Autostrade e strade siciliane franano, mentre Renzi e il PD scaricano Crocetta

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Dopo aver governato (o ‘sgovernato’?) la Sicilia per sette anni, il PD cerca di scaricare sull’attuale governatore dell’Isola la responsabilità del proprio fallimento politico. Lasciando senza soldi la Regione, Renzi spera nelle dimissioni di Crocetta. Il centrosinistra sa che perderà le elezioni. Ma conta di ‘ricattare’ chi vincerà avendo ormai preso, da Roma, il controllo delle finanze regionali, alla faccia di un’Autonomia siciliana calpestata

Quello che succede in queste ore in Sicilia, sul fronte dei trasporti, è incredibile. In condizioni normali per recarsi da Palermo a Caltanissetta occorre un’ora di automobile. Oggi, come denuncia lo stesso sindaco di Caltanissetta, Giovanni Ruvolo, la città e altri centri del Nisseno rischiano di restare isolati. L’autostrada Palermo-Caltanissetta, è noto, è interrotta da sei mesi a causa di una frana che ha travolto il viadotto Himera. E da qualche giorno è interrotta anche la linea ferroviaria tra il capoluogo siciliano e le provincia nissena a causa del deragliamento di un treno. Quando verrà liberata la linea ferroviaria che collega Palermo con Caltanissetta? Forse tra dieci giorni, forse tra quindici giorni. Non si sa. L’unica cosa che si sa è che un altro temporale potrebbe isolare il centro della Sicilia, a cominciare da Caltanissetta e alcuni paesi delle Madonie.
Lo scenario è incredibile, ma ancora più incredibile è l’atteggiamento della politica. Il governo nazionale di Matteo Renzi ha cancellato la Sicilia dalla propria agenda politica. Nel ‘bozzone’ 2017 il governo Renzi ha escluso la Sicilia (il ‘bozzone’, nel gergo della cronaca parlamentare, indica il disegno di legge su Bilancio e Finanziaria che oggi si chiama, ironia della sorte, “legge di stabilità”, che per un Paese instabile in tutti i sensi come l’Italia è quasi un semantico scherzo del destino). Non l’ha dimenticata: l’ha esclusa. Insomma, non ci sono risorse per la nostra Isola da parte del governo nazionale.
Dopo aver rubato alla Regione siciliana non sappiamo più quanti miliardi di Euro, il governo Renzi ha deciso che alla Regione siciliana va, al massimo, qualche ‘spicciolo’ (a quanto pare solo i soldi – una settantina di milioni di Euro – per pagare i 24 mila operai della Forestale che minacciano di occupare non tanto la presidenza della Regione quanto l’assessorato all’Economia: non a caso l’assessore Alessandro Baccei, il toscano inviato da Renzi in Sicilia per ‘svuotare’ le ‘casse’ della Regione, è già super-protetto dopo una lettera di minacce a suo carico…). Tutte le altre emergenze siciliane create dall’inadeguatezza del governatore Rosario Crocetta e dal PD possono aspettare. Comprese le strade e le autostrade siciliane che crollano a pezzi.


Nel clima politico confuso di queste ore sembra che i renziani vorrebbero convincere Crocetta alle dimissioni per andare al voto, supponiamo a gennaio del prossimo anno. Secