Trilogia della strada/ Era un bravo ragazzo Atto I

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Ne vogliamo parlare dei centauri che sfreccino di giorno e di notte nelle strade poco frequentate? E una cosa oggi, un’impennata domani, va a finire che, purtroppo, ogni tanto qualcuno di loro ci rimette la vita. Dopo di che assistiamo al rito dei fiori sul luogo della ‘strage’ per ricordare i “bravi ragazzi”. Ma erano bravi ragazzi o sciagurati cretini?  

In un’altra vita ho abitato in una strada del centro città, abbastanza larga, e lunga quasi un chilometro. In alto, questa strada, è chiusa da un’altra strada con la quale forma un incrocio a T. Sul marciapiede di quella strada che chiude la mia si aprono negozi di vari commerci, un  tabaccaio, una profumeria, un fiorista.

La strada è molto trafficata fino ad un semaforo che quasi la divide in due. La parte della strada, al di là del semaforo, più vicina alla T, è invece poco frequentata, cosicché i centauri a bordo delle loro potentissime motociclette si lanciano a velocità folle verso la T, in prossimità della quale rallentano e svoltano.

Il rumore che queste moto fanno è assordante, di giorno, e soprattutto di notte; talvolta i più spericolati si impennano per decine di metri, sempre a folle velocità. Quando vengo scosso da quel rombo ho il terrore che  questi decerebrati vadano a schiantarsi di fronte e facciano la fine del cavaliere di Sleepy Hallow, lasciare cioè la loro testa vuota dal tabaccaio e il resto dal fiorista.

Mi si stringe il cuore  quando i loro coetanei, alcuni dei quali domani potrebbero fare la stessa fine, depongono fiori sul luogo della strage e piangono quei bravi ragazzi dei loro amici. So di interpretare il pensiero di molti quando affermo che no, non sono bravi ragazzi, tutt’altro, sono degli sciagurati cretini che fanno la fine che si sono cercata.

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