Specializzazione dei medici? Paga la Regione con i fondi europei. Lo Stato ringrazia…

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In barba al principio della cosiddetta “addizionalità” dei fondi europei (che dovrebbero ‘addizionarsi’ e non sostituirsi ai fondi dello Stato), la Regione siciliana si accinge a finanziare con le risorse del Fondo Sociale Europeo alcuni contratti per la specializzazione dei giovani medici. Di fatto, con i fondi europei, la Regione si sostituisce allo Stato. E poi si chiedono perché i fondi europei spesi in Sicilia non hanno alcun effetto economico positivo… La precisazione sulla Formazione professionale siciliana

C’è una notizia che sembra bella e intelligente e che, invece, non è affatto bella ed è tutt’altro che lungimirante. La Regione siciliana – dipartimento della Formazione professionale – si accinge a finanziare la specializzazione di alcuni medici. La spesa, di circa 5 milioni di Euro – prevista da un Avviso – verrà sostenuta con le risorse del Fondo Sociale Europeo (FSE).

La notizia, ribadiamo, sembra bella e intelligente. La prima riflessione è:

“Finalmente la Regione siciliana fa qualche cosa di utile”.

C’è, però, un piccolo problema: i fondi europei, per definizione, non si devono sostituire all’intervento dello Stato e della Regione, ma debbono aggiungersi agli interventi dello Stato e della Regione.

Se li interpellate, gli uffici del dipartimento della Formazione professionale della Regione siciliana vi diranno che loro stanno intervenendo in aggiunta a fondi pubblici. Ma così non è, perché tutti sappiamo che, in Italia, la spesa per l’istruzione – compresa quella universitaria – ha subito decurtazioni. Tagli che sono stati pagati dagli studenti con aumenti delle tasse universitarie.

Scendendo nei particolari, va detto che le università del Sud Italia – e quindi anche quelle della Sicilia – sono state più penalizzate rispetto a quelle del Centro Nord Italia.

Sono sotto gli occhi di tutti – e questo blog lo scrive da quando è in rete – i tagli dello Stato alla Regione siciliana.

Ebbene: che cosa fa il Governo della Regione di fronte a tutto questo? Decide di finanziare con le risorse del Fondo Sociale Europeo il costo della specializzazione di alcuni giovani medici.

Per carità: nulla contro i giovani medici siciliani. Il problema è che la loro specializzazione la deve pagare lo Stato. 

I fondi europei destinati alla Sicilia – lo ribadiamo ancora una volta – debbono ‘addizionarsi’ e non sostituirsi all’intervento ordinario dello Stato.

Le risorse del Fondo Sociale Europeo, infatti, per definizione, dovrebbero servire per sostenere politiche del lavoro aggiuntive rispetto a quelle della Regione e corsi di formazione professionale aggiuntivi rispetto ai corsi di Formazione finanziati dalla Regione.

Che succede, invece, in Sicilia?

Succede che, dal 2011 in poi, quella poca formazione professionale fatta in Sicilia è stata finanziata tutta con fondi europei, facendo venire meno il principio dell’addizionalità.

La stessa cosa, adesso, si comincia a fare con la specializzazione dei giovani medici (contratti che vanno da quattro a cinque anni). 

Un luogo comune racconta che in Sicilia i fondi europei non si spendono. Non è vero. Una parte se li prende lo Stato per dirottarli nel Centro Nord Italia (prima i FAS e poi PAC sono serviti per le imprese del Nord Italia). La verità è che una buona parte di questi fondi europei vengono spesi in Sicilia.

Il problema è che non sono fondi che si vanno ad ‘aggiungere’ alla spesa ordinaria dello Stato in Sicilia, ma vanno a sostituire gli interventi che lo Stato non fa in Sicilia.

Questo spiega perché, nella nostra Isola, dai primi anni ’90 del secolo passato fino ai nostri giorni i fondi europei non hanno avuto alcun effetto economico positivo in Sicilia. Non hanno fatto crescere l’economia, che invece è andata indietro (questo perché i fondi europei coprono solo una parte del mancato intervento dello Stato).

Tutto questo a Bruxelles lo sanno. Ma fanno finta di non capire. Sono stati loro – gli euro-burocrati dell’Unione Europea – a stabilire che i fondi strutturali debbono essere aggiuntivi e non sostitutivi rispetto agli interventi ordinari dello Stato. Sono stati loro a coniare il concetto di “addizionalità”. E sono sempre loro – gli euro-burocrati di Bruxelles – ad avallare quello che, alla fine, non è altro che un imbroglio perpetrato dallo Stato italiano ai danni della Sicilia.

 

QUI POTETE LEGGERE L’AVVISO 13/2017

P.S.

Sulla formazione professionale siciliana va fatta un’ulteriore precisazione. Abbiamo detto che, dal 2011 ad oggi, i corsi di Formazione sono stati finanziati solo con i fondi europei. In effetti, se è vero che l’ultimo PROF (Piano Regionale dell’Offerta Formativa) finanziato in parte con i fondi regionali, è anche vero che l’ultimo Avviso che ha finanziato i corsi di formazione in Sicilia risale al 2011 (Avviso 20).

Per la cronaca, il Governo regionale di Rosario Crocetta, dal novembre 2011 ad oggi, a parte l’avvio di qualche corso relativo al cosiddetto Obbligo formativo avviato qualche mese addietro (sono i corsi che servono a recuperare i ragazzi che abbandonano la scuola dell’obbligo: in questo caso l’Amministrazione regionale è quasi ‘obbligata’ a far partire questi corsi, se non altro perché servono a strappare i ragazzi alla mafia), non ha ancora finanziato un solo corso di formazione professionale con le risorse del Fondo Sociale Europeo 2014-2020.

Pensate: siamo già ad aprile del 2017 e ancora, per la formazione professionale siciliana ordinaria non è stato speso un solo Euro. Non è un caso se, in questo settore, si contano circa 6 mila disoccupati.

 

 

 

 

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