I prezzi del grano duro: la grande truffa a danno degli agricoltori del Sud Italia (pugliesi e siciliani in testa)

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Stamattina è prevista una protesta a Foggia, davanti la sede della Camera di Commercio, dove si decidono i prezzi del grano duro che influenzano i prezzi nel resto d’Italia, Sicilia in testa. Durissima l’accusa lanciata da GranoSalus: “I prezzi del grano duro italiano sono manipolati e truccati”. Pubblichiamo e commentiamo la serie storica dei prezzi del grano duro dal 2010 ad oggi. da dove si evince con chiarezza la grande speculazione ai danni dei produttori di grano duro del Sud Italia, pugliesi e siciliani in testa. Domanda: il Governo siciliano che fa? 

I prezzi del grano duro italiano sono manipolati e truccati. L’accusa – durissima – corredata da un accurato studio sulla serie storica delle compravendite di questo prodotto dal 2010 fino allo scorso anno arriva da GranoSalus, l’associazione che raccoglie tanti produttori di grano duro del Sud Italia e tanti cittadini. E saranno proprio gli agricoltori e i cittadini che, stamattina, si presenteranno davanti la sede della Camera di Commercio di Foggia, per l’ennesima protesta contro chi penalizza gli agricoltori per favorire i commercianti e, soprattutto, la grande industria della pasta.

Per la cronaca, i prezzi del grano duro decisi a Foggia influenzano i prezzi di questo prodotto nel resto d’Italia, a cominciare dalla Sicilia. Si tratta di una truffa che penalizza, in larga parte, il Sud, se è vero che l’80% del grano duro italiano viene prodotto nelle Regioni del Mezzogiorno del nostro Paese.

“Basta leggere le quotazioni di Foggia e rapportarle ai prezzi d¹importazione ed esportazione del Grano duro per capire che siamo di fronte ad una colossale speculazione a danno dei produttori e dei consumatori italiani – sottolinea Saverio De Bons, presidente di GranoSalus -. I primi (i produttori) perché mortificati finanziariamente e costretti ad uscire dal mercato o a passare in filiere anticoncorrenziali; i secondi (i consumatori) perché inconsapevolmente pensano di mangiare pasta fatta con grano sano italiano ed invece vengono trattati come maiali”.

Purtroppo il riferimento ai maiali non è una forzatura, ma la realtà, come abbiamo raccontato nel seguente articolo:

“Quello che non possono mangiare i maiali canadesi lo fanno mangiare noi italiani”

Dove, dati alla mano, si dimostra che l’Unione Europea impedisce che i grani contenenti mille parti per miliardo di micotossine vengano utilizzati per l’alimentazione dei maiali, mentre i grani esteri che arrivano in Italia – e che finiscono sulle nostre tavole sotto forma di pasta, pane, pizze, dolci e via continuando – contengono mille e 700 parti per miliardo di micotossine!

“L¹industria italiana – precisa De Bonis – propina grani ammuffiti esteri al glifosate miscelandoli con grani buoni del Sud”.

Non solo ci fanno mangiare schifezze che danneggiano la nostra salute, ma – forse perché hanno capito che l’imbroglio dei grani duri al glifosato (o gliphosate) e alle mocotossine comincia a diventare insopportabile per i cittadini – vorrebbero accaparrarsi il grano duro prodotto nelle regioni del Sud Italia a prezzi stracciati.

“Noi – prosegue il presidente di GranoSalus – da tempo chiediamo al Governo Renzi di fare luce su questa vicenda, ma la risposta non è ancora arrivata se è vero come è vero che a distanza di un anno, il decreto attuativo sulle CUN, Commissioni Uniche nazionali, non è stato ancora emanato mentre si preferisce la scorciatoia della filiera anticompetitiva, fortemente caldeggiata da alcuni parlamentari foggiani che non hanno ancora speso una parola sulla trasparenza dei prezzi o sulla esigenza di aprire una inchiesta sulla vicenda”.

Questo passaggio merita un approfondimento. Fino ad oggi i prezzi del grano duro vengono decisi dalle Camere di Commercio, in primo luogo dalla Camera di Commercio di Foggia che influenza i prezzi del grano duro venduto in tutta l’Italia. Prezzi che dovrebbero rispecchiare la media delle transazioni: cosa, questa, che, secondo GranoSalus, non avviene.

