Aurelio Angelini: “Gli inceneritori dei rifiuti sono un affare solo per chi li realizza”

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In un’intervista al sito Progeonews (che si occupa in modo specifico di gestione dei rifiuti in Sicilia), Aurelio Angelini, docente universitario di Sociologia dell’ambiente a Palermo, considerato uno dei massimi esperti, in Italia, di gestione dei rifiuti, racconta tutti i retroscena che stanno dietro gli inceneritori e dietro l’ennesima richiesta di commissariamento

Gli inceneritori dei rifiuti? Sono un affare solo per chi li realizza, non certo per la popolazione che, dopo aver subito l’inquinamento delle discariche, si ‘beccherebbe’ anche l’inquinamento dei fumi tossici prodotti dagli impianti per l’incenerimento dei rifiuti. Quanto al commissariamento per la gestione dei rifiuti – tema che in Sicilia si presenta ciclicamente, serve solo a tutelare interessi affaristici e mafiosi.

Insomma, non ha peli sulla lingua Aurelio Angelini, docente universitario di Sociologia dell’ambiente a palermo, considerato uno dei massimi esperti, in Italia, di gestione dei rifiuti. In un’intervista al sito Progeonews.it – un sito d’informazione che si occupa proprio di gestione dei rifiuti – Angelini entra nel merito di tante vicenda oggi al centro del dibattito politico. Provando a fare chiarezza sui punti controversi di una storia che vede insieme governo nazionale di Matteo Renzi e governo Regionale pronti per realizzare due inceneritori di rifiuti.

Per essere precisi, quando parliamo di rifiuti, con riferimento mal governo regionale, non parliamo del presidente, Rosario Crocetta, che è stato esautorato anche in questo settore dal PD, ma parliamo dei renziani del Partito Democratioco, che oggi gestiscono il settore dei rifiuti con l’assessore Vania Contraffatto, messa lì dal sottosegretario, naturalmente del PD, Davide Faraone, fedelissimo di Renzi.

L’intervistatore chiede cosa pensa del ritorno degli inceneritori, che negli anni scorsi sono stati un cavallo di battaglia dei governi regionali di Totò Cuffaro.

“Purtroppo – risponde il professore Angelini – l’approssimazione tecnica e gli intessi dei poteri forti che ruotano attorno al mondo dei rifiuti non sono cambiati. Gli inceneritori di rifiuti sono un grande affare solo per chi li costruisce e li gestisce. Poi se sono pure ‘assistiti’ con provvidenze pubbliche, beh, è ancora meglio: è come vincere ripetutamente al superenalotto. Ma è bene sottolineare che gli inceneritori non hanno nulla a che vedere con l’emergenza rifiuti, vera o presunta, sbandierata in questi giorni dal governo regionale. Gli inceneritori di rifiuti non sono la chiave di soluzione dell’emergenza, perché per realizzare un impianto per incenerire i rifiuti ci vogliono, bene che vada, almeno cinque anni e l’emergenza, secondo i continui ritornelli, è di adesso”.

Angelini, insomma, dice quello che questo blog scrive da quando è in rete: gli inceneritori di rifiuti non hanno nulla a che spartire con l’emergenza rifiuti. L’emergenza rifiuti è solo una maldestra scusa per fare affari.

Alla domanda dell’intervistatore: “Ma allora perché li presentano come una risposta all’emergenza?”, il docente universitario risponde così: “Per giustificare quello che, in condizioni di ‘normalità’ non è possibile realizzare. In quanto la Regione siciliana, in condizioni ‘ordinarie’, non ha competenze per la gestione degli appalti sui rifiuti. Solo esautorando il territorio delle prerogative di legge può avocare a sé il grande affare degli inceneritori”.

Gli inceneritori non inquinano, si diceva ai tempi di Cuffaro e si dice pure oggi che a gestire i rifiuti made in Sicily sono i renziani del PD. Ma è vero che non inquinano? Angelini: “Chi dice che gli inceneritori non inquinano racconta bugie. Gi inceneritori contaminano aria, suolo, acqua, e gli inquinanti prodotti si insinuano nella catena alimentare, provocando gravissimi danni sanitari e ambientali. Chi dice il contrario mente sapendo di mentire”.

Su alcuni giornali abbiamo letto che le discariche siciliane sarebbero stracolme, che c’è l’emergenza rifiuti, che ci vuole il commissariamento. E’ vero?

Angelini non la pensa così: “Il governo nazionale e il governo regionale – dice – stanno solo alzando polveroni per creare confusione e far passare, in primo luogo, gli inceneritori dei rifiuti come la soluzione ottimale. Ripeto: è la solita storia: i grandi affari hanno bisogno di ‘grandi opere’ contrabbandate come soluzioni dei problemi emergenziali nei quali i teorici delle grandi opere ci hanno condotto. Non solo è sbagliata la soluzione proposta, ma sono inadeguati a governare questi processi coloro i quali hanno trascinato la Sicilia in questo baratro: costi più elevati in Italia per in cambio il servizio peggiore del Paese”.

