Dall’Italicum si ritorna al Mattarellum. E in Sicilia Crocetta perfeziona la ‘fuga’ da Palazzo d’Orleans

Condividi

Per fermare il Movimento 5 Stelle Renzi e il PD rispolverano il Mattarellum. Si ritorna al passato per cercare di evitare che il PD rimanga fuori dal Governo nel futuro. Tutte le incognite di una legge elettorale che non garantisce la governabilità. Intanto in Sicilia Crocetta e Baccei provano a perfezionare la ‘fuga’ dalla Sicilia. Come? Con una legge di stabilità ‘tecnica’ che lascerebbe ai successori una Regione nel caos economico, sciale e istituzionale

A Roma, da un PD sempre più confuso, arrivano segnali contrastanti. Lo sconfitto Renzi rilancia il Mattarellum. La paura, si sa, fa 90. Gli attacchi di tutto il sistema mediatico contro il Movimento 5 Stelle – vedere ‘l’assalto alla baionetta’ contro il sindaco di Roma, Virginia Raggi – non cambia lo scenario: se si dovesse andare al voto con l’Italicum il Partito Democratico verrebbe sconfitto. Di questo, a quanto pare, nel PD, sono tutti convinti, dai renziani alla minoranza del partito. Si potrebbe governare sino alla primavera del 2018: ma c’è il rischio, molto serio, di un logoramento del Governo Gentiloni, visto che c’è da difendere il Jobs Act dal referendum (“Ce lo chiede l’Europa”, potrebbe dire qualcuno). Meglio andare al voto per bloccare il referendum sulla riforma del lavoro (chiamiamola così…).

Già, andare al voto. Ma per il PD, andare al voto, in questo momento, significa trovare una legge elettorale per non fare vincere il Movimento 5 Stelle e, se questo risulterà impossibile, per non fare vincere nessuno. Da qui il ritorno al Mattarellum, la legge elettorale che porta il nome di Sergio Mattarella, oggi presidente della Repubblica. Una legge elettorale ‘partorita’ dal Parlamento italiano dopo il referendum del 1993, quando venne abolito il voto di preferenza plurimo e introdotto il voto di preferenza unico.

Il Mattarellum prevede, per la Camera dei deputati, l’assegnazione del 75% dei seggi (per la precisione, 475 seggi) con il ricorso a collegi uninominali, mentre il restate 25% dei seggi viene assegnato su base proporzionale. Per accedere alla quota proporzionale ed avere quindi una rappresentanza all’assemblea di Montecitorio bisogna però superare lo sbarramento del 4%.

Per il Senato il Mattarellum funziona con un meccanismo pasticciato: una parte dei seggi (232) viene assegnata in prima battuta, mentre i restanti seggi vengono assegnati ai candidati più votati attraverso un meccanismo cervellotico definito ‘scorporo’. Al Senato non c’è sbarramento.

Di fatto, è un sistema elettorale misto: una parte uninominale e una parte proporzionale. Che sconta un grande limite che il nostro Paese ha già verificato sulla propria pelle: non garantisce maggioranze certe e non esclude la vittoria di uno schieramento alla Camera e di un diverso schieramento al Senato.

Insomma, più che una legge elettorale è un ‘pasticcio elettorale’ che, in uno scenario politico come quello attuale – Movimento 5 Stelle, PD e partiti di centrosinistra, Forza Italia e partiti di centrodestra, Lega Nord, Fratelli d’Italia – rischia di creare un Parlamento-ambaradan.

Ma forse la strategia di Renzi è proprio questa: noi del PD non possiamo vincere, anche perché siamo sempre più divisi? Allora che non vinca nessuno.

E le altre Forze politiche. Lega e Fratelli d’Italia si dicono d’accordo pure per il Mattarellum: “Basta che si vada al voto”, sottolineano Matteo Salvini e Giorgia Meloni.

Berlusconi non è invece d’accordo sul Mattarellum: il caos di un Parlamento nell’impossibilità di esprimere un Governo avvantaggerebbe il PD e non Forza Italia. L’ex Cavaliere punta, invece, sul ritorno al proporzionale: così, con il 10-11% che conta di raccogliere diventerebbe l’ago della bilancia.