Una recente legge nazionale ha stabilito che la formazione dei prezzi del grano duro dovrà essere decisa da nuovi organismi: le Commissioni Uniche Nazionali (CUN). Che, però, tardano a materializzarsi, forse perché la grande industria della pasta e i commercianti non hanno ancora trovato il modo di ‘addomesticarle’ per penalizzare, come hanno fatto fino ad oggi, i produttori di grano duro del Sud Italia.

“È necessario  – aggiungono i vertici di Gransoalus – che la Giunta camerale consideri altri criteri per la rilevazione dei prezzi, tra cui i prezzi del grano importato dall’estero, di pari livello qualitativo, che raggiunge anche
valori doppi del nazionale, già recepiti negli indirizzi di Governo nazionale, ma soprattutto che si costituisca al più presto la CUN in modo da rendere il mercato trasparente”.

Andiamo, adesso, ad analizzare la serie dei prezzi del grano duro registrati a Foggia dal 2010 al 2015. Prezzo, lo ribadiamo, che ha influenzato tutti gli altri mercati di grano duro del Sud Italia, Sicilia compresa.

Nel 2010 il grano duro è stato pagato agli agricoltori 18 Euro circa al quintale. Contemporaneamente si importavano grani duri pagandoli quasi 21 Euro al quintale. Di fatto, erano grani duri o di qualità uguale a quella dei nostri grani duri, o di qualità nettamente inferiore (nel caso dei grani duri esteri piedi di glifosato e micotossine). Stranamente, agli agricoltori del Sud Italia hanno pagato il grano duro 3 Euro in meno al quintale! E non è finita: il grano duro che è stato pagato agli agricoltori del Sud Italia a 18 Euro circa al quintale è stato rivenduto sul mercato estero a 24 Euro al quintale!

Nel 2011 l’andamento del mercato cambia. Il prezzo che viene pagato agli agricoltori per un quintale di grano duro è stato pari a poco più di 28 Euro. Il grano duro importato, tutto sommato, è stato pagato allo stesso prezzo (in realtà, qualche zero virgola di Euro in più). La sorpresa arriva se il confronto si fa con l’export: il grano duro del Sud Italia esportato nel 2011 è stato pagato oltre 33 Euro al quintale: 5 Euro al quintale in più, soldi che sono finiti nelle tasche dei commercianti.

Nel 2012 il prezzo del grano duro scende un po’ rispetto all’anno precedente e si attesta intorno a 27,4 Euro al quintale. Contemporaneamente l’Italia (cioè la grande industria della pasta) importa grano duro estero, di qualità uguale se non di gran lunga inferiore al grano duro del Sud Italia, ad un prezzo pari a 30,5 Euro al quintale.

Di fatto, nel 2012, chi controllava il mercato italiano ha scippato dalle tasche dei produttori di grano duro italiano 3 Euro per ogni quintale di prodotto!

Non è finita: sempre nel 2012 il grano duro che è stato pagato agli agricoltori del Sud Italia a 27,4 Euro è stato rivenduto sul mercato internazionale a un prezzo pari a 31,6 Euro! In questo caso, lo scippo ai danni dei produttori di grano duro del Sud Italia è stato pari a oltre 4 Euro al quintale!

Nel 2013 il grano duro viene pagato ai produttori del Sud Italia 26,6 Euro al quintale. Contemporaneamente la grande industria della pasta importa grano duro estero (quello in larga parte di pessima qualità, pieno di glifosato e micotossine) pagandolo 29,5 Euro al quintale.

Come si può notare, il grano duro che l’Unione Europea non vuole si dia a mangiare ai maiali – ma che può essere dato ‘in pasto’ agli italiani – costa di più del grano duro prodotto nel Sud Italia, che è uno dei migliori del mondo! Siamo all’apotesi della truffa, economica e alimentare!

E che il grano duro del Sud Italia sia uno dei migliori del mondo lo dimostra il fatto che nello lo stesso anno – cioè nel 2013 – il grano duro italiano viene venduto all’estero ad un prezzo pari a 31,3 Euro al quintale (fatti i conti, hanno scippato quasi 5 Euro a quintale ai produttori del Mezzogiorno d’Italia).

