Catania, Festa dell’Unità. Del PD? No, del giornale di Rondolino che irride ai docenti del Sud

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Ma cosa avranno, secondo voi, da festeggiare dirigenti e militanti del PD alla festa dell’Unità di Catania? Il PIL che verrà rilanciato dal terremoto dei giorni scorsi? I cantieri della ricostruzione? O la Sicilia ‘saccheggiata’ dal Governo Renzi? Non ci resta che farci cullare dall’intelligenza dei vari Delrio, Pistorio ed Enzo Bianco, tra schiacciate, carne di cavallo, salsiccia e crispelle…

Amara a chi tocca! Noi festeggiamo lo stesso.

Mentre Renzi atteggia il volto a quante più espressioni gli riesce di fare, di rammarico pensoso, di dolore autentico, di partecipazione convinta, di strazio insostenibile, di incoraggiamento virile, mentre bacia, abbraccia, incontra e soffre con i terremotati, i suoi tirapiedi festeggiano l’Unità, non quella del Partito Democratico, che non ci sarà mai, ma quella di Rondolino, il giornalista che ha offeso i professori siciliani (qui potete leggere le sue ‘intelligenti affermazioni), il  giornale cioè che, senza le sovvenzioni di Renzi prese dalle nostre tasse, sarebbe da anni un malinconico museo del comunismo e del giornalismo perduti.

In quel di Catania, oasi felicissima nell’immaginario del suo sindaco, il sempre più vacuo e sorridente Enzo Bianco, che andrà a casa senza aver capito in quale città realmente si trova, si svolgono incontri, convegni e congressi; si suona musica dal vivo, si divorano schiacciate e carne di cavallo, salsiccia e crispelle.

Tra una visita qua e un sopralluogo là, Graziano Delrio, il ministro, la fa da padrone, siede quale arbitro tra due grandi – Bianco, appunto, e l’assessore regionale alle Infrastrutture, Giovanni Pistorio – l’edile curule che, ad ogni parola che esce dalla  oracolare bocca ministeriale, testicola convinto.

E Delrio parlò. Non ha avuto bisogno di sforzare il cervello, e fargli fare inutili deviazioni dal percorso principale, quello dei lavori di somma urgenza, da affidare ad personam (suam). Ha trascritto fedelmente e recitato le alate parole di quanti, prima di lui, compunti e convinti, sulle macerie del Belìce, dell’Irpinia e dell’Aquila sproloquiarono di ricostruzione immediata, e di avvio di una gigantesca opera di prevenzione di quanto una cieca e stolta politica negli ha consentito che si costruisse sulle nostre terre ballerine.

Campa cavallo!!

 

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