E’ ufficiale: il Bilancio della Regione siciliana 2016 è falso!

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Lo ha certificato nei giorni scorsi, con molta probabilità senza rendersene conto, l’assessorato alle Autonomia locali, che ha inviato ai sindaci una circolare nella quale – e qui sta l’incredibile! – dice che i 340 milioni di Euro iscritti nel Bilancio regionale 2016 in favore dei Comuni non ci sono. I sindaci dei Comuni siciliani, nel redigere i Bilanci 2016, dovranno tenere conto che in ‘cassa’ ci saranno solo 105 milioni di Euro. La Corte dei Conti interverrà? E come mai il Governo Renzi non ha impugnato un Bilancio falso? Forse perché l’ha voluto l’assessore-commissario Baccei?

 

E’ ufficiale: il Bilancio regionale 2016 è falso. A certificarne la falsità è una circolare dell’assessorato alle Autonomie locali. In questo documento – l’ha scritto l’assessore regionale Luisa Lantieri o i burocrati? – c’è scritto che i Comuni siciliani, nel redigere i Bilanci 2016, non debbono tenere conto dello stanziamento previsto nel Bilancio regionale 2016, ovvero di 340 milioni di Euro, ma solo di 105 milioni di Euro. Il motivo è semplice: i soldi non ci sono!

Dunque il Bilancio regionale 2016 è falso. Questo blog manifesta dubbi sul Bilancio regionale 2016 dal giorno in cui è stato approvato dall’Assemblea regionale siciliana. Per un motivo semplice: perché il decreto nazionale n. 118 del 2011 – che la Regione sta applicando da quest’anno – non prevede il ricorso ad accantonamenti negativi.

Invece Governo regionale e Parlamento siciliano hanno inserito nel Bilancio 2016 circa 500 milioni di Euro che non ci sono. Sono soldi che lo Stato non ha ancora erogato alla Regione. Di fatto, lo ribadiamo ancora una volta, il Bilancio regionale 2016 è falso.

Ora sorgono i primi problemi. Con l’assessorato regionale alle Autonomia locali che, in un documento ufficiale, dice ai sindaci: sappiate che nel Bilancio regionale, contrariamente a quanto c’è scritto, non vi mette a disposizione 340 milioni di Euro, ma solo 105 milioni di Euro.

La prova – lo ribadiamo ancora una volta – che il Bilancio regionale 2016 è falso a tutto gli effetti.

Che succederà, a questo punto? Interverrà la Corte dei Conti?

Ancora: il Governo nazionale ha annunciato due o tre impugnative a carico della manovra economica e finanziaria 2016 approvata dal Parlamento siciliano. Come mai Renzi e compagni non hanno impugnato i 500 milioni di Euro che non ci sono ma che sono stati iscritti nel Bilancio regionale 2016? Forse perché questo falso appostamento nel Bilancio regionale 2016 è stato voluto dall’assessore-commissario Alessandro Baccei, lunga ani di Renzi in Sicilia?

Siamo o no davanti a una pagliacciata istituzionale? Le ‘alte’ autorità di quello che resta dell’Italia non hanno nulla da dire?  

Tutto questo avviene in uno scenario in cui i Comuni siciliani sono sempre senza soldi e senza Bilanci 2016. E senza la possibilità di proseguire ad amministrare con l’esercizio provvisorio. L’esercizio provvisorio – o gestione dell’amministrazione con il Bilancio in dodicesimi – è scaduto l’1 Maggio scorso. E non può essere rinnovato senza una proroga del Ministero degli Interni. Per una Regione autonoma non è il massimo.

La follia è che i Comuni senza Bilancio e senza possibilità di utilizzare l’esercizio provvisorio possono spendere solo risorse per scongiurare danni economici. Tutti le altre attività amministrative sono bloccare.   

E’ così ormai da sei giorni. Ma questo tema non riscuote l’attenzione della ‘grande informazione’. E non c’è da rimanere stupiti. A volere il blocco della spesa dei Comuni siciliani – perché di questo si tratta – è il Governo nazionale di Matteo Renzi. Che così raggiunge un risultato: impedire ai Comuni siciliani di spendere: così si ‘risparmia’. E risparmiare sulla Sicilia – che è il ‘bancomat’ del Governo Renzi – è sempre importante.

