Elezioni comunali/ Orlando impone la sua linea al PD di Palermo. Ma Cracolici è messo di traverso…

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Come ha sempre fatto al 1987 ad oggi, Leoluca Orlando – in quest’occasione appoggiato, ancora una volta, dai renziani – ha ignorato i dirigenti del PD di Palermo e, con l’accordo della segreteria nazionale, ha imposto la sua linea a un partito che si conferma fragile e privo di guida politica autorevole. Però Cracolici e i suoi sembrano messi di traverso. Quella dell’assessore regionale all’Agricoltura è un’opposizione all’accordo con Orlando o, come usa fare, sta chiedendo in cambio qualcosa? E cosa?  

Tutti ieri e oggi danno per “cosa fatta” l’accordo tra il ri-candidato a sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, e il PD. Con molta probabilità è così, anche perché il centrodestra che si schiera quasi compatto su Fabrizio Ferrandelli impone al centrosinistra di presentarsi unitariamente. Solo che tale accordo tra il sindaco uscente e il Partito Democrarico del capoluogo siciliano presenta ancora punti che non sono del tutto chiariti.

Di fatto, c’è stata una forzatura. L’imposizione al PD di Palermo è arrivata dalla segreteria nazionale del Partito Democratico ai dirigenti del PD del capoluogo siciliano: della serie, chiudete l’accordo con Orlando e basta. Ma, a nostro avviso, nella ‘pancia’ di alcune aree di questa formazione politica a Palermo cova qualcosa. Ma andiamo con ordine.

Due giorni fa abbiamo scritto il seguente articolo:

Il PD rompe con Leoluca Orlando e sarebbe pronto a candidare Fabio Teresi a sindaco?

Abbiamo posto questo interrogativo partendo da un post scritto sulla propria pagina facebook da Fabio Teresi, presidente della quinta Circoscrizione di Palermo, esponente del PD e molto vicino all’assessore regionale all’Agricoltura, Antonello Cracolici.

Ieri sera è arrivata una nota del candidato a sindaco, Leoluca Orlando, che commenta la presa di posizione del vice segretario nazionale del PD, Lorenzo Guerini:

“La chiara posizione del PD nazionale, espressa da Lorenzo Guerini, fornisce un grande contributo per la condivisione di un progetto in atto di rinnovamento della città e della politica, a servizio dei cittadini. Palermo si è conquistata e potrà rafforzare un ruolo di riferimento nazionale ed internazionale tra le realtà metropolitane del Paese, partendo dal riconoscimento dei diritti di tutti e di ciascuno.”

Non essendo riuscito a convincere i dirigenti del PD di Palermo a partecipare alle elezioni comunali eliminando il simbolo del partito, Orlando – come ha sempre fatto dal 1987 ad oggi, prima con il Pci, poi con il Pds, poi con i Ds e adesso con il PD – si è rivolto al PD romano, cioè a chi oggi comanda nel Partito Democratico: a Renzi e ai suoi collaboratori.

Così è intervenuto il già citato vicesegretario nazionale del Partito democratico, Lorenzo Guerini, al quale è stato affidato il compito di fare ‘inghiottire e digerire’ gli ‘ordini’ che Orlando ha impartito ai riottosi dirigenti del PD di Palermo:

“Il PD – dice Guerini – intende mettere la sua forza e la sua funzione a servizio di un progetto civico innovativo ed ambizioso e ad una alleanza larga, seria e responsabile che, partendo dall’esperienza dell’amministrazione guidata dal sindaco Orlando, continui a dare risposte positive alle esigenze di Palermo”.

Della serie: cari dirigenti del PD di Palermo, vi dovete adeguare agli ordini di Orlando. Punto.

A stretto giro di posta è arrivata la risposta di Antonio Rubino, responsabile regionale dell’Organizzazione del PD siciliano, che in tanti stanno interpretando come una resa, ma che a noi, invece, sembra un po’ interlocutoria per essere considerata una resa.

“La decisione assunta dal PD nazionale nella persona di Lorenzo Guerini – si legge nel comunicato di Rubino – per quanto mi riguarda, esaurisce il lavoro della commissione e le scelte ipotizzate. La prospettiva della lista civica non attiene al mission di un partito, ma a quella dei singoli”.

Non ci sembrano toni concilianti, quelli utilizzati da Rubino che, lo ricordiamo, è vicinissimo all’assessore regionale all’Agricoltura, Antonello Cracolici.