Contrario il Movimento 5 Stelle. Ed è anche logico: il ritorno al Mattarellum serve alla vecchia politica italiana per provare a fermare i grillini. E infatti Grillo ricorda che il 24 gennaio del prossimo anno la Corte Costituzionale si pronuncerà sull’Italicum: dopo di che si potrà andare a voto, applicando la legge elettorale che verrà fuori al netto delle eventuali censure della Consulta.

E in Sicilia? E’ evidente che, da qualche settimana il presidente della Regione, Rosario Crocetta, è informato sulle possibili evoluzioni romane. Ed è altrettanto evidente che, in questa fase, fila d’amore e d’accordo con il commissario della Regione siciliana inviato nella nostra Isola da Renzi: l’assessore all’Economia, Alessandro Baccei.

Crocetta ha consentito a Renzi di ‘svuotare’ le ‘casse’ della Regione. L’ha fatto firmando i due ‘Patti scellerati’ – il primo nel giugno del 2014, il secondo nel giugno di quest’anno – con i quali ha regalato a Roma una barca di soldi che, a orma dello Statuto siciliano spettano alla nostra Regione.

Oggi, lo ribadiamo, le ‘casse’ sono vuote. A parte i fondi europei (che debbono, però, essere cofinanziati da Stato e Regione), non c’è nulla.

Oggi l’esigenza di Crocetta e di Baccei è quella di ‘scappare’. Ma non possono andare via senza prima avere nelle mani una mezza legge di stabilità regionale ‘tecnica’ con la quale prendere in giro i Siciliani. Ma per fare questo occorre il ‘sacrificio’ di tutti i parlamentari della maggioranza dell’Ars, chiamati ad aiutare Crocetta e Baccei a prendere in giro 5 milioni di Siciliani e, in particolare, le categorie sociali in affanno: i precari dei Comuni e della Regione, i dipendenti delle società pubbliche di Regione, Comuni ed ex Province, gli stessi dipendenti delle ex Province, tutti i Comuni della nostra Isola, gli operai della Forestale, i dipendenti dei Consorzi di Bonifica, i circa 13 mila lavoratori assunti dagli ATO rifiuti eccetera, eccetera eccetera.

A tutti questi soggetti Crocetta e Baccei hanno promesso soldi e stabilizzazioni (precari), soldi e riforma del settore (forestali), stipendi (dipendenti delle ex Province e Consorzi di Bonifica) e via continuando con il libro dei sogni.

Ovviamente nessuno è stupido. Non sono stupidi i parlamentari dell’Ars di centrosinistra chiamati a ‘proteggere’ la fuga dalla Sicilia di Crocetta e Baccei. E non sono stupide le centinaia di migliaia di persone alle quali presidente della Regione e commissario-assessore hanno promesso l’impossibile.

Crocetta e Baccei, invece, sono furbissimi: sanno che a Natale la gente, in Sicilia, non scenderà mai in piazza. Così Cric (Baccei) e Croc (Crocetta) contano di far approvare dall’Ars non si capisce più che cosa: un Bilancio ‘tecnico’? Un Bilancio e una Finanziaria ‘tecnica’?

L’unica cosa che si capisce – solo un cretino lo lo capirebbe – è che i soldi dei Siciliani se li è presi tutti Roma. Ricordate Mourinho? Sì, lui, il celebre allenatore. Autore di due celebri parole indirizzate a chi non aveva vinto nulla: “Zeru titoli”.

Ecco la stessa cosa vale per la manovra che Crocetta e Baccei si accingono, in queste ore, a presentare all’Ars: “Zeru piccioli”: una manovra che consentirà solo il funzionamento della ‘macchina’ per poi darsela a gambe…

In commissione Bilancio e Finanze dell’Ars Crocetta e Baccei si presenteranno con una montagna di carte:

“Questi sono i fondi per la stabilizzazione dei precari degli enti locali, questi sono i fondi per i precari Asu, questi per i precari dell’ESA, questi per i Comuni, questi per le ex Province, questi sono i fondi per i forestali e bla bla bla”.

