Aggiotaggio per tenere basso il prezzo del grano duro del Sud Italia?

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Da quando si è diffusa la voce – ormai inarrestabile – che i grani duri esteri che arrivano nei porti italiani non sono esattamente un toccasana per la salute umana, la domanda di grano duro prodotto nel Sud Italia (che è esente da micotossine e non presenta problemi di glifosato) è aumentata. Forse troppo, per i ‘gusti’ di certi potenti. Da qui possibili manovre di aggiotaggio per tenere il pezzo più basso rispetto al prezzo registrato negli scambi reali. La denuncia di Saverio De Bonis

Qualcuno sta provando a tenere basso il prezzo del grano duro del Mezzogiorno d’Italia? Succede a Foggia, la città della Puglia che, tradizionalmente, funge da apripista per i prezzi di questo tradizionale prodotto del Mezzogiorno del nostro Paese. Negli ultimi giorni gli scambi hanno registrato un prezzo pari a circa 24 Euro al quintale. Ma presso la Camera di Commercio il prezzo risulta essere pari a 20 Euro al quintale. In pratica, un venti per cento in meno!

Qualcuno tiene i listini della Borsa di Foggia sotto quota? Manipolazione dei prezzi, insomma, per favorire chi acquista il prodotto?

A giudicare da quello che si racconta in queste ore a Foggia e dintorni (che potete leggere qui) sembrerebbe proprio di sì.

“E’ quello che in queste ore ci stiamo chiedendo anche noi”, ci dice Saverio De Bonis, uno dei protagonisti di GranoSalus, l’associazione di produttori di grano duro del Sud che sta conducendo una battaglia a sostegno di questo prodotto agricolo tipico del Meridione d’Italia (per la cronaca, De Bonis sarà presente alla manifestazione “Liberiamo la Sicilia” organizzata da questo blog sabato prossimo, con inizio alle 9 e 30, a Palermo, presso il Teatro Jolly).

Ricordiamo che, quest’anno, per il grano duro del Sud Italia non è andata bene. Il prezzo, a causa dei ‘magheggi’ operati dalle multinazionali, è precipitato a 14 Euro al quintale. Un tonfo che, per gli agricoltori, significa vendere il proprio prodotto andando in perdita.

Grazie anche alla campagna avviata da GranoSalus, da tanti agricoltori – ripresa e ampliata da questo blog – il prezzo del grano duro è salito a 24 Euro al quintale. Ma questo evidentemente non va giù ai ‘potenti’ del settore che hanno interesse a tenere il prezzo basso.

Ma chi sono questi ‘potenti’? Ricordiamoci che tutta l’operazione condotta in questi anni sul grano duro ha portato all’abbandono di circa 600 mila ettari di seminativi del Sud Italia. Una mancata produzione che è stata sostituita dal grano duro di provenienza estera di pessima qualità.

Tra i grani duri sotto ‘osservazione’ ci sono quelli canadesi sui quali questo blog ha più volte scritto, come potete leggere in calce a questo articolo.

Tra i ‘potenti’ ci sono di certo i grandi importatori di grani duri esteri – e in particolare canadesi – che arrivano nei porti italiani. Ma ci sono anche coloro i quali, facendo in modo che i prezzi ‘ufficiali’ restino bassi – lo ribadiamo, al di sotto del 20% dei prezzi registrati negli scambi – puntano a indurre gli agricoltori a vendere il grano duro del Sud a 20 Euro al quintale piuttosto che a 24 Euro al quintale.

“O la Borsa merci di Foggia non si fa spedire le fatture – sottolinea uno dei protagonisti di GranoSalus – oppure i commercianti non hanno spedito le fatture”.

Il passaggio non è irrilevante. Da quando si è sparsa la voce che i grani duri canadesi non sono un esempio di prodotto di eccellenza, è improvvisamente aumentata la domanda di grano duro del Sud Italia che, com’è noto, è naturalmente privo di micotossine. Da qui le possibili manovre per tenere il prezzo basso.

“Se i prezzi non sono quelli reali – si chiede e chiede De Bonis – l’antitrust che fa?”.

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  • Caro Direttore, con tutta la campagna di informazione sulla pericolosità del grano e dei cereali canadesi o di altre nazioni che coltivano questo tipo di cereali e che l'europa importa senza effettuare controlli , era logico che il prezzo del grano " vero" subisse variazioni al rialzo. Secondo al legge commerciale della domanda e dell'offerta è un bene che i nostri prodotti, il frutto del lavoro dei nostri contadini, venissero ripagati ad un prezzo equo e non in perdita. Dopo questo terremoto di notizie, sono certo che molti campi abbandonati saranno ricoltivati a grano e che la produzione per l'anno 2017 crescerà abbontantemente, in grossa percentuale, anche perchè è logico prevedere che anche altri commercianti di altre nazioni si riforniranno del "VERO GRANO CHE DA SALUTE E NON MORTE", coltivato e prodotto nei campi della Sicilia e dell'Italia del Sud.
    Oltre che dai Media, dovrebbe essere cura delle associazioni di categoria propagandare queste notizie che sono senz'altro utili per una ripresa dei territori del Sud Italia, della coltivazione di cereali.
    Mio padre aveva un pastificio a Monreale, molto rinomato per l'ottima qualità del prodotto, e mi diceva: figlio mio, la pasta è come la mela e UNA PORZIONE AL GIORNO, TOGLIE IL MEDICO DI TORNO. In effeti aveva ragione perchè le qualità e i benefici salutari per l'organismo, contenuti in un piatto di pasta, sono infiniti. Chi se ne intende ne da ragione e conferma.

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