Il 2014 è l’unica annata che segna una piccola diversità: ai produttori del Sud Italia il grano duro viene pagato 30,2 Euro al quintale. mentre il grano duro importato viene acquistato da commercianti e produttori di pasta a 28,9 Euro. E’ l’unico caso in cui il grano duro del Sud Italia viene pagato di più del grano estero.

Però, sempre nel 2014, il raggiro ai danni degli agricoltori del Sud Italia c”è lo stesso, se è vero che il grano duro del Meridione d’Italia, pagato ai produttori – come già ricordato 30,2 Euro – viene rivenduto sul mercato internazionale a 33,8 Euro.

Arriviamo allo scorso anno, il 2015. Ai produttori del Sud Italia il grano duro è stato pagato 31,2 Euro al quintale (rispetto all’annata il prezzo avrebbe potuto essere più alto). Mentre il contestatissimo grano duro estero è stato pagato 35,6 Euro al quintale.

In questo caso emerge un’operazione a tenaglia contro i produttori del Sud Italia. Per quello che è stato l’andamento del mercato internazionale il prezzo del grano duro avrebbe dovuto schizzare all’insù: che è quello che è avvenuto con il grano duro estero, pagato, per l’appunto, a 35,6 Euro al quintale.

Mentre il prezzo del grano duro del Sud Italia – di qualità di gran lunga superiore alla maggior parte dei grani duri esteri presenti sul mercato internazionale – è stato tenuto a 31,2 Euro al quintale! Una vergogna!

Che nel 2015 sia stata messa in piedi una grande truffa ai danni dei produttori di grano duro del Sud Italia lo dimostra il prezzo al quale è stato rivenduto, sul mercato internazionale, il grano duro pugliese, siciliano, lucano e via continuando: a a quasi 44 Euro al quintale!

Pensate: ai produttori del Sud Italia il grano duro, come già ricordato, è stato pagato a 31,2 Euro al quintale, per essere rivenduto sul mercato internazionale a quasi 44 Euro al quintale!

Quasi 13 Euro al quintale in più: soldi finiti nella tasche dei commercianti!      

Da questa serie storica dei prezzi si evince perché, stamattina, una delegazione di agricoltori si presenta davanti la camera di Commercio di Foggia per protestare.

“Dobbiamo registrare, con sommo stupore – dice sempre De Bonis – che dopo una settimana dal deposito della nostra istanza all¹Ente camerale di Foggia, avvenuta il 23 novembre, con la quale suggerivamo una modifica dei parametri di qualità, non solo la Camera di Commercio ci ha comunicato il numero di protocollo dopo sei giorni (il 29!), ma nella seduta di Giunta di ieri (il 28!) nessun accenno è stato fatto alla modifica dei criteri di rilevazione dei prezzi, né alla nostra istanza che ieri (l’altro ieri per chi legge ndr) stranamente – durante la Giunta – non si trovava. A chi giova questo ritardo? Perché il
protocollo è stato formalizzato dopo sei giorni di ritardo senza portare l’istanza nella Giunta del 28? Perché dobbiamo aspettare la prossima Giunta del 20 dicembre?”.

Insomma, la battaglia sui prezzi del grano duro continua. E continua stamattina. “In questo momento – ci dice De Bonis al telefono – vorrebbero provare, addirittura, ad abbassare ulteriormente il prezzo del grano duro del Sud Italia. E sapete perché? Perché vogliono strozzare i produttori di grano duro della Puglia, della Sicilia, della Basilicata e via continuando, per costringerli a vendere il proprio prodotto a basso prezzo”.

L’abbiamo detto e lo ribadiamo: nonostante il recente accordo firmato tra l’Unione Europea e il Canada (CETA) per favorire l’industria Europea (manufatti industriali europei da esportare in Canada in cambio di prodotti agricoli canadesi da importare nell’Unione Europea), nessuno più vuole mangiare pane, pasta e derivati del grano prodotti con il grano duro canadese coltivato nelle aree fredde e umide, che presenta alti livelli di glofosato e di micotossine.

Così la grande industria italiana si vorrebbe prendere il grano duro che quest’anno gli agricoltori del Sud hanno stoccato a causa dei prezzi troppo bassi. Stamattina, a Foggia, l’ennesima puntata di una battaglia durissima.

