Il circo Renzi e il gigante Masterplan

Condividi

Il Premier in tournèe al Sud con uno spettacolo faraonico di cui sarà protagonista una creatura mitologica di proporzioni gigantesche. Ma non c’è nulla di originale. Trattasi di una riedizione di vecchi canovacci che risalgono all’inizio di questo secolo. E che includono una buona dose di mala fede…


Che cosa facevano i faraoni che inauguravano una nuova dinastia? Cancellavano dalla memoria dei sudditi il ricordo dei loro predecessori. In molti templi egizi i geroglifici che celebravano le imprese di precedenti faraoni e ne immortalavano il profilo erano vandalizzate. Era una cultura barbara, estranea alla nostra civiltà? No, a giudicare dalla sua attualità.
Il buon Renzi ha inaugurato in Campania una tournée del suo circo che presenta per il colto e spettabile pubblico un nuovo spettacolo “I patti per il sud”, la cui attrazione principale sarà il gigante Masterplan, una creatura mitologica di proporzioni gigantesche, degne appunto di un nuovo Faraone.
E l’iconoclastia che c’entra, mi chiederete? C’entra e come.
Che cosa sono questi nuovi spettacoli? Una riedizione di vecchi programmi (vecchi quanto alla redazione, nuovi per l’attuazione) che risalgono all’inizio di questo secolo. Di che si tratta? Ne abbiamo parlato più volte nel blog. Chi si volesse prendere la briga e di certo il gusto di saperne di più, potrà leggere la Gazzetta ufficiale della Regione Siciliana n.52 del 5 novembre 1999  (questo il link) e vi troverà pubblicata l’Intesa istituzionale di programma, stipulata tra lo Stato e la Regione. In questa intesa sono declinati l’intera programmazione regionale, la cui durata coincide con l’attuazione degli interventi in essa previsti, nonché l’intero ciclo di finanziamenti necessari.
Quando si insediò la nuova dinastia, quella del faraone evasore puttaniere cavaliere, la prima cosa che fece il suo vice ministro con delega per (distruggere) il Mezzogiorno fu quella di mandare in soffitta quella intesa, sottoscritta, vale la pena di ricordarlo, tra il Presidente della Regione dell’epoca e il Vice Presidente del consiglio dell’epoca, oggi Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella (Governo D’Alema).
Fu mandato a puttane il lavoro di sei mesi di un’ intera direzione regionale e di un servizio del Dipartimento nazionale delle politiche di coesione.
Il campo fu sgombro per potere promettere, manovrare, assicurare, auspicare, ribadire, finanziare, definanziare, stornare, assegnare, dirottare, accantonare, ma mai, salvo rare eccezioni, fare le cose che c’erano da fare, tant’è vero che c’è ancora tutto da fare e tutto da spendere. Ecco dunque che Renzi, l’ultimo faraone in ordine di tempo, si veste di nuovo, allestisce una nuova allegra carovana e parte alla conquista del selvaggio Sud.
La parola d’ordine è “rottamiamo gli sprechi!!” Magnifico! Come? Non è spiegato da nessuna parte, ovviamente, gli slogan non hanno effetto se sbattono contro le spiegazioni, gli slogan sono così, di impatto immediato, sono suggestivi, emozionali, evocativi, sono cavolate allo stato puro.
Nel programma non c’è nulla di nuovo e ben poco di serio.
Mi correggo. Due cose pericolosamente serie ci sono, veleni che lo uccideranno già nella culla, e i capoccioni che lo hanno concepito lo sanno bene. Dobbiamo distinguere tra due cause sicure, entrambe fatali.
La prima. Niente è detto sulla macchina amministrativa che dovrà portare il gigante in giro, leggi attuare il programma. Quale burocrazia? Quella attuale che non è in grado di smaltire l’ordinario? Renzi ha forse parlato di procedure speciali e accelerate, d’immissione nelle pubbliche amministrazioni di forze fresche, di gente preparata, agguerrita, competente, che si carichi il mostro sulle spalle? Ovviamente no. Questa è mala fede e Renzi lo sa bene; l’alibi è stato preparato prima di compiere il misfatto. Ma il più potente veleno sta altrove. Questo programma è destinato ad aprire una faida senza quartiere tra città e Regioni. Sui soliti temi: chi deve fare che cosa, chi autorizza chi, quali sono i confini operativi delle une e delle altre. Un dejavu per chi ha una certa esperienza sui tanti meccanismi in cui lo Stato interloquisce direttamente con i comuni, i territori e poi con la Regione, la quale dovrà dare il suo ok a cose fatte, dopo, e pure subito, se no sarà cattiva, un intralcio, e lo dovrà dare, il suo ok, senza che a monte o a valle venga valutata la congruità e la coerenza di certi strumenti con la programmazione regionale e comunitaria. Un vero casino in cui ognuno varrà sapere chi è lei, chi la manda, chi siamo noi, dove andiamo, come ci chiamiamo, che c’è per me, per te, per tutti.
Questo aspetta il Sud. Questo ci aspetta in Sicilia, ma già vedo i carrozzoni disposti in cerchio, il tendone montato e tutte le facce ebeti e sorridenti di sindaci, Presidenti della Regione e assessori assortiti per la foto ricordo davanti al nastro di partenza di un altro faraonico flop.
Ho purtroppo anche un’altra visione: quella del Presidente del consiglio (sarà Renzi, sarà un altro? In questo la visione non è chiara), che dopo anni di sofferenze dovrà amaramente constatare che il Sud proprio non ce la fa e che è meglio stornare i soldi altrove.
Dove, secondo voi?

Pubblicato da