Dopo Renzi, Padoan? L’importante è non votare: la democrazia è morta?

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Secondo il quotidiano on line, Affaritaliani.it, il nome del Ministro dell’Economia sarebbe in pole position per un dopo Renzi, in caso di vittoria del NO. Si fanno anche altri nomi, l’unica certezza è che, ancora una volta, negheranno il diritto di voto agli italiani. Un golpe continuo…

Nei ‘Palazzi’ del potere ormai si contempla ogni ipotesi. Con i sondaggi che danno il NO al referendum costituzionale del 4 Dicembre in netto vantaggio e con la posizione assunta da Luigi Bersani e dalla sinistra del PD contro la riforma renziana, l’ipotesi di una uscita forzata del Premier si fa concreta.

La disfatta implicherebbe la salita di Renzi al Quirinale che potrebbe dargli un altro mandato, ma stavolta, secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it e secondo quanto suggerito dalla logica,”la sinistra del Pd negherebbe la fiducia all’esecutivo, sancendo così la scissione”. Al Senato senza i voti dei bersaniani Renzi non avrebbe più i numeri, nonostante il sostegno di Verdini e dei suoi. Come hanno spiegato fonti vicine al presidente del Consiglio, ormai la frattura con la minoranza è “insanabile” e “irrecuperabile“.

A quel punto, l’unica via da percorrere sarebbero le elezioni.

E invece no. Perché ormai in Italia comandano poteri che non vogliono lasciare ai cittadini il diritto di scegliersi i propri rappresentanti politici ed istituzionali. E l’alibi lo trovano sempre. Ci siamo dovuti ‘assuppare’ il Governo Monti, macellaio di professione, che ha distrutto quel poco che restava di diritti dei lavoratori e di welfare per obbedire all’oligarchia finanziaria dell’UE. Ci siamo ‘accollati’ Letta, che, comunque, nel breve periodo del suo Governo, non aveva dato segnali diversi. Poi, il colpo basso, ed ecco Renzi.

E, dopo Renzi, sempre secondo quanto ipotizza Affaritaliani.it, il Quirinale potrebbe puntare su Piercarlo Padoan, attuale ministro dell’Economia, da sempre vicino a quei poteri forti che hanno rovinato l’Europa e il mondo, come il Fondo monetario internazionale (noto al grande pubblico per l’ammissione di errori nell’analisi della situazione greca, solo dopo avere rovinato quel Paese). Non a caso, il suo sarebbe il nome preferito dalla Commissione Europea.

Si fanno anche i nomi di Dario Franceschini e, addirittura, si parla di un difficile ritorno di Enrico Letta. 

Quale che sia il nome, è chiaro che non si intravede nessun cambiamento: austerity, schiavitù ai poteri europei e no alla democrazia restano un must.

E, soprattutto, non hanno alcuna intenzione di fare votare gli italiani. Prima perché c’era la crisi finanziaria (causata dagli stessi che poi scelgono i Governi), ora per “non arrivare alle elezioni con due leggi elettorali diverse per Camera e Senato”.

Ogni scusa è buona per continuare a smantellare la democrazia. 

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