Dopo le miniere di sali potassici e il Resort a Torre Salsa gli austriaci puntano sul Credito su Pegno di Unicredit

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Preoccupazione per la possibile cessione del Credito su Pegno di Unicredit Sicilia a una nota casa d’asta austriaca viene espressa dalla FABI e dalla CISL. I sindacati temono che il gruppo Unicredit, che negli anni passati ha ereditato quello che restava di Banco di Sicilia e Sicilcassa, possa essere venduta, eliminando uno strumento che, fino ad oggi, ha comunque impedito lo strapotere degli strozzini. In ogni caso, questa storia dimostra l’interesse degli austriaci per la nostra Isola 

Dopo le miniere di sali potassici della Sicilia – che gli austriaci hanno ‘opzionato’ già alla fine degli anni ’80 del secolo passato, e dopo aver quasi ‘chiuso’ l’operazione Resort a Torre Salsa, in provincia di Agrigento, gli operatori economici dell’Austria avrebbero gettato gli occhi sul Credito su Pegno dell’Unicredit.

Insomma, gli austriaci dimostrano grande interesse per la nostra Isola. Interesse che i sindacati del mondo bancario – con riferimento ad Unicredit – guardano con “grande preoccupazione”.

A intervenire sono Carmelo Raffa, coordinatore Regionale della FABI in Sicilia, e Gabriele Urzì segretario nazionale del gruppo Unicredit FIRST CISL, che si fanno interpreti delle preoccupazioni dei lavoratori dopo una recente visita nelle strutture siciliane del Pegno di alcuni rappresentanti di una nota casa d’asta austriaca.

Per la cronaca, la storica struttura del Credito su Pegno di Unicredit in Sicilia occupa oggi nell’Isola 60 dipendenti distribuiti tra Palermo (40) Catania (12), Messina (4) Siracusa (1), Agrigento (1), Trapani (1) e Mazara del Vallo (1).

“L’azienda – affermano Raffa e Urzì – ha genericamente parlato di possibili sinergie commerciali che, onestamente, ci convincono poco. Temiamo invece che nelle ventilate cessioni di asset non strategici e che noi chiamiamo invece vendita di gioielli di famiglia, che ci hanno visto sempre contrari, qualcuno avesse pensato di includere anche il Credito su Pegno, che per decenni ha rappresentato una fonte importante di redditività ed utili per la banca e che, debitamente potenziato e rilanciato, può ancora oggi crescere in volumi di redditività ed offrire spazio occupazionale per i dipendenti UniCredit presenti in Sicilia”.

“Pretendiamo chiarezza – continuano i sindacalisti – e ricordiamo che il Pegno svolge anche un’importantissima funzione sociale, soprattutto in momenti di grave crisi come quello che stiamo attraversando, in quanto costituisce spesso l’unica fonte possibile di finanziamento nei riguardi di fasce di clientela che non possono accedere ad altre tipologie di prestiti, evitando che qualcuno si rivolga a personaggi certamente meno affidabili di Unicredit (vedi i vari compro e vendo oro) o, peggio ancora, che finisca nelle mani degli usurai. Anzi il settore del pegno rappresenta, in Sicilia, ma non solo, l’ultimo baluardo per la sopravvivenza talvolta di intere famiglie, oltre il quale si rischia di cadere appunto nella piaga sociale dell’usura”.

Le preoccupazioni del sindacato si basano anche sulle recenti operazioni del gruppo Unicredit che ha già venduto UCCMB che si occupava della gestione delle sofferenze, compiuto varie operazioni di esternalizzazione, ceduto un ulteriore 20% di FINECO, iniziato una procedura di vendita per Pioneer ed è impegnata in una trattativa per la cessione del settore “Carte” di UBIS.

“Non vorremmo, concludono i sindacalisti che, pur di far ‘cassa’ vendendo tutto, al di là delle poco chiare sinergie commerciali si cedesse ad una multinazionale austriaca il comparto, con una totale eliminazione di un qualsivoglia interesse a gestire i bisogni sociali legati al pegno in Sicilia. Per non parlare, se i timori dovessero dimostrarsi fondati, delle possibili ricadute occupazionali e professionali sui dipendenti che sono impegnati nel settore”.

Non è la prima volta che gli austriaci dimostrano grande interesse per la Sicilia. Alla fine degli anni ’80, quando venne chiusa la miniera di Pasquasia, in provincia di Enna, si parlò di un gruppo austriaco che aveva mosso gli occhi sulle miniere di sali potassici della Sicilia. Si tratta di giacimenti minerari che si trovano nei territori della provincia di Enna e di Agrigento mai utilizzati (a parte la già citata miniera di Pasquasia).

L’interesse degli austriaci per le miniere di sali potassici della Sicilia sono agli atti dei lavori parlamentari dell’Assemblea regionale siciliana. Le cronache ricordano un lungo e dettagliato intervento a Sala d’Ercole, nel 1999, da parte dell’allora deputato di Alleanza nazionale, Guido Virzì.

Su Torre Salsa – una Riserva naturale che si distende lungo un tratto di costa tra Eraclea Minora e Montallegro, in provincia di Agrigento – questo blog ha già scritto, come potete leggere qui di seguito:

Addio alla Riserva naturale di Torre Salsa: arrivano gli austriaci con un Resort

Le novità, rispetto a qualche settimana fa, sarebbero due. La prima è che il Resort – che dovrebbe essere realizzato dal gruppo austriaco Adler – si troverebbe al confine con la Riserva naturale e non dentro (cosa da appurare). La seconda è che le carie ‘autorità’ – tutte controllate dal centrosinistra siciliano – avrebbero dato l’avallo per questa nuova ondata di cemento in uno dei tratti di costa più belli della Sicilia.

A quanto si apprende, anche la ‘cementificazione’ al confine di Torre Salsa farebbe parte della ‘rivoluzione’ di Rosario Crocetta…

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