Ora arriva la notizia che i Comuni dell’Isola avranno a disposizione, per quest’anno, non più 340 milioni di Euro, ma solo 105 milioni di Euro. Che significa tutto questo? Semplice: che i Comuni, nel redigere i Bilanci dovranno tagliare servizi ai cittadini. 

Non mancano le pressioni dell’ANCI Sicilia (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani). I vertici d dell’ANCI Sicilia, ieri, hanno incontrato l’assessore regionale alle Autonomie Locali, Luisa Lantieri. Tema, neanche a dirlo, l’emergenza finanziaria, ovvero l’impossibilità di poter procedere all’approvazione dei Bilanci di previsione 2016, il riparto ed l’erogazione del Fondo perequativo 2016, le risorse finanziarie per gli investimenti, i precari, la tenuta finanziaria e personale delle ex Province (ricordiamo che il posto delle Province dovrebbe essere preso dai Consorzi di Comuni che esistono solo sulla carta).

All’incontro di ieri erano presenti il presidente di ANCI Sicilia e sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, Mario Emanuele Alvano, segretario di ANCI Sicilia, e i vice presidenti, Paolo Amenta, Sindaco di Canicattini Bagni, e Salvatore Lo Biundo, sindaco di Partinico. Presente anche Vito Marsala, componente del Direttivo.

“Abbiamo chiesto di avere certezze sull’entità delle risorse del Fondo perequativo 2016 – dice il vice presidente, Paolo Amenta – che, in base alla Legge di Stabilità regionale, ammontano a 340 milioni di Euro. Altrettanto importante risulta il problema legato alle spese di investimento, 165 milioni di Euro, di cui è necessario conoscere modalità e tempi di erogazione”.

Ovviamente, anche Amenta fa finta di non sapere che questi soldi non ci sono, perché se li è messi nel ‘saccoccio’ Roma. Anzi, in realtà se lo ricorda: tant’è vero che chiede ‘notizie’ dei “tanto discussi e annunciati 500 milioni di Euro”: sono i soldi che il Governo Renzi si è impegnato ad erogare alla Regione siciliana nel Febbraio scorso: soldi che, fino ad oggi, il Pinocchio di Firenze e i suoi ‘sgherri’ non hanno ancora ‘restituito’ alla Sicilia (si tratta infatti di una parte degli 8 miliardi di Euro che ogni anno Roma scippa dal Bilancio della nostra Regione calpestando lo Statuto).

Amenta ricorda che la mancanza di queste risorse (dei 500 milioni di Euro che il Governo Renzi si rifiuta di erogare alla Regione, circa 180 milioni di Euro dovrebbero andare ai Comuni siciliani), “alla luce dei principi previsti dalla riforma sull’armonizzazione contabile dei bilanci degli enti territoriali, pone di fatto gli amministratori locali nelle condizioni di non poter approvare i Bilanci di previsione 2016”.

Insomma, per essere chiari, sono proprio i 500 milioni di Euro che lo Stato si trattiene – per la parte che riguarda i Comuni (i circa 180 milioni di Euro) – ad impedire ai Comuni siciliani di approvare i Bilanci 2016.

“Un problema reale non solo per i Sindaci – aggiunge Amenta – ma anche per eventuali Commissari che la Regione potrebbe nominare. Si tenga conto che l’esercizio provvisorio si è concluso il primo Maggio, per cui per evitare nei prossimi giorni conseguenze drammatiche sul piano della tenuta sociale, rispetto all’erogazione dei servizi essenziali al cittadino ed in termini di salvaguardia dei livelli occupazionali del personale precario e non, abbiamo ribadito l’urgenza di un intervento che consenta la proroga dei termini per l’approvazione dei Bilanci di previsione 2016″.

“Inoltre – prosegue il vice presidente di ANCI Sicilia – per quanto riguarda il mantenimento in servizio del personale precario è necessario che Regione e Comuni stipulino un vero e proprio patto per la salvaguardia del personale e per una progressiva stabilizzazione che consenta di tutelare gli equilibri finanziari degli enti. Vanno riprese le ragioni della proposta congiunta tra ANCI e sindacati, fatta propria dalla stessa Regione durante il confronto avuto in seguito alla manifestazione svoltasi nel Dicembre scorso. Molti Comuni si sono trovati e si trovano ancora a dover rinnovare contratti senza avere minimamente a disposizione un quadro normativo e finanziario chiaro e dovendo, pertanto, fare i conti con una conflittualità crescente, che spesso si traduce oltre che in dramma sociale in un aumento del contenzioso”.

