanno finta di non vedere e di non sapere.

“È legale, chiudere le fogne?”, si chiedono i parroci di Favara. E danno anche una risposta:

“Ora, forse non più grazie alla sentenza del TAR”.

E ancora:

“È legale per le tante famiglie in difficoltà, impedire l’uso dell’acqua? Nella nostra città di Favara, come in altri paesi della provincia, questo ahimè è avvenuto. A Favara, una famiglia ha chiesto al parroco di potersi lavare in parrocchia, visto che gli è stato tolto il diritto all’acqua”.

A questo punto l’attacco al presidente Crocetta e al Parlamento siciliano:

“Come mai la Regione con a capo il Presidente Crocetta e il suo Parlamento, che dovrebbero fare ‘solo’ e ‘unicamente’ l’interesse del suo popolo, è ambiguo sul tema acqua? Perché non si impegna a cogliere le tantissime inefficienze del gestore privato? Perché non si fa di tutto per un costo accessibile dell’acqua, visto che nella nostra provincia la stra-paghiamo, stile petrolio blu? Prezzo unico e accessibile per garantire la possibilità alle famiglie di pagarla. Perché invece di turnazioni di erogazioni che ci rendono peggio del terzo mondo non avere l’acqua h24, visto che abbiamo avuto periodi di abbondanti piogge?”.

L’attacco è sacrosanto: sono stati, infatti, il ‘rivoluzionario’ Presidente Crocetta, il PD e, in generale, i partiti di centrosinistra a impedire il ritorno alla gestione dell’acqua pubblica.

“Questo dramma – scrivono i parroci di Favara – non si potrà risolvere, finché il Presidente Crocetta e la sua Giunta, (o chi verrà dopo di lui!), una volta per sempre non si decidano a prendere in mano la situazione, soprattutto ora che la Corte Costituzionale ha decretato ‘incostituzionale’ le scelte prese alcuni anni fa. A loro chiediamo, in quanto rappresentanti del popolo di mettere fine a questo dramma sociale che toglie la dignità a tante famiglie. Il diritto all’acqua promana dal diritto primario alla vita. L’acqua ha la sua rilevanza sociale per cui la Regione non può demandare la gestione solo al privato. La gestione dell’acqua, bene pubblico, ha bisogno di un controllo democratico, partecipato”.

“Alla Corte Costituzionale – prosegue la lettera – poniamo la domanda che si pone il popolo italiano: non è incostituzionale che un Referendum vinto per la gestione pubblica dell’acqua è rimasto inascoltato? È possibile che in una ‘democrazia’ non venga considerato un Referendum pubblico dove il POPOLO ITALIANO ha espresso il suo volere?”.

A questa domanda dovrebbero rispondere, in primo luogo, Matteo Renzi, e il PD, che governano l’Italia e la Regione siciliana.

Qualche critica anche alla Corte Costituzionale:

“Pensiamo che vi sia ambiguità e incoerenza nella sentenza della Corte Costituzionale che parla IN NOME DEL POPOLO ITALIANO, ma non considera quello che il POPOLO SOVRANO ha espresso nel referendum (molto tempo prima). L’auspicio che questa lettera non sia cestinata, ma che possa rompere il muro del silenzio e dell’indifferenza, che possa accelerare l’immediata azione delle varie Istituzioni, in primis della Regione e per conseguenza anche a livello provinciale e locale”.

“La gente ha bisogno di credere alla paternità di uno Stato presente e vicino – concludono i parroci di Favara – questa è l’occasione per far rifiorire la speranza e la fiducia, di fronte a questa grande crisi economica. Ciò che è di Dio, va amministrato dagli uomini, sue creature, evitando quel ‘peccato originale’ di farsi autonomi e padroni del mondo. Non rubare è un comandamento. Non rubiamo a tanti il ‘diritto sacrosanto’ dell’acqua”.

Seguono le firme dei parroci:

Sac. Giuseppe D’Oriente .- arciprete -vicario foraneo

P. Uriel Ortiz

Sac. Michele Termine

Sac. Calogero Lo Bello

P. Marco Damanti

Sac. Sergio Sanfilippo

Sac. Diego Acquisto

Fra Salvatore Di Bartolo

P.S.

Per completezza d’informazione va detto che il sindaco di Favara, Anna Alba, sta facendo il possibile, ma non è nel suo potere condizionare i gestori privati dell’acqua di Agrigento e provincia.

Esiste, proprio in provincia di Agrigento, un’esperienza di opposizione alla ‘mercificazione’ dell’acqua della quale fanno parte, tra gli altri, il parlamentare regionale del PD, Giovanni Panepinto, e il sindaco di Menfi, Vincenzo Lotà.

Una delle poche voci politiche che in questi giorni si è alzata in favore della città di Favara è stata quella del parlamentare nazionale di Noi con Salvini eletto in Sicilia, Alessandro Pagano.

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