Di fatto, Rubino lascia capire che l’intervento di Guerini ha scavalcato la commissione – composta da dirigenti del PD di Palermo – che avrebbe dovuto decidere sulle elezioni comunali di Palermo. E aggiunge che la lista civica senza il simbolo del Partito Democratico chiesta-imposta da Orlando non attiene agli obiettivi di un partito, ma a quelli di singoli soggetti. Questo passaggio potrebbe significare che nel PD di Palermo “singoli” soggetti, d’accordo con Orlando, stanno avendo la meglio sugli interessi dello stesso partito.

Da decifrare con attenzione anche il passaggio finale del comunicato di Rubino:

“Chiedo al segretario provinciale Carmelo Miceli – conclude – di convocare urgentemente la direzione per aggiornare la stessa sulla scelta assunta da Roma, e deliberare di conseguenza”.

Questa a noi non sembra una resa incondizionata, della serie, prendiamo atto di quanto ci dice Roma e adeguiamoci. A nostro modesto avviso, la richiesta della convocazione “urgente” della direzione provinciale del PD per “aggiornare” la stessa direzione su quanto deciso da Guerini potrebbe avere un significato diverso.

Quale? Bisogna capire che cosa sta chiedendo Cracolici, che, come già ricordato, è il capo corrente anche di Rubino.

Cracolici non è mai stato un ‘guerriero acheo’. Negli anni ’90 del secolo passato criticava l’Amministrazione comunale di Palermo guidata anche allora da Orlando. Quando venne intruppato in Giunta finì di criticare.

La stessa cosa ha fatto con il Governo regionale di Rosario Crocetta. Per due anni ha criticato ferocemente l’attuale Giunta regionale. Sullo stesso Crocetta ha detto parole di fuoco. Tutto è finito quando lo hanno nominato assessore regionale: a questo punto il tanto vituperato Crocetta è diventato buono.

Perché ricordiamo questo? Perché le parole di Rubino – che chiede la convocazione della segreteria provincia del partito potrebbero suonare come una dichiarazione di ‘guerra’ del PD di Cracolici alle ingerenze romane e a Orlando che ha imposto la sua linea al PD di Palermo. Ma potrebbe significare – vista la storia del personaggio, che critica e poi si accorda – come una richiesta di Cracolici.

Cosa chiederebbe l’assessore regionale? Con molta probabilità, qualcosa che attiene alla Regione più che a Palermo. Ma la nostra è solo una sensazione. Non si può escludere anche altro.

P.S.

Chi vuole non vedere non veda. Ma in questo passaggio un elemento politico deve essere chiaro: il legame, strettissimo, tra Orlando e il PD nazionale di Matteo Renzi. I renziani – questo è nelle cose – vengono in soccorso al sindaco uscente di Palermo e umiliano i dirigenti del Partito Democratico locale imponendogli la linea di Orlando. 

Orlando, da parte sua, mette all’incasso i ‘crediti’ che vanta verso i renziani.

Ricordiamo che è rimasto zitto in occasione del referendum sulle trivelle.

E non ha fatto campagna elettorale in favore del No al referendum sulle riforme costituzionali.

I cittadini di Palermo che si sono battuti contro le trivelle e che hanno votato No al referendum contro la disastrosa riforma costituzionale che Renzi ha cercato di imporre all’Italia si ricordino di questi fatti quando esprimeranno il proprio voto.

Orlando è stato schierato con Renzi e i renziani. E lo è ancora.  

(g.a.)

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  • il PD a palermo è al 3% , quindi va ignorato
    il Sindaco si rivolge ai suoi Cittadini di cui è espressione e a cui risponde del suo operato

    • Io non so se il PD a Palermo sia davvero al 3% (non ho motivo di dubitare di questo dato) ma se così fosse... sarebbe Orlando a salvare il PD da una "malafiura" nazionale: sarebbe sensazionale che il simbolo del PD raccogliesse così pochi consensi nella quinta città d'Italia e (umiliazione delle umiliazioni) restasse fuori dal Consiglio comunale (come sarebbe gravissimo se Crocetta, come è stato ventilato, portando via la metà dei voti al PD, tenesse fuori dall'ARS PD e Megafono: lo sbarramento è al 5% e il PD in Sicilia è dato intorno al 10%... se in realtà PD + Megafono fossero poco sotto il 10%, divisi rischierebbero di restare fuori dall'ARS). In queste condizioni capisco la necessità del PD nazionale di anticipare le politiche: una tale umiliazione in Sicilia potrebbe condizionare pesantemente le elezioni in tutto lo stivale.

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