 

Nell’incontro si è parlato anche delle Province siciliane, ‘derubate’ e abbandonate: il Governo Renzi ha provveduto a scippare alle Province della nostra Isola anche i 220 milioni di della RC Auto. Soldi con i quali le Province pagavano i circa 6 mila e 500 dipendenti.

Nessuno sa, in questo momento, con quali soldi viene pagato questo personale: anche se il dubbio è che i commissari delle Province (che operano in attesa che si insedino i Consorzi di Comuni e le città metropolitane di Palermo, Catania e Messina) si stiano indebitando.

Che succederà? Ieri l’assessore Lantieri si è impegnata a trasferire la 4° trimestralità del 2015 (90 milioni di Euro), le accise Enel 2015 (10 milioni di Euro) e le anticipazioni 2016 (circa 40 milioni di Euro)”.

Sarà vero?

Di fatto i Comuni siciliani sono senza Bilanci. E con 225 milioni di Euro di tagli accertati sul 2016. Il resto, per ora, sono solo chiacchiere & promesse.

 

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  • COMUNICAZIONE PROT. 151
    22/12/2015 Ramacca

    Al Signor Presidente della Repubblica
    Professor Sergio Mattarella
    Palazzo del Quirinale
    00187 Roma

    e per conoscenza

    Al Signor Presidente del Consiglio dei Ministri
    Dottor Matteo Renzi
    Palazzo Chigi
    Piazza Colonna 370
    00187 Roma

    Preg.mo On. Rosario Crocetta
    Presidente della Regione Siciliana
    Piazza Indipendenza, 21
    90129 Palermo (PA)

    Preg.mo On. Giovanni Ardizzone
    Presidente dell'Assemblea Regionale Siciliana
    P.zza del Parlamento, 1
    90134 Palermo (PA)

    Ill.ma Dott.ssa Diana Calaciura
    Procuratore Generale della Corte dei Conti
    della Regione Siciliana
    Via Cordova, 76
    90141 Palermo (PA)

    Oggetto: Richiesta rimozione Presidente della Regione siciliana.

