Il Senato di Renzi (e della ministra Boschi) e il Senato di Caracalla

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La bella e il bullo – al secolo la ministra Maria Elena Boschi e Matteo Renzi – hanno assunto, senza averne la statura, i ruoli di Ottaviano e Lidia. Che succederà? Ci sono due modi per distruggere un’istituzione: quello adottato dall’imperatore Caracalla, che triplicò il numero di senatori  e quello, meno raffinato e sbrigativo adottato da Renzi: tutti a casa

Il trattatello “Cato  Maior de senectute” di Cicerone è indubbiamente un’opera consolatoria, scritta da un uomo che vive con amara lucidità la fine imminente della Repubblica. Un mondo sta morendo, il suo mondo, quel mondo  dove i senatores, i patres conscripti reggevano le sorti della cosa pubblica.

Senatus, id est “senes,” vecchio” argomenta Cicerone. Senatus, il luogo dove l’auctoritas dei patres e l’imperium un tempo coincidevano.

Una scissione si sta consumando sotto gli occhi dell’Arpinate, la vecchiaia rischia di perdere il contatto con i tempi e di restare emarginata dalla vita politica.

E’ l’ultima deriva della democrazia che, partendo da Atene, contrapposta a Sparta dove la Gerusia è saldamente al comando dello Stato, sta spazzando via, insieme alla gerontocrazia, se stessa dagli orizzonti politici dell’Occidente per i secoli e i secoli che verranno.

Eppure Catone, il vecchio Censore, intese l’attività pubblica come l’ornamento più glorioso della vecchiaia.

Nelle nostre piccole vicende, “i nostri miserevoli destini”, la bella e il bullo hanno assunto, senza avere la statura i ruoli di Ottaviano e Lidia.

“Senatore boni viri, senatus mala bestia”.

E dunque niente più “consilium  auctoritas”.

La “mala auri infinitas”, la cattiva infinità del denaro ha vinto in questa società vociante e sprezzante. Abbiamo fretta di fare, fare purchessia.

Un uomo solo al comando? E perché no. Un uomo a caccia di una gloria che non è la tangibile ricompensa di una virtus che di per sé impone solo labores e sacrifici, ma di una gloria popularis, il plauso e il favore di un popolo corrotto.

Ecco l’homo novus, a simiglianza di Gaio Mario, preso in nessuna parte dello Stato, innalzato alla suprema carica operativa dello Stato, da un consesso “extra Constitutionem”, un uomo il quale, per dirla con lo stesso Mario, non possiede, per conquistare la fiducia, ritratti e trionfi o consolati dei suoi antenati, ma che, se è necessario, può mostrare lance, stendardi, falere e altri militaria dona . . . “

E oggi accadrà come con Ottaviano, che ebbe trasferiti dal Senato stesso i poteri di questo.

Ci sono due modi per distruggere un’istituzione: quello adottato dall’imperatore Caracalla, che triplicò il numero di senatori  e quello, meno raffinato e sbrigativo adottato da Renzi. Tutti a casa.

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