Grano duro/ GranoSalus attacca il Governo Renzi: “Viola le regole della concorrenza e crea rischi per la salute”

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Il ‘magico’ Governo Renzi ne ha combinata un’altra delle sue. E’ riuscito ad adottare una “misura anti-crisi” per i produttori di grano duro che, però – ma guarda che combinazione! – va a favorire le aziende granicole che non sono in crisi e la grande industria della pasta. Il tutto per agevolare la produzione di grano duro iperproteico che crea problemi alla salute umana! E che il glutine crea problemi alla salute lo ha spiegato benissimo un servizio di Speciale TG1

Il Governo Renzi interviene sulla crisi del grano duro, ma lo fa ora con una misura giusta, ora con una misura discriminante. Da qui il plauso per la prima iniziativa e le critiche per la seconda iniziativa. Ma andiamo al merito della questione.

La misura giusta – apprezzata dal mondo dell’agricoltura e, in particolare, da chi produce grano duro nel Sud Italia – è l’istituzione della Cun, sigla che sta per Commissione unica nazionale che prenderà il posto delle Borse merci delle Camere di Commercio: istituzioni che, in alcuni casi, hanno creato problemi nelle informazioni relative ai prezzi dei prodotti agricoli, grano in testa.

La misura che, invece, desta perplessità sono i 100 Euro per ettaro di terreno seminato a grano duro che il ministero delle Politiche agricole riconosce agli agricoltori impegnati nei cosiddetti contratti di filiera. In questo caso, fa notare l’associazione GranoSalus – organizzazione che raccoglie tanti produttori di grano duro del Mezzogiorno del nostro Paese – sia crea una discriminazione tra produttori, si favorisce la grande industria della pasta e non si tutela la salute dei consumatori.

Il contratto di filiera è uno strumento attraverso il quale i produttori di grano firmano un contratto di pre-semina con la grande industria della pasta. In base a tale contratto si impegnano a produrre grano duro con un alto valore proteico. Questo significa – giusto per fornire ai nostri lettori qualche ragguaglio tecnico – che si dovranno impegnare a seguire alcune pratiche agronomiche per aumentare la presenza di sostanze proteiche (leggere glutine) nelle cariossidi di grano. A cominciare da ricche concimazioni azotate (l’azoto, è noto, è un elemento indispensabile per la sintesi delle proteine nelle piante).

Normalmente, il grano duro del Sud Italia presenta un tenore in glutine, o tenore proteico, dell’11-12% (e, in alcuni casi, anche del 10%). La grande industria della pasta vuole invece un grano duro con un tenore proteico del 14% per produrre formati speciali da esportare.

“A noi – spiega Saverio De Bonis, presidente di GranoSalus – raccontano che l’alto tenore proteico, cioè l’alta percentuale di glutine nel grano duro serve per produrre una pasta che tiene durante la cottura. Ciò è anche vero, ma in questo caso l’esigenza della grande industria è un’altra. La presenza di un’alta percentuale di sostanze proteiche serve alla grande industria per accelerare il processo di essiccazione della pasta, risparmiando sui costi di produzione”.

“La robusta presenza di proteine – prosegue De Bonis – consente alla pasta di resistere alla stress termico. Invece di essiccare la pasta in ventiquattro ore, la grande industria essicca la pasta in appena due ore. Insomma, per dirla in breve, la resistenza alla stress termico della pasta durante il processo di essiccazione è direttamente proporzionale al tenore proteico. Ma questo mal si concilia con l’intestino delle persone. Perché una pasta con un così alto tenore proteico crea problemi all’organismo umano”.

Se volete approfondire il perché un grano duro con alta percentuale di glutine fa mala alla salute umana guardate questo video di Speciale TG1

GranoSalus fa notare che, attualmente, i contratti di filiera interessano il 6% della produzione di grano duro italiano. Il Governo nazionale li vorrebbe raddoppiare.

“Ma lo sta facendo violando le regole della concorrenza – dice sempre De Bonis -. Ed è per questo che ci rivolgeremo all’Antitrust”.

Chiediamo: perché verrebbe violata la concorrenza? La risposta di De Bonis non si fa attendere:

“Attualmente i granicoltori che, con i contratti di filiera, conferiscono il proprio prodotto alla grande industria della pasta vendono il proprio grano duro a prezzo fisso (28 Euro al quintale). Un prezzo molto remunerativo, se pensiamo che, quest’anno, il prezzo del grano duro è sceso a 14 Euro al quintale. Insomma, la grande industria, che fa solo i propri interessi, per risparmiare sui costi dell’essiccazione della pasta paga il grano duro a 28 Euro al quintale. Il tutto per produrre una pasta che crea problemi alla salute. Ora arriva il Governo nazionale e stanzia 100 Euro per ettaro da dare solo a chi produrre grano duro ad alto tenore proteico. Il tutto, ribadisco, per produrre pasta secca che crea problemi alla salute. In pratica, con la scusa del contratto di filiera, il Governo nazionale adotta una misura anticrisi per finanziare aziende agricole che non sono in crisi”.

“In questa storia veramente brutta – conclude De Bonis – non possiamo non notare come gli interessi del Governo si saldino con gli interessi della grande industria della pasta. Creando un’odiosa disparità di trattamento economico tra chi produce il grano duro con un normale tenore in proteine e chi, invece, produce un grano iperproteico che fa solo male alla salute. Tutto questo violando anche le regole della concorrenza. Insomma!”.

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