“Noi – conclude De Bonis – chiediamo al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, di venire in aiuto ai produttori di grano duro della nostra Regione”.

In mattinata proveremo a informare cosa succederà a Foggia.  

P.S.

Chiediamo al Governo della Regione siciliana: avete qualcosa da dire? Ci rivolgiamo all’assessore regionale all’Agricoltura, Antonello Cracolici, in queste ore impegnatissimo ad annunciare le ‘mance’ del PSR agli agricoltori e a fare campagna elettorale per il sì al referendum del 4 dicembre.

Insomma, siamo davanti a un raggiro incredibile ai danni dei produttori di grano duro e il Governo siciliano non fa nulla!

La dimostrazione che il 4 dicembre tutto il mondo dell’agricoltura della Sicilia deve votare No!  

Su Radio Capital ridicolizzato il dramma dei produttori di grano pugliesi. Disinformazione?

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  • Sacrosanta ed encomiabile battaglia dei Nuovi Vespri
    e di GranoSalus, che difendono gli agricoltori meridionali
    e la salute dei consumatori. Ma sono quest'ultimi che
    dovrebbero lasciare sugli scaffali dei Market prodotti
    alimentari che utilizzano grani provenienti dall'estero
    a prescindere se siano contaminati da pesticidi,
    insetticidi, glifosato e micotossine.
    Il grano duro del sud è necessario per abbattere la
    percentuale di sostanze tossiche presenti nei grani
    esteri e farli rientrare nei parametri consentiti dalle
    norme nazionali ed europee, ci sono, ma nella norma.
    Occorre una buona pubblicità, soprattutto indicare nelle
    confezioni del prodotto finito la provenienza del grano
    impiegato per fornire le farine, creando un marchio ben
    chiaro da far risaltare, molti consumatori cercano pasta
    e altri prodotti con la certificazione di provenienza.
    Purtroppo né l'Europa né i governi italiani hanno espresso
    di fatto, la volontà di tutelare il prezioso grano duro
    meridionale, al contrario della tutela che gode con legge
    comunitaria la produzione del riso italiano e sempre con
    legge comunitaria, di recente è stato permesso di
    aumentare il quantitativo di rame occorrente per la
    coltivazione della vite per la produzione di vino biologico
    in territori italiani situati in zone dove non è possibile
    produrre neanche il vino normale. Indovinate dove.
    A questo proposito mi chiedo in base a quale miracolo
    leggendo le riviste del settore, i migliori vini prodotti nel
    nostro paese risultano provenire tutti dal nord Italia, ebbene
    si, siamo nel mondo di Alice nel paese delle meraviglie.
    Attenzione! La produzione enologica è un settore molto
    importante per l'agricoltura meridionale, alla pari del grano
    duro, settore da difendere con i denti, e disdicevole che i
    vini prodotti al sud, territorio che grazie al clima è
    naturalmente vocato, non riescono a prevalere nel
    panorama nazionale, auspico che in queste pagine si
    apra un confronto anche in questo campo, per poter
    distinguere l'oro dal piombo. Soprattutto perché in
    periodo natalizio siamo invasi di prodotti da forno e
    bollicine di dubbia qualità. La Sicilia può vantare una
    produzione di eccellenti spumanti che possono
    essere qualificati tra i migliori del mondo.

  • Lei desidera uno spensierato commento. Ci vuole poco.
    Dopo la caduta del Fascismo che difendeva i suoi prodotti vedesi il
    Capo del Governo Fascista a dorso nudo nella piana delle Puglie la battaglia del nostro grano. Oggi i Governi sono ricattati dalle multinazionali estere e Italiche per garantirsi la poltrona. COME POTRÀ OSSERVARE O CAPITALISTI CREANO I GOVERNI CHE POSSONO MANOVRARE per i loro tornaconti.

  • La soluzione è organizzarsi in cooperative per trasformare la materia prima e vendere il prodotto trasformato, il che richiede un modo di operare al quale al sud non si è abituati.
    È chiaro che il prodotto trasformato deve essere sostenuto da un marketing avanzato. Oggi è strategico puntare su informazioni quali: provenienza, varietà impiegate, metodi di trasformazione e ogni altra relativa alla salubrità del prodotto. La gente vuole capire che sta mangiando un prodotto sano.
    Unendo le forze queste cose si possono realizzare.

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