Patrizia Monterosso e la maledizione degli extra budget della Formazione professionale

Condividi

A causa degli extra budget l’attuale segretario generale della presidenza della Regione si è già ‘beccata’ una condanna da parte della Corte dei Conti della Sicilia. Ora, sempre a causa della stessa questione, è finita sotto processo. Una storia tormentata che si trascina da quasi un decennio. Una vicenda che coinvolge anche l’ex dirigente generale del dipartimento della Formazione, Anna Rosa Corsello

Gli accadimenti dei giorni scorsi sollecitano una nuova riflessione sulla dottoressa Patrizia Monterosso, Segretario generale della presidenza della Regione siciliana. Su di lei si è abbattuta una nuova tegola giudiziaria, questa volta penale: verrà processata per la vicenda legata ai cosiddetti extra budget nella Formazione professionale siciliana. Andrà a giudizio con il rito abbreviato, a differenza della dottoressa Anna Rosa Corsello, dirigente generale della Regione oggi in pensione, coinvolta nella stessa vicenda, che invece verrà processata con il rito ordinario.

Per la cronaca, giusto per informare i nostri lettori, la vicenda, come già accennato, è quella degli extra budget che venivano erogati, negli anni passati – quando la Formazione professionale siciliana era finanziata con i fondi regionali – agli enti formativi in ragione degli aggiornamenti ISTAT. Integrazioni che, secondo la Corte dei Conti, erano illegittime.

Non vogliamo entrare negli aspetti tecnici di questa vicenda. Ciò che è importante sottolineare è che l’attuale Segretario generale della Regione, a parere dei magistrati che l’hanno mandata sotto processo, avrebbe esercitato un ruolo con chi, materialmente, sempre a giudizio dell’ufficio della Procura della Repubblica di Palermo, avrebbe commesso il reato di peculato: e cioè la citata dottoressa Corsello.

La storia è la seguente. La Corte dei Conti indagava sugli extra budget concessi dall’Amministrazione regionale quando la dottoressa Monterosso ricopriva la carica di dirigente generale del dipartimento della Formazione professionale. Quando venne fuori la notizia dell’indagine contabile da parte della Corte dei Conti, la dottoressa Monterosso – che ricopriva già l’incarico di Segretario generale della presidenza della Regione – avrebbe chiesto alla dottoressa Corsello (che, come ricordato, ricopriva allora l’incarico di dirigente generale del dipartimento della Formazione) di bloccare i pagamenti successivi destinati agli enti. Tutto questo per recuperare le somme e fare venire meno il danno erariale.

In particolare, la dottoressa Monterosso, nell’ottobre del 2013, con un atto stragiudiziale invitò la dirigente generale del dipartimento regionale della Formazione “a sospendere qualsiasi pagamento in favore degli enti fino a concorrere nelle somme da recuperare e ad adottare atti amministrativi di compensazione dei crediti legittimamente vantati dagli enti con quelli vantati dalla Regione”.

Ricordiamo che tale atto amministrativo suscitò le proteste dei titolari di enti e società. Al di là della corretta o meno utilizzazione degli extra budget, c’era un altro problema: gli extra budget erano stati assegnati negli anni in cui la Formazione era finanziata dalla Regione ed erano, quindi, fondi regionali; mentre l’Amministrazione regionale, “per compensare i crediti vantati dalla Regione”, tratteneva fondi europei.

Insomma, una vicenda contorta. Con la dottoressa Corsello che si è sempre difesa sostenendo di avere agito rispettando la legge, sulla base di un parere dell’Avvocatura e di avere salvaguardato gli interessi dell’Amministrazione regionale. Mentre la dottoressa Monterosso ha precisato di non avere avuto alcuna influenza sulle procedure adottate dall’allora dirigente generale del dipartimento regionale della Formazione professionale.

Fin qui i fatti di cronaca. Detto questo, noi, oggi, ci vogliamo provare a rispondere a una domanda: chi è, in realtà, la dottoressa Monterosso?

Partiamo da una considerazione: la dottoressa Monterosso è una dirigente esterna all’Amministrazione regionale. Che inizia la sua attività nella Regione ai tempi in cui a Palazzo d’Orleans, sede del Governo dell’Isola, c’è Salvatore Cuffaro.

Già ai tempi di Cuffaro la dottoressa Monterosso brucia le tappe e viene nominata dirigente generale. Il suo ruolo viene confermato dal successore di Cuffaro: il presidente della Regione, Raffaele Lombardo. E’ proprio con Lombardo che la dottoressa Monterosso viene nominata Segretario generale della presidenza della Regione siciliana.