    Egregio Signor Presidente della Repubblica,
    con la presente, ci permettiamo sottoporre alla sua attenzione per ogni valutazione di merito, come previsto dall’articolo 8 dello Statuto speciale della Regione siciliana, la nostra richiesta di rimozione del Presidente della Regione per aver compiuto gravi e reiterate violazioni di legge.
    Con nostra R.R. del 16/4/2015, che si allega alla presente, inviata al Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, al Presidente della Regione, al Presidente della Commissione Bilancio, a tutti i parlamentari, e per conoscenza al Procuratore Generale della Corte dei Conti della Regione siciliana, si invitavano i deputati regionali a non pronunciare parere favorevole ai ddl n° 911 (Bilancio) e 912 (Finanziaria), in quanto i dati presentati dal Governo della Regione erano palesamene inattendibili, costituendo danni gravissimi ed irreparabili a tutti i cittadini siciliani.
    In sintesi, ben 15 giorni prima dell’approvazione di questi importanti strumenti finanziari, abbiamo richiamato l’attenzione di tutto il Parlamento sull’inattendibilità di alcune voci di entrata del bilancio di previsione 2015, evidenziando in particolare che la stima relativa a: Irpef € 4.250 milioni; addizionale Irpef € 684 milioni; Irpeg € 460 milioni; Irap € 1.801 milioni; Iva € 1.940 milioni; per un totale di € 9.135 milioni era assolutamente irrazionale, quindi inattendibile perché inopinatamente maggiore rispetto a quanto accertato nel 2013, quando le condizioni economiche e sociali dell’Isola, seppur gravissime, erano ancora migliori rispetto a quanto ipotizzato dalla Giunta nel bilancio di previsione per il 2015, inascoltati!
    Nel 2013, è bene ricordare che il Pil si attestava a € 84 miliardi, superiore di € 1,5 miliardi rispetto al 2014, e per il 2015 le previsioni degli analisti erano ancora viste al ribasso di quasi un punto percentuale proiettando il Pil a € 82 miliardi.
    Che l’andamento congiunturale del 2013 fosse migliore rispetto a quanto previsto per il 2015, era noto anche agli estensori dei due ddl tanto è vero che, come pubblicato nel DPEF 2015-2017, approvato dalla Giunta Regionale con Delibera n° 379 del 22/12/2014, gli occupati nel III trim 2014 si erano ridotti a 1.281.000; mentre nel 2013 erano 1.321.000, 40.000 in più. Considerato che, a fine 2014 gli occupati si sono ulteriormente ridotti a 1.260.000, e a fine del 2015 nella migliore delle ipotesi potrebbero attestarsi a 1.300.00, la media ponderata è 1.270.000, determinando un gettito Irpef pari a € 3.810 milioni, e non € 4.250 milioni come previsto. Lo stesso ragionamento valeva per l’Irap stimata in € 1.801 milioni rispetto € 1.510 milioni del 2013. In queste due voci, nel bilancio 2015, le previsioni delle entrate sono iscritte maggiorate di € 700 milioni rispetto al 2013, imbarazzante.
    Sarebbe pure inutile commentare la previsione delle entrate da Iva, in aumento di € 40 milioni a € 1.940 milioni rispetto a € 1.900 milioni, non tenendo conto della deflazione persistente nelle città metropolitane; del calo del 5% del reddito disponibile delle famiglie da € 12.600 del 2013 a € 11.800 del 2015; del primato negativo registrato nel numero di famiglie in stato di povertà assoluta, della disoccupazione cresciuta del 10% in 2 anni, dell’inaccessibilità anche al credito al consumo delle famiglie siciliane, irrazionale.
    Che dire poi delle previsioni di entrate in aumento per Irpeg (Ires) stimate senza tener conto di una ormai strutturale desertificazione produttiva che ha visto ridursi in due anni di oltre diecimila il numero delle imprese da 375.000 del 2013 a 364.000 nel 2015, e delle perdite di bilancio che le imprese siciliane continuano a registrare relegandole all’ultimo posto della graduatoria della competitività dei territori in Europa, inspiegabile.
    Ciò nonostante, il 1° maggio, sebbene il richiamo alla prudenza, il parlamento siciliano approvava i documenti finanziari, senza apportare modiche sostanziali, criminogeno.
    Il 10 agosto, con l’approvazione del “Rendiconto generale per l’esercizio finanziario 2014”, la nostra denuncia trovava conferma nei dati pubblicati dove si certificava il persistere dell’irreversibile stato depressivo dell’economia siciliana che avrebbe vietato qualsiasi previsione in aumento delle entrate tributarie per il 2015.
    Dall’esame dei risultati consolidati del 2014 emerge che le entrate relative alle cinque voci oggetto di nostro esame sono state € 8.150 milioni in riduzione di € 850 milioni rispetto al 2013, quindi le previsioni del Governo per il bilancio 2015 erano maggiori di € 200 milioni rispetto al 2013 e di circa € un miliardo rispetto al 2014, pazzesco.
    L’effetto di questa irrazionale quanto inattendibile previsione delle entrate per l’anno in corso, obbligava il Parlamento prima alle modifiche al bilancio nella seduta 254ª del 9 luglio e ancora alle variazioni al bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 2015 nella seduta 277 del 25 settembre nella quale l’Assessore all’economia dichiarava: “Signor Presidente, io penso che da qui alla fine dell’anno non salterà fuori neanche un centesimo anzi vedendo l’andamento delle entrate è molto probabile che saremo costretti a bloccare della spesa.”
