Qualità dell’aria, Anzà a Genchi: “Nessuna sentenza passata in giudicato ha censurato i miei comportamenti”

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Il dirigente regionale dell’Assessorato regionale Territorio e Ambiente risponde a Gioacchino Genchi. Lo fa con una lettera che abbiamo ricevuto e che pubblichiamo

Il nostro approfondimento sul Piano della qualità dell’aria della Regione siciliana sta suscitando non poche polemiche. Qui abbiamo pubblicato la lettera di Gioacchino Genchi a Salvatore Anzà, dirigente dell’ARTA (sotto trovate gli altri articoli sul caso). Che ha risposto con questa lettera:

 

Gentile direttore,
ho visto l’intervento del dott. Genchi che continua a chiamarmi in causa,
come del resto ripetutamente fatto in passato con le modalità che ho già
ampiamente descritto, e le chiedo spazio per un’ultima cortese replica. Sono stato
costretto a parlare di queste vicende, ormai trite, perché ancora una volta
sono stato pubblicamente chiamato in causa. Ma non ci saranno altre repliche,
perché francamente mi sembra assolutamente inutile.

I lettori devono sapere che un solo elemento è certo in questa storia: non
esistono sentenze passate in giudicato, né civili né penali, o ancora
procedimenti disciplinari che censurino alcun mio comportamento, ma
altrettanto non può dirsi per il dott. Genchi. Sulla vicenda in oggetto esiste una sola
sentenza definitiva, e cioè la sentenza del Tribunale di Palermo n. 5464/2015
che si è occupata delle gravi omissioni ambientali in materia di qualità dell’
aria, e che lo riguarda personalmente. Se ne faccia una ragione.

Se vuole, il dott. Genchi può decidere di ignorare le censure (definitive)
nei suoi confronti da parte del Tribunale di Palermo o della Cassazione, che si è
dovuta occupare delle modalità con cui curava gli interessi della cosa
pubblica. Magari ha dimenticato di essere stato condannato a risarcimento nei
miei confronti per diffamazione e forse ha rimosso i provvedimenti presi
dalla Giunta Regionale nei suoi confronti per responsabilità dirigenziale.
Evidentemente il dott. Genchi è distratto, ma non deve preoccuparsi: di tutto
quello che è accaduto restano tracce nei tribunali, presso la Corte dei
Conti, e negli uffici dell’amministrazione. Se ne faccia una ragione, e non cerchi
più di inquinare il confronto e di ingannare l’opinione pubblica.

Salvatore Anzà

Sul caso:

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