Almaviva, licenziati 1670 dipendenti. Palermo brucia, mentre la politica se ne frega

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E’ arrivato il risultato dell’impegno dei politici locali e nazionali: solo nel capoluogo siciliano licenziati in 1670. Domani protesta davanti Palazzo d’Orleans, e in piazza anche il 30 Marzo. Mentre la società spiega che senza interventi correttivi nella giungla degli appalti affidati a chi delocalizza, non servono neanche gli ammortizzatori sociali… 


Tutto confermato. Ieri mattina è stata formalizzata la procedura di licenziamento collettivo di 2.988 lavoratori dei call center Almaviva: 1.670 solo a Palermo (918 a Roma e 400 a Napoli). Per il capoluogo siciliano, si tratta di un dramma annunciato con cui le istituzioni – regionali, comunali  e nazionali – hanno praticamente ‘giocato’: convocazioni di tavoli inutili e dichiarazioni di solidarietà da sfoggiare sui media. Nulla più.

Nessuno, infatti, si è intestato la battaglia vera, quella che avrebbe potuto dare fastidio al Governo nazionale: fare pressioni affinché Roma intervenisse contro il fenomeno delle delocalizzazioni e delle gare con ribassi minimi che hanno coinvolto anche grandi committenti pubblici (e che hanno determinato la crisi di aziende come Almaviva).

Così, tra false promesse, comunicati stampa e parole al vento, si arriva ad oggi.  Almaviva Contact ha convocato ieri mattina le segreterie territoriali delle organizzazioni sindacali di categoria per annunciare la sua decisione. E, in via Cordova, a Palermo, non sono mancati momenti di tensione: la rabbia dei dipendenti è tanta.

I numeri sono impressionanti – dice l’Ugl – e confermano purtroppo quello che andiamo sostenendo da tempo, ossia che nel settore telecomunicazioni siamo di fonte ad una bomba sociale pronta ad esplodere. Il fenomeno della delocalizzazione delle attività all’estero, anche verso paesi extra UE, il criterio delle gare al massimo ribasso che coinvolge numerosi soggetti pubblici, l’assenza di regole certe che hanno determinato di fatto una situazione di dumping tra le aziende a discapito dei lavoratori sono i fattori che hanno determinato questa situazione. Non da ultima anche l’evidente responsabilità di Almaviva Contact nella gestione aziendale di questi anni”.

A cosa si riferisca, quando parla di responsabilità di Almaviva, non è chiaro.

“In questa situazione disperata – prosegue il sindacato – attendiamo ancora di conoscere i nomi di quelle aziende alle quali il Ministero dello Sviluppo Economico in una nota uscita sulla Gazzetta Ufficiale del 27 novembre 2015, ha dichiarato, in base alla Legge 27 dicembre 2013, di aver revocato i contributi avendo delocalizzato le attività n Paesi extra Ue”.

Particolare – la scorrettezza del Governo – sul quale si sofferma Almaviva nel sua nota quando parla di “uno scenario di mercato dominato da fattori distorsivi che seguitano ad alterare profondamente il contesto competitivo, dal mancato rispetto delle norme sulle delocalizzazioni di attività in Paesi extra UE all’utilizzo opportunistico degli incentivi per l’occupazione”.

La protesta a Palermo

La società spiega anche perché non si può fare impresa basandosi sugli ammortizzatori sociali (che, vedi caso, sarebbero garantiti fino all’anno prossimo, quando a Palermo si vota): “Il pluriennale ricorso a strumenti di solidarietà difensiva per gestire gli esuberi dichiarati, non è più sufficiente a fronteggiare, in assenza di iniziative correttive, la situazione di crisi strutturale che, solo nell’ultimo biennio, ha provocato sul perimetro italiano del CRM circa 16 milioni di euro di perdite per l’Azienda e ha già comportato ricapitalizzazioni da parte dei Soci per circa 50 milioni di euro”.

Insomma, finché non ci saranno misure correttive, sarà impossibile sostenere la concorrenza di quelle aziende che delocalizzano e che, proprio grazie a questa pratica, possono permettersi ribassi minimi che li portano ad aggiudicarsi bandi anche di grossi committenti pubblici che, evidentemente, non ricevono nessun input per favorire l’occupazione italiana.

La verità è che la politica, sia a Palermo che a Roma, si è fatta sorda. 

Cosa di cui sono consapevoli gli stessi lavoratori che pure, in qualche fase, avevano riposto fiducia nella Regione. Fiducia mal riposta come conferma la protesta indetta per oggi davanti Palazzo d’Orlèans per sollecitare “un ruolo attivo della politica” e la probabile partecipazione alla manifestazione del 30 Marzo a Palermo, nata, come vi abbiamo detto, su input dei No Triv, ma ormai diventata una protesta corale contro la mala politica.

“Non è pensabile – osserva il segretario della Uilcom regionale siciliana, Giuseppe Tumminia – che si mettano per strada migliaia di persone al solo fine di rincorrere qualche risparmio sui grassi bilanci delle committenze pubbliche e private nel settore del call center in outsourcing: Telecom, Wind, Vodafone, Enel, Alitalia, Poste Italiane, Sky, chiamate in solido a rientrare il lavoro dai paesi dell’Est europeo”.

