Note a margine delle manganellate rifilate agli studenti di Palermo

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Ieri, su ordine del Governo nazionale di Matteo Renzi, gli studenti dell’università di Palermo (e anche un docente) sono stati malmenati. L’aspetto gravissimo di questa storia è che Renzi, forse ancora inebriato dagli effluvi della cena di Stato con un quasi ex Presidente USA, abbia acconsentito a provocare i palermitani e abbia consentito che i nostri ragazzi fossero randellati

Il cuore di ogni democrazia consiste nell’accettare la critica. Anche una protesta studentesca è una critica e come tale va accettata. Il rifiuto preventivo di una critica è un esercizio di violenza, che è il contrario della democrazia, che si basa sul consenso.

Quando un governo eletto democraticamente smette di ascoltare le critiche, ha smesso di essere un governo democratico e deve essere rimosso, democraticamente.

Bisogna stare assai attenti al dissenso di piazza. Non va liquidato come strumentale o provocatorio, anche se in parte può esserlo.

I lavoratori, e gli studenti non chiedono altro che di essere messi nelle condizioni di lavorare e di studiare nelle migliori condizioni. Chi poi non ha lavoro non chiede altro che di lavorare.

Tutti costoro non chiedono altro se non l’applicazione del dettato costituzionale.

Chi è sordo a questo appello, chi rifiuta queste lezioni assai semplici che vengono dalla gente, si pone ai margini dell’esperienza democratica. Chi si arrocca, nel convincimento che il dissenso non sia sincero, ma frutto di strumentalizzazioni è fuori strada e rischia di mandare fuori strada il Paese.

Il ritorno in Sicilia di Renzi a Palermo, dopo le manganellate agli studenti catanesi, ha avuto il sapore di una provocazione.

Che un ragazzino scervellato, per cercare visibilità, abbia chiesto al suo “principale” di inaugurare l’anno accademico dell’Università di Palermo è già abbastanza grave. Significa con avere il polso della situazione o, peggio, fregarsene.

La Sicilia è in uno stato febbrile, con tutti i conti in rosso e tutti gli indicatori di civiltà al minimo. Ha ormai però acquisito la consapevolezza di essere una preda e soltanto una preda. 

Purtroppo la cosa gravissima è che Renzi, forse ancora inebriato dagli effluvi della cena di Stato con un quasi ex Presidente USA, al quale le parole di apprezzamento non costano ormai nulla, abbia acconsentito a provocare i palermitani e abbia consentito che i nostri ragazzi fossero randellati.

Un grande studioso del pensiero politico classico, T. A. Sinclair, ci ricorda che “il nostro debito è soprattutto verso gli uomini che crearono la scienza politica. Quegli uomini crearono l’abitudine della nostra civiltà, mai completamente dimessa, né mai completamente vinta, di ragionare sulle cose prima di agire (Tucidide). Che un’azione importante debba essere preceduta dall’informazione e dalla discussione e non possa fondarsi sugli umori passeggeri o sulle intuizioni di un despota. E che ogni popolo e ogni individuo che si sottraggono a queste regole lo fanno a loro rischio e pericolo”.

Soprattutto quando ci sono in ballo i ragazzi, che sono tutti figli nostri, di ciascuno di noi.

Carica contro gli studenti, la testimonianza del prof Buttitta VIDEO

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  • Come scrissi ieri, ero molto sconfortato, poi oggi trovai una foto dell'inaugurazione dell'anno accademico a Palermo, al Massimo in platea vi erano posti vuoti e vuoti anche nei palchi...

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