Un ragazzo nigeriano ricoverato al Cervello: mascherine anche per i pazienti in stanza con lui

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Siamo all’assurdo e non certo per colpa dei medici: un migrante malato che, con ogni probabilità andrebbe isolato, viene tenuto in una stanza con altri malati che sono costretti ad indossare anche loro la mascherina. Così devono fare i familiari…
 

Scrive Blogsicilia.it che un ragazzo nigeriano, arrivato in Sicilia con lo sbarco di domenica scorsa, è ricoverato all’ospedale Cervello di Palermo. Indossa una mascherina e così devono fare tutti gli altri pazienti ricoverati nella stessa stanza e i parenti in visita  (qui l’articolo ).

L’episodio, come è comprensibile, sta creando una certa apprensione, anche se i medici dell’ospedale dicono che si tratterebbe di pleurite e che la mascherine sono una precauzione in attesa di tutte le analisi.

Domanda: ma in attesa di tutte le analisi, non sarebbe più sicuro mettere in isolamento il paziente?

Parlando con un medico, tra l’altro, apprendiamo che in caso di pleurite o di sola pleurite, la mascherina non sarebbe giustificata.

Due ipotesi:

1 – o soffre di pleurite perché immunodepresso e in questo caso la mascherina servirebbe a proteggere lui;

2- o si sospetta qualcosa di infettivo- ci sono stati casi di TBC, ad esempio,- e la mascherina serve a proteggere gli altri.

In entrambi i casi, il paziente andrebbe isolato. Sia per proteggere lui che per proteggere gli altri. 

Se l’ospedale palermitano non lo fa è probabilmente perché non ha spazi idonei per isolarlo, non certo per colpa dei medici.

La verità è che servirebbero dei Pronto soccorsi dedicati solo ai migranti. O, comunque, il potenziamento dei reparti di isolamento respiratorio che sono del tutto insufficienti.

E, invece, la colonia Sicilia non solo si deve sobbarcare le spese per le prime cure dei migranti- sarebbe corretto che fosse lo Stato a sostenere questi costi- ma deve anche esporsi ai rischi.

Questo non è che l’ennesimo capitolo di una politica dell’accoglienza schizofrenica che finora è servita solo a fare arricchire papponi e lacché. E che rischia di mettere a dura prova anche il nostro sistema sanitario.

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