Zamparini, il Presidente che non ha mai vinto niente

Condividi

Alla fine del suo lungo giro nell’avventura calcistica di Palermo, Maurizio Zamparini verrà ricordato nelle  pagine gialle della città alla voce “Acquisto e vendita di calciatori”…

Dico subito che la  mia  idea di  patron del calcio è assai diversa da quella che incarna il Nostro ed ha radici assai lontane. Narra  infatti la leggenda che una mattina di un tempo che fu, il senatore Giovanni Agnelli senior, patron della Juventus Football club, salì sull’ammiraglia  della Fiat e si  fece portare in un campetto di calcio un po’ fuori  mano. Era una limpidissima  giornata, di quelle che solo a Torino si possono ammirare se l’inverno concede  una  tregua. A nord si stagliava nettissimo il Monviso innevato, più  giù la Collina di Superga, ancora innocente, con la sua  Basilica.

Il senatore scese dall’auto e  si sistemò in uno dei primi gradini della piccola  tribuna del campo. Sul prato c’era soltanto un ragazzotto, magro, scuro, dinoccolato, con i capelli impomatati che palleggiava con assoluta padronanza e in bello stile. Ad un  segnale stabilito il ragazzo si piazzò vicino alla bandierina del corner e iniziò a  tirare un calcio d’angolo dietro l’altro in direzione della  porta  vuota. Tutti i palloni si insaccarono, alcuni sotto la traversa a  destra, altri sotto la traversa a sinistra, e  tutti ben angolati.

Quel ragazzotto era Raimundo (Mumo) Orsi, l’oriundo  argentino che fu ala sinistra nella Juventus  dei cinque scudetti di fila, nonché campione del mondo  con la  nazionale italiana di calcio nel 1934.

Ecco che cosa incarnava il Senatore  Agnelli: amore per il calcio e la sua   bellezza, competenza e riserbo, quel  riserbo  che  un  giorno lo aveva portato a  dire che nei giornali ci si deve finire solo da morti.

Un uomo ricco è degno di stima e di considerazione se la sua ricchezza è frutto di intelligenza, onesto lavoro e tenacia. Stima e considerazione e nulla più. Infatti, un uomo ricco a cos’altro può aspirare nella vita se la sua vicenda  umana è consacrata esclusivamente all’arricchimento materiale e la sua unica  occupazione, anche se diversificata in tante e tante attività, può ricondursi soltanto ad un unico obbiettivo, quello di fare soldi?

Quando un uomo siffatto  esce di scena  la  cosa può interessare soltanto poche persone.  Per la società largamente intesa  non è una perdita, perché  nulla ha fatto per essa, nulla per sollecitare gratitudine e rimpianto. Quando si è detto che se ne è  andato si è detto tutto e nel suo caso vale  il detto  di Proust: il denaro è soltanto lo  zero che moltiplica il valore delle cose.

Io non mi permetto di giudicare l’operato di Zamparini come Presidente del  Palermo calcio: non mi interessa entrare nel dibattito che, con il peggiorare della situazione della squadra, si va facendo sempre più acceso. Non mi interessa se è venuto a Palermo per far soldi, se ha usato  la  squadra come un grimaldello o come un emolliente per sciogliere tutti i nodi  che ostacolavano la sua attività  commerciale  a  Palermo; se  ne capisce di calcio o compra i giocatori a peso,  né  se  ha  un super io con il quale dover fare i  conti oppure no, né mi interessa capire perché, pur avendo nel primo anno di serie A una squadra competitiva, capace di arrivare  sesta, l’ha smantellata, dando la stura ad una girandola di quasi 500 giocatori tra acquisti e cessioni e di oltre 40 allenatori, quando sarebbe stato più logico rinforzare gradualmente quella squadra.

Né infine, se ha fatto promesse sapendo di  non volerle mantenere. Niente di tutto questo. Io mi permetto di riflettere sul   suo  operato  sotto  un profilo, mi  si  passi  il termine, inusuale nell’Italia pedatoria,  morale.

L’ho  detto  all’inizio. Un  uomo  che   vive  dentro  il  mondo del calcio da più di trent’anni e non ha mai vinto niente è un  uomo che non ha voluto costruire niente  per vincere o almeno tentare, niente per essere ricordato e tutto quello che ha fatto lo ha fatto per altri scopi. Nessuna  tensione personale, nessuna nobile ambizione hanno guidato le sue azioni. Ha avuto in mano le chiavi del cuore della  città di Palermo e le ha buttate nel pozzo. Poteva lasciare una calda “eredità d’affetti” e invece ha preferito finire  nelle  pagine gialle della città alla voce “Acquisto e vendita di calciatori”.

Complimenti, Presidente!

 

Visualizza commenti

  • Se parliamo di trofei nel senso letterale della parola ha "semplicemente" portato in serie A due squadre che, senza di lui, non l'avrebbero mai più vista per generazioni e generazioni (nel caso del Palermo stravincendo due campionati). Nel senso non strettamente letterale, restando al Palermo (del Venezia non m'importa nulla!), ci delizia dal primo anno con fior di campioni e, se il Palermo HA UN NOME, se ancora oggi chiunque ci teme, è solo da quando il Palermo l'ha preso Zamparini, perché, ricordatevelo, prima di lui, nei 102 anni prima di lui, NON ERAVAMO NESSUNO, quando andava bene ci limitavano ad apparizioni saltuarie in A, per poi retrocedere immediatamente. È inutile stare a ricordare tutti i record di punti, vittorie, posizione finale, Europa League ecc. ecc. ... lo ricordo solo allo "strisciato" che ci decanta Agnelli, con tutti i danni che ha fatto lui e continua a fare, con arroganza e strafottenza, la sua famiglia, dal calcio alla Fiat!

  • Eccome se Balzano Da Te si permette di entrare nell'operato di Zamparini, e lo fa da buon colonizzato juventino che nei lunghissimi e squallidi anni di assoluta mediocrità del calcio a Palermo, probabilmente dedicava la sua attenzione calcistica solo alle vicende pedatorie della sua strisciata del cuore. Ma che ne sa Balzano da Tre del Palermo, che ne sa di un secolo di B, C, fallimenti e visibilità zero. Zamparini, personaggio pieno di difetti e se vogliano tutt'altro che popolare, è il calcio a Palermo, numeri alla mano è l'unico che ha saputo almeno nel calcio far diventare di serie A una città perennemente di serie B. Undici anni di massima divisione, squadre prima viste in televisione affrontata ad armi pari e qualche volte battute, fior di giocatori scoperti dal nulla da Zamparini, venuti a Palermo tra lo scetticismo generale e diventati campioni affermati, quattro piazzamenti in Europa, una finale di Coppa Italia, una sola serie B poi vinta per distacco, giocatori finiti in Nazionale, e tanta ma tanta visibilità mediatica, rispetto delle altre tifoserie e bilancio sempre sano. Ma per Balzano Da Tre Zamparini a Venezia e a Palermo doveva portare coppe e scudetti, gli stessi che forse qualcuno gli ha detto che avevano portato i predecessori siculi del friulano. Zamparini non è venuto a Palermo per il male e il sole, lo ha fatto per i suoi interessi, questo lo sapevamo dall'inizio, ma a conti fatti oltre ai suoi interessi ha fatto anche i nostri. E non ci porti, come esempio di magnificenza calcistica, la Juventus, il sig. Balzano Da Tre, società i cui recenti protagonisti sono stati condannati dalla giustizia ordinaria e radiati da quella sportiva per associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva, società i cui titoli spesso si sono rivelati fasulli, inficiati da farmaci, scommesse e arbitraggi pilotati. Zamparini ha vinto eccome, sarà pure antipatico, ma senza di lui il Palermo oggi starebbe col Catania e Balzano Da Tre davanti Sky a vedersi la sua Juventus con gli amici.

Pubblicato da