Dichiarata fallita l’Associazione Regionale Allevatori della Sicilia

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Lo ha deciso oggi la sezione Fallimentare del Tribunale di Palermo su istanza di alcuni lavoratori. Scompare un ‘pezzo’ importante dell’agricoltura siciliana. Le responsabilità dei Governi siciliani e dell’AIA. Il paradosso di un fallimento dichiarato proprio nelle stesse ore in cui Bruxelles dava l’assenso per un finanziamento regionale pari a un milione e 400 mila Euro. I danni per gli allevatori della Sicilia  

La sezione Fallimentare del Tribunale di Palermo ha dichiarato fallita l’Associazione Regionale Allevatori della Sicilia (ARAS) su istanza di un gruppo di lavoratori. E’ l’epilogo di una lunga stagione che ha visto la politica penalizzare un’istituzione che, per decenni, è stata il punto di riferimento di migliaia di allevatori della nostra Isola.

Curatore fallimentare è stato nominato l’avvocato Vittorio Viviani. 

Dietro la chiusura di questa istituzione c’è di certo la crisi finanziaria della Regione, provocata dagli scippi al Bilancio regionale operati dal Governo nazionale in questi anni. Ma la crisi finanziaria non spiega tutto. In questa storia hanno pesato molto le scelte politiche operate prima dal Governo regionale di Raffaele Lombardo e, poi, quelle dell’attuale Governo di Rosario Crocetta. Centrale anche il ruolo – non certamente positivo – svolto dall’AIA, sigla che sta per Associazione Italiana Allevatori.

Il fallimento dell’Associazione Regionale Allevatori la dice lunga sul sostanziale disinteresse dell’attuale Governo verso i problemi dell’agricoltura siciliana. Come per i produttori di grano duro della nostra Isola – di fatto abbandonati dal Governo regionale e dal Governo nazionale, con i cittadini siciliani che con grande difficoltà riescono a trovare, ad esempio, la pasta prodotta con i grani locali – anche gli allevatori della Sicilia vengono penalizzati, perché adesso debbono fare a meno di quello che, per decenni, è stato un riferimento importante.

Da domani, infatti, tutti i servizi resi dai 115 dipendenti di questa organizzazione verranno interrotti. Sigilli, insomma, sia per la sede di Palermo, sia per tutte le altre sedi sparse nel territorio.

L’Associazione Regionale Allevatori della Sicilia, fino a quando direttore è stato Antonio Petix, poteva disporre di oltre 300 dipendenti e operava in tutta l’Isola. Un’attività di assistenza e di controllo e, in generale, di assistenza tecnica rivolta al benessere degli animali e alla ‘tracciabilità’ dei prodotti della zootecnia.

Di fatto – questo è sotto gli occhi di tutti – sette anni di commissariamento da parte dell’AIA non sono riusciti a presentare, nonostante le richieste della politica regionale, un piano di rilancio dell’ente. Non è stata, poi, ‘brillante’, mettiamola così, la gestione del direttore dell’ARAS, Carmelo Meli.

La politica siciliana, in verità, è intervenuta tardivamente. Solo lo scorso anno, in occasione della legge Finanziaria 2016, erano stati stanziati fondi pari a un milione e 400 mila Euro per la consulenza aziendale e per il benessere degli animali. Ma la stessa Amministrazione regionale invece di accelerare i tempi nel richiedere l’assistenza all’Unione Europea, ha perso tempo prezioso.

Da qui il paradosso: proprio mentre scriviamo ci giunge notizia che la UE ha detto sì alla spesa del milione 400 mila Euro. Ma adesso questi soldo non serviranno più. Una beffa per gli allevatori siciliani.

Così come non potranno più essere utilizzate le somme stanziate dal MIPAF e dalla Regione siciliana per ciò che riguarda l’attività dei controlli funzionali e la tenuta dei libri genealogici.

Cosa succederà, adesso, nel mondo degli allevatori della Sicilia? Danni enormi. Gli allevatori non potranno accedere ai fondi AGEA e alle risorse stanziate dall’Unione Europea per la zootecnia siciliana. Una debacle su tutta la linea.

Ricordiamo che sull’ARAS sono agli atti interrogazioni del gruppo parlamentare all’Ars del Movimento 5 Stelle e del parlamentare, Nello Musumeci.

Aggiornamento 1/ Intervento del presidente della commissione Bilancio e Finanze dell’Ars, Vincenzo Vinciullo:

“Un fatto gravissimo che avrà ripercussioni devastanti sui nostri allevatori, in quanto l’ARAS fornisce un servizio pubblico che non può assolutamente essere interrotto. Per questo motivo, assieme ai deputati Giuseppe Laccoto e Marcello Greco, abbiamo deciso di convocare in seduta congiunta le tre commissioni che presiediamo in modo da affrontare immediatamente la questione che, ripeto, è di estrema importanza per quanto riguarda gli allevatori che, grazie all’ARAS, riescono ad ottenere i contributi da parte della Comunità Europea. Fermo restando che si dovrà procedere alla salvaguardia di tutti i posti di lavoro, come è giusto che sia, ritengo che l’AIA debba immediatamente riprendere su di sé la titolarità dei controlli, così come prevede la legge, e, nel frattempo, mercoledì, verificare se l’Istituto Sperimentale Zootecnico per la Sicilia o l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale per la Sicilia sono nelle condizioni di assorbire il personale e di esercitare questi controlli”.

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