Con l’arrivo di Rosario Crocetta alla presidenza della Regione nulla cambia per la dottoressa Monterosso, che rimane Segretario generale, ruolo che ricopre ancora.

Dunque la dottoressa Monterosso rappresenta la continuità tra i Governi regionali di Cuffaro, di Lombardo e di Crocetta.

Non sono mancati problemi. Per la vicenda degli extra budget la dottoressa Monterosso è stata condannata dalla Corte dei Conti a un risarcimento di oltre un milione di Euro. Fatto, questo, che ha scatenato polemiche a mai finire. Con i deputati del Movimento 5 Stelle all’Assemblea regionale siciliana che hanno più volte chiesto le dimissioni della dottoressa Monterosso. Ma sull’attuale Segretario generale della presidenza della Regione il presidente Crocetta e i partiti che sostengono il suo Governo, fino ad oggi, hanno sempre fatto muro.

Ricordiamo che a Sala d’Ercole è stata presentata una mozione per discutere il ‘caso’ della dottoressa Monterosso: mozione che, se approvata, avrebbe impegnato il Governo regionale a mandare a casa la dottoressa Monterosso. Atto ispettivo che l’Aula non ha mai discusso, nonostante la presidenza dell’Ars non si sia opposta. C’è stata, invece, un’opposizione politica, soprattutto da parte del PD. Insomma: la dottoressa Monterosso, politicamente parlando, non è in discussione.

Non è andata meglio a due dirigenti della Regione che hanno contestato i titoli della dottoressa Monterosso con un ricorso presentato al TAR Sicilia. I giudici del Tribunale Amministrativo Regionale hanno rigettato il ricorso, sostenendo che i due dirigenti non hanno titolo per ricorrere perché, a propria volta, in quanto dirigenti della ‘terza fascia’ della Regione, non potrebbero ricoprire il ruolo di dirigenti generali.

Da notare che i giudici del TAR non sono entrati nel merito del ricorso: hanno detto che i due ricorrenti non possono rivolgersi, su tale, specifico caso, alla Giustizia amministrativa.

Oggi è arrivata la nuova tegola sulla testa della dottoressa Monterosso. I grillini hanno chiesto, per la terza o quarta volta, le sue dimissioni.

Anche il parlamentare di centrodestra e presidente della commissione Antimafia del Parlamento siciliano, Nello Musumeci, non è stato tenero con l’attuale Segretario generale di Palazzo d’Orleans:

“Non essendo abituato alla pratica dello sciacallaggio politico, mi limito a ripetere con serenità quello che sulla dottoressa Patrizia Monterosso ho già detto nel novembre del 2015, quindi in tempi non sospetti: se fossi al posto della Segretaria generale della Regione avvertirei la responsabilità di lasciare quel ruolo. Non si può essere credibili agli occhi degli altri se non si è nelle condizioni oggettive di poterlo essere. Ma ciò che più sconcerta è l’atteggiamento ambiguo del governatore: fa il moralista con gli avversari  e ‘l’indiano’ con gli amici del cerchio magico”.

 

Visualizza commenti

  • La sentenza del TAR, cui si accenna nell'articolo, non è stata appellata ed è definitiva. Leggendola si nota che la "splendida" avvocatura dello stato, che rappresentava l'Amministrazione regionale, ha condiviso la tesi difensiva della Monterosso, accolta poi dal TAR: i ricorrenti non avevano titolo a ricorrere in quanto dirigenti di III fascia e quindi non nominabili nell'incarico oggetto del loro ricorso. GIUSTISSIMO. Ma, allora, presidente Crocetta, tu che incarni la massima espressione della coerenza ('ntonocchio) nella Regione, ci spieghi come mai la quasi totalità degli attuali dirigenti generali da te nominati sono di III fascia? E la splendida avvocatura che cosa ti consiglia al riguardo? La tesi è valsa solo ed esclusivamente per quella specifica causa del TAR e non vale per tutti gli altri casi? E chi dovrebbe controllare, che cosa controlla?
    Caso Monterosso. Sull'assordante silenzio di quanti sostengono la compagine abbullonata alle poltrone di governo, il paranormale prevale sul normale: persino chi crede che nelle sedute spiritiche i defunti invocati battono un colpo sa che nelle sedute di giunta i vivi un colpo non lo battono mancu chi bummi.

  • La signora ha più potere del presidente, non è lui che la sostiene ma esattamente il contrario. Non è affatto una burocrate ma un politico, come questo sia potuto accadere è oggetto di studi approfonditi

Pubblicato da