    Infatti, il 20 novembre con delibera di Giunta n 287, lo stesso Assessore comunicava che a fine ottobre il fondo cassa era di soli € 900 milioni a fronte delle richieste di pagamento per le sole spese obbligatorie di € 1.800 milioni, confermando quanto avevamo anticipato.
    Un deficit di cassa di € un miliardo accertato quando ancora mancano due mesi alla fine dell’anno in corso, senza tener conto: delle spese in bilancio non obbligatorie; di altre voci di entrate come quelle relative a Bollo e Automobiliste previste in aumento rispetto sia al 2013 che 2014; ed infine delle spese correnti stimate al ribasso diversamente dalla realtà come poi sarà accertato nel rendiconto generale.
    In pratica, per le sole spese obbligatorie mancherebbe € 1 miliardo al pareggio del bilancio, cui non è dato sapere come e quando sarà data la relativa copertura finanziaria, a questi si aggiungeranno il pagamento delle spese non obbligatorie e il mancato introito delle altre voci di entrate stimate in aumento diversamente dalla realtà, altro che pareggio di bilancio obbligatorio per legge. Di conseguenza, il pagamento della spesa non corrisposto nell’anno di competenza 2015 è rimandato agli esercizi successivi a copertura del quale serviranno altri mutui e prestiti, aumentando l’indebitamento dell’Ente Regione, incostituzionale.
    Quanto fin qui rappresentato è certamente gravissimo ma non il peggio.
    Accertato che il bilancio 2015 è totalmente falso e inattendibile, frutto di un’elaborazione contabile artificiosa e solo strumentale alla continuità legislativa dei 90 parlamentari, che finora si sono distinti per omertà, complicità o ancor peggio ignoranza, sarebbe surreale consentire una replica di quanto successo anche per il bilancio di previsione 2016.
    Come emerso, nel 2013, la Regione ha registrato entrate correnti per imposte dirette e indirette pari a € 8,028 miliardi, di contro nel 2014 ha registrato € 7,032 miliardi circa € un miliardo meno rispetto all’anno precedente. Questi dati non sono in discussione, sono dati certi riscontrabili nel rendiconto generale pubblicati dalla Regione siciliana.
    A fronte di questi dati inconfutabili, la Giunta di Governo, il 13/10/2015 con delibera n. 259 approvava la nota di aggiornamento del DPEF 2016/2018 nella quale per il 2015 si iscrivevano ancora € 8,379 miliardi di entrate per imposte dirette e indirette, in aumento rispetto all’ultimo biennio, senza spiegare come queste possano ancora essere considerate in aumento dopo che lo stesso Assessore aveva dichiarato il contrario e dopo aver bloccato la spesa per l’anno in corso a causa delle minori entrate rispetto agli anni precedenti.
    Inoltre, sempre nello stesso documento, per il 2016 la previsione delle entrate per imposte dirette e indirette è iscritta per € 8,260 miliardi, in aumento rispetto agli anni 2013/2014 senza che nel documento programmatico siano previsti interventi per la crescita e lo sviluppo tali da determinare un aumento delle entrate maggiore di € 1,2 miliardi rispetto al 2014, esoterico.
    Infine, nel documento si dichiarava, in spregio a quanto previsto dall’articolo 119 della Costituzione, di aver utilizzato mutui e prestiti per la copertura di spesa corrente e non per la spesa di investimento. Nello specifico riportiamo i dati pubblicati nel DPEF dove si evince che la Regione per il pagamento della spesa corrente si è indebitata per mutui: 2013 - € 373 milioni; 2014 - € 145 milioni; 2015 - € 145 milioni. Fondi Cipe anno 2014 - € 585 milioni. Prestito Bullet 2015 - € 568 milioni, per un totale complessino nel triennio pari a € 1,816 miliardi.
    Egregio Signor Presidente, negli ultimi anni la nostra Regione ha visto aumentare il proprio indebitamento in modo incontrollato per finanziare la spesa improduttiva che ha assorbito anche gran parte dei Fondi Europei destinati alla crescita e allo sviluppo dell’Isola.
    Egregio Signor Presidente, negli ultimi anni, il parlamento siciliano ha approvato a larghissima maggioranza (con la complicità della cosiddetta opposizione di facciata) qualsiasi strumento di programmazione economica e finanziaria senza che da parte dei deputati regionali fossero sollevate eccezioni di merito.
    Egregio Signor Presidente, le chiediamo umilmente e motivatamente di rimuovere il Presidente del Governo, che ha saputo aumentare solo i disoccupati, la povertà, le discariche e i debiti con la complicità dei 90 parlamentari il cui solo interesse sono stati i privilegi loro riservati, prima dell’approvazione del bilancio di previsione 2016, il cui effetto sarà quello di peggiorare la già grave situazione economica, finanziaria e sociale oltre che ambientale.
    Grati per l’attenzione che ci vorrà riservare si porgono i più cordiali e sentiti Saluti.

    Il Segretario
    Giuseppe Pizzino

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