Tumminia pressa anche l’azienda ad “utilizzare gli ammortizzatori sociali pari a 61 milioni di euro messi a disposizione dal governo, uscendo dal tatticismo”. Quale tatticismo? Come dare torto all’azienda quando dice che gli ammortizzatori sociali sono solo un mezzo per rinviare la resa dei conti? Certo, utili ai lavoratori, ma più utile sarebbe tenersi il posto di lavoro, quindi pressare il governo affinché risolva la situazione una volta e per tutte. O no? 

Il sindacalista parla genericamente “di responsabilità plurime”? Perché non si riferisce esplicitamente al Governo nazionale? In effetti, per quello che ci risulta, i sindacati sono ‘cauti’ nel fare nomi e cognomi dei responsabili politici. Li danno per scontati?

Certo è che dispiacerebbe assistere al solito film sul doppiogiochismo dei sindacati schierati dalla parte dei lavoratori, ma solo fino ad un certo punto. Purtroppo le maggiori sigle sindacali, spesso, si sono rivelate organiche al potere, ma siamo certi che, questa volta, non sarà così.

“È un dato devastante per la nostra città – commenta il deputato di Sinistra italiana, Erasmo Palazzotto -. Un risultato frutto anche del disinteresse del governo nazionale e di quello regionale, che non hanno saputo e voluto muovere un dito, fino all’epilogo di oggi. La verità è che i lavoratori Almaviva sono stato lasciati soli a difendere il proprio lavoro e il proprio futuro”.

Interviene anche il professor Massimo Costa, leader del movimento indipendentista, Siciliani Liberi: “La vicenda di Almaviva dimostra la totale disattenzione del Governo Renzi per tutto quello che è siciliano. Nel medio termine bisogna rendere conveniente l’insediamento produttivo in Sicilia, e questo può avvenire solo con la fiscalità di vantaggio che è prevista dallo Statuto siciliano, ma né il Governo Crocetta, né i partiti italiani si  battono per la sua applicazione. Nel breve termine, – continua il professor Costa- si potrebbero orientare le commesse pubbliche verso le realtà che danno lavoro lì dove ce ne è più bisogno. Ma per fare questo ci vorrebbe la volontà di non affamare la Sicilia. Tutte le soluzioni, finché i siciliani non minacceranno di andarsene da questa Italia e di diventare indipendenti, non verranno prese in considerazione dalla politica italiana”.

Fa sentire la sua voce pure il Movimento 5 Stelle: “Nel disastro Almaviva c’è pure la firma di Crocetta – afferma Salvatore Siragusa -. La Regione, infatti,  ha brillato per la sua assenza, disinteressandosi della vicenda e non promuovendo alcuna azione a Roma, quantomeno per non arrendersi senza prima aver fatto il possibile e anche l’impossibile. E’ stato più volte chiesto un incontro dagli stessi dipendenti con la Regione Siciliana – racconta Siragusa – ma né le varie giunte, né il presidente Crocetta hanno mai dato la possibilità di una interlocuzione con le istituzioni, disinteressandosi di tutte le persone che vi lavorano.  Il parlamentare Cinquestelle ha depositato pure una interrogazione urgente all’Ars, con la quale chiedeva l’intervento del governo. “Anche questa – dice Siragusa- è rimasta lettera morta”.

E lo stesso fa Italia dei Valori: “Il drammatico annuncio di Almaviva, che prevede circa 3000 licenziamenti e tutti al Sud, è il risultato del perverso gioco al massimo ribasso nelle gare di appalto che purtroppo favorisce chi ha de localizzato totalmente l’attività fuori dall’Italia- dice il segretario nazionale, Ignazio Messina. Che aggiunge:

“Il governo è ancora in tempo ad intervenire stabilendo che gli appalti nelle Tlc non possano essere affidati con un prezzo inferiore al costo del lavoro in Italia e, qualora partecipassero aziende con attività in paesi extraeuropei, deve essere applicata loro una tassazione di ingresso nel nostro mercato”.

Aggiungiamo anche le dichiarazioni di Nello Musumeci, leder dell’opposizione di centrodestra all’Ars: “Gli annunciati licenziamenti dei lavoratori di Almamiva, purtroppo, danno la misura del risultato nullo delle azioni del governo Crocetta e del governo Renzi”. 

“Il provvedimento – aggiunge Musumeci, che è anche componente della commissione Lavoro dell’Ars – colpisce molte famiglie, mentre il governo regionale e quello nazionale, fino ad ora, non hanno saputo o voluto trovare alcuna soluzione.  Il Governo Regionale, in particolare, ha brillato per la propria assenza: tre anni, nei quali il governatore non ha mai dato alcuna risposta alle istanze, avanzate da questi lavoratori, mostrando disinteresse per la sorte di migliaia di siciliani”.

Tralasciamo di riportare le note dei deputati della stessa maggioranza del governo nazionale che non hanno mosso un dito e che ora recitano una farsa offensiva per l’intelligenza dei dipendenti di Almaviva.

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