In realtà – ‘a strinciuta, come si usa dire dalle nostre parti – ci saranno solo i soldi per la sanità (peraltro pesantemente intaccati, visto che con le risorse che dovrebbero servire per ospedali pubblici, medici e infermieri ci pagano – ed è solo un esempio – gli oltre 2 mila dipendenti della SAS spa: una follia!), i soldi per pagare i dipendenti della Regione, i soldi per pagare le rate dei mutui e per altre spese obbligatorie e poi… patate!

Che faranno all’Ars? Le opposizioni – grillini e centrodestra – dovrebbero sedersi sulla riva del fiume aspettando il passaggio dei ‘cadaveri’. Mentre i parlamentari di centrosinistra, come già ricordato, dovrebbero agevolare la ‘fuga’ di Crocetta e Baccei. Lo faranno?

Volendo, hanno approvato tutto: nelle ultime settimane anche debiti fuori Bilancio dei quali gli uffici della Regione non conoscono nemmeno la genesi (la Regione ha pagato oltre 200 milioni di Euro e, in buona parte, non sa nemmeno nelle tasche di chi sono finiti questi soldi: può sembrare una barzelletta, ma è così).

Approveranno anche questa manovra a “Zeru piccioli”? Non lo sappiamo. Anche se non possiamo escludere un rigurgito di dignità politica (e anche umana).

Di fatto, crocetta li ‘ricatta’ da oltre tre anni: o votate come dico io o mi dimetto e voi andate a casa e perdete l’indennità parlamentare.

Ora, però, il coltello dalla parte del manico ce l’hanno i parlamentari della ‘maggioranza’ di centrosinistra: è Crocetta, infatti, che ha bisogno dei loro voti e non viceversa. E, se proprio dobbiamo essere sinceri, come finirà non lo sappiamo.

Sappiamo, però, che ‘lasciando in tredici’ migliaia e migliaia di persone nessun parlamentare uscente del centrosinistra verrà più rieletto. Quindi…

P.S.

Una semplice domanda: non è stato il presidente della Repubblica, Mattarella, a dire che non si può andare al voto senza una legge elettorale che assicuri la governabilità? E come la mettiamo con il Mattarellum, rilanciato da Renzi, che, con l’attuale quadro politico, prevede tutto, tranne che la governabilità del nostro Paese?

Ah, dimenticavamo: a Crocetta hanno promesso un posto in lista con il Mattarellum, naturalmente nel proporzionale. Ma non in Sicilia dove la sua presenza, anche nella parte proporzionale della lista farebbe perdere un sacco di voti. Ma non è che lo stanno prendendo in giro? 

 

Visualizza commenti

  • Nessuna legge elettorale è in grado di trasformare il sistema politico.
    Se il sistema politico è frammentato, come quello italiano diviso in tre blocchi, qualsiasi legge elettorale darà un risultato frammentato, a meno che non si voglia sacrificare la rappresentatività a scapito della governabilità e della centralità del Governo sul Parlamento. Cioè quanto più un sistema politico è frammentato tanto più la legge elettorale per assicurare la governabilità deve 'alterare' quel sistema politico e il risultato del voto popolare, Il NO al recente referendum costituzionale è anche difesa della centralità del Parlamento... Avendo votato NO, coerentemente dico che nessun partito col 30 % dei voti ( si chiami PD, 5stelle o FI perché questi sono i numeri in campo e non potranno cambiare di molto), può avere le chiavi del governo, perché non ha il consenso della maggioranza del Paese. Inoltre essendo il Senato eletto, per Costituzione, su base regionale la formazione di maggioranze diverse nelle due camere non si può escludere a priori, con qualsiasi legge elettorale. Il NO urlato richiederebbe l'adozione di un sistema proporzionale altro che Mattarellum ( che del resto alla Camera ha una sua logica).

Pubblicato da