Duro il giudizio del docente universitario sul commissariamento: “Il commissariamento della gestione dei rifiuti – sottolinea Angelini – che la Sicilia ha già ampiamente conosciuto negli anni passati, si presenta ogni volta che c’è da tutelare interessi affaristici e mafiosi. Con il commissariamento – al quale si ricorre in presenza delle emergenze – si possono fare cose che le leggi ordinarie non consentono. Una sorta di amnistia anticipata. Con il ricorso al commissariamento si va in deroga alle leggi. Questo è lo sport che la Regione preferisce. Siamo campioni olimpionici in questa ‘specialità’. Affidare gare, lavori, consulenze senza ricorrere alle procedure previste dall’ordinamento. E si può fare, e si è fatto, molto altro”.

Ma l’emergenza rifiuti, in Sicilia, c’è?, chiede l’intervistatore. “Questa è una bella domanda – risponde il docente universitario – Lo scorso anno il governo regionale ha provato ha chiedere a Roma il commissariamento in materia di gestione dei rifiuti. Ma gli è andata male”. Perché? “Perché – risponde Angelini – l’emergenza rifiuti dello scorso anno era una bufala. Insomma era una scusa per acciuffare il commissariamento”.

E oggi? “Diciamo che oggi    è una mezza bufala. Non ho il quadro della situazione. Ma dubito, come ho letto su qualche giornale, che tutte le discariche siciliane siano stracolme. Certo se si continua a fare nulla per non ricorrere all’uso spropositato delle discariche, anzi, nel 2015 la raccolta differenziata è diminuita, favorendo il ricorso alla discarica, nell’immobilismo più generale è chiaro che arriveremo nel corso del 2016 alla saturazione. Su questo punto il governo regionale dovrebbe avviare un’operazione verità. Per capire come stanno realmente le cose”.

Per il professore Angelini, oggi, l’emergenza rifiuti della Sicilia è “la solita scusa per gestire il settore in regime commissariale. Mi auguro che anche questa volta non si segua questa strada. È dal 1999 che la Sicilia è sotto regime commissariale e i problemi si sono solo aggravati. In Campania, dopo vent’anni di commissariamento, hanno optato per la gestione ordinaria. E la raccolta differenziata è crescita enormemente, raggiungendo il 50%”.

E di Bellolampo, la discarica di Palermo che era già in “emergenza” nel 1986 ed è ancora aperta che ci dice?, chiede l’intervistatore.

Risposta di Angelini: “Questo è un altro tema scottante. Quello che posso dire è che, oggi, a Palermo, si fa, in percentuale, la stessa raccolta differenziata dei rifiuti che si faceva negli anni ’90 del secolo passato. E questo descrive l’inadeguatezza della gestione e dell’organizzazione del sistema”.

Quanto ai motivi che stanno dietro i problemi nella gestione della discarica di Bellolampo, il docente parla di “un ostacolo contenuto nel contratto di servizio con la RAP – contratto che è stato approvato dal Consiglio comunale – che non rispetta la legge sulla gestione dei rifiuti: legge, lo ricordo, che stabilisce che la raccolta dei rifiuti è basata sulla raccolta differenziata, mentre solo la parte residuale deve andare in discarica. Il tutto – prosegue Angelini – con un obiettivo di legge che prevede il raggiungimento del 65% di raccolta differenziata. Inoltre la RAP (che, per la cronaca, è società che fa capo al Comune di Palermo che si occupa della raccolta dei rifiuti e della gestione della discarica di Bellolampo ndr ), che non è ‘vincolata’ ad effettuare gli obiettivi di raccolta differenziata, è anche gestore della discarica, in palese conflitto di interessi. Le due attività sono alternative. Mettere tutto nella discarica che si gestisce, senza neanche aver avuto gli oneri degli investimenti, diciamo che è più conveniente e semplice”

 

Angelini denuncia un fatto grave: “In Sicilia – dice – non esiste non esiste il controllo sulle tariffe. Non c’è chi ne regoli le applicazioni. Può sembrare assurdo, ma è così. Sono i privati – nel caso di discariche private – a decidere la tariffa da applicare. Il tutto nel silenzio generale. In base alle mie informazioni, in questi anni solo due o tre discariche sono state regolate da una tariffa decisa da chi ha rilasciato la concessione, così come prevede la legge”.

Chiusura sulla TARI: lo sa che chi fino ad oggi ha pagato, pagherà anche per gli evasori? Risposta: “Certo che lo so. Lo prevede un decreto legge dello scorso anno. E questa previsione per i siciliani sarà un vero e proprio salasso. Perché nella nostra Isola l’evasione della TARI sfiora il 50 per cento. Raddoppio della TARI, ecotassa. Altro che abbassamento della tasse!”.

 

 

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