Anche il Movimento 5 Stelle della Sicilia di siciliano ha solo il nome: le decisioni si prendono a Genova

Condividi

La vicenda delle elezioni comunali di Palermo dimostra che la ‘base’ dei grillini non conta nulla. E che quando c’è da prendere una decisione importante, ebbene, a decidere è Grillo. E sarà così pure alle elezioni regionali siciliane di novembre: sarà Grillo a decidere chi sarà il candidato alla presidenza della regione, chi saranno gli eventuali assessori e, magari, anche i candidati all’Ars. Insomma, tutto come nel PD e in Forza Italia. La ‘base’ siciliana dei grillini è d’accordo su tutto questo?

Neanche quattrocento palermitani, con il voto raccolto sulla rete, hanno designato Ugo Forello candidato del Movimento 5 Stelle a sindaco di Palermo. Qualche grillino ha parlato di un’indicazione “popolare”. Cerchiamo di essere seri: 357 persone, tanti i sono i voti raccolti da Forello e 233 quelli dello sfidante, Igor Gelarda, non rappresentano l’elettorato della prima forza politica della Sicilia nel capoluogo dell’Isola. Al massimo, possono essere associati a un club di amici. La partecipazione popolare è un’altra cosa.

Tra l’altro, agli osservatori attenti di fatti personaggi e cose della politica non possono essere sfuggite la polemiche, anche aspre, che hanno accompagnato queste farsesche elezioni via internet. Persone che frequentano il Movimento 5 Stelle dai primi anni del 2000 hanno scritto a chiare lettere sulla rete che la designazione di Forello è arrivata direttamente da Beppe Grillo.

Giancarlo Cancelleri, parlamentare regionale e uomo di fiducia di Grillo in Sicilia, ha dato solo una parvenza di democrazia a questa sceneggiata.

Sia chiaro: a noi di quello che combinano Grillo e il Movimento 5 Stelle interessa poco: ognuno è libero di fare ciò che crede. Quello che ci preme sottolineare – da osservatori politici – è che la designazione a candidato sindaco di Forello non è espressione della base del Movimento 5 Stelle, ma del vertice.

La candidatura di questo signore non è stata decisa a Palermo e, in generale, in Sicilia: è stata decisa a Genova.

Morale: anche il Movimento 5 Stelle della nostra Isola è una formazione politica eterodiretta. Nelle scelte importanti si comporta – né più, né meno – come si comportano i dirigenti del PD e di Forza Italia.

Nel PD – questo lo sanno tutti – le scelte che riguardano la Sicilia si prendono a Roma. I dirigenti locali contano poco o nulla.

Proprio in questi giorni assistiamo a un braccio di ferro tra il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, e un gruppo di dirigenti del Partito Democratico del capoluogo siciliano.

Orlando vuole che il PD sostenga la sua ricandidatura a sindaco. Ma pretende che il Partito Democratico faccia sparire il suo simbolo. Per ora la decisione non c’è ancora. Ma non si può escludere che, nei prossimi giorni, su indicazione del PD nazionale, i dirigenti del Partito Democratico di Palermo siano costretti sottomettersi al diktat di Orlando togliendo il simbolo.

Del resto, il PD siciliano è quello che è e lo sta dimostrando governando la Regione. Un esponente di questo partito – Rosario Crocetta, presidente della Regione – ha firmato due ‘Patti’ con il Governo nazionale regalando i soldi dei Siciliani a Roma. Parliamo di decine di miliardi di Euro.

Crocetta è il capro espiatorio di questa resa incondizionata del Governo siciliano ai voleri non del Governo nazionale, ma del PD nazionale che governa l’Italia.

Ciò posto, la parte politica responsabile degli scippi finanziari operati dal Roma ai danni del Bilancio regionale (e quindi ai danni di 5 milioni di Siciliani) è il PD siciliano, che non ha né la forza, né l’autorevolezza per opporsi al PD nazionale.

Ma se il PD siciliano piange, Forza Italia in Sicilia ha poco da ridere. Basti pensare a chi, oggi, coordina gli azzurri siciliani. Si tratta di Gianfranco Miccichè, l’uomo che, dal 2008 al 2012, ha distrutto il centrodestra siciliano per dimostrare a Berlusconi che, senza di lui, il centrodestra dell’Isola non vince.

Dopo aver distrutto il centrodestra e Forza Italia, Miccichè è stato rimesso in sella in Sicilia da Berlusconi. La dimostrazione che Forza Italia, nella nostra Isola, viene diretta da Milano. In totale assenza di democrazia. Berlusconi è il padrone: ci mette i soldi e comanda. Il resto sono chiacchiere.

E allora? Tre forze politiche – Movimento 5 Stelle, PD e Forza Italia – che in Sicilia vengono gestite, di fatto, da non siciliani. Che rappresentano interessi che poco o nulla hanno a che vedere con la Sicilia.

Ci rivolgiamo, in particolare, agli elettori del Movimento 5 Stelle: pensate veramente che, a Palermo, alle imminenti elezioni comunali ritroverete i valori nei quali avere creduto e per i quali avete lavorato e lottato in questi anni?

Lo stesso discorso vale per le prossime elezioni regionali: l’avete capito o no che a decidere tutto – candidato alla presidenza della Regione, eventuale squadra di Governo (cioè i nomi dei dodici assessori) e candidati al nuovo Parlamento siciliano non sarete voi – non sarà la base – ma sarà Grillo in persona, che deciderà tutto come un despota?

Vi hanno detto che il Movimento 5 Stelle è il Movimento della gente, che decide tutto il territorio: tutto falso. Una presa in giro.

Allora guardatevi attorno. E cercate di capire chi fa politica per passione e per impegno civile – come voi militanti grillini – e chi invece se ne va a Genova a prendere ordini per tornare a impartirli a Palermo e nel resto della Sicilia.

 

Visualizza commenti

  • e pensare che nel 2010 , il sig. Grillo aveva azzeccato la soluzione giusta , aveva parlato di " Stati Uniti d'Italia" , riallacciandosi al vero progetto risorgimentale , partorito nel rispetto delle culture e delle libertà dei popoli . Carlo Cattaneo così aveva scritto a Crispi, nel 1850: «La mia formula è Stati Uniti; se volete, Regni Uniti; l’idea di molti capi, che fa però una bestia sola. I siciliani potrebbero fare un gran beneficio all’Italia, dando all’annessione il vero senso della parola, che non è assorbimento. Congresso comune per le cose comuni; e ogni fratello padrone in casa sua. Quando ogni fratello ha la casa sua, le cognate non fanno liti. Fate subito, prima di cadere in balia d’un parlamento generale, che crederà fare alla Sicilia una carità, occupandosi di essa tre o quattro sedute all’anno. Vedete la Sardegna, che dopo dodici anni di vita parlamentare sta peggio della Sicilia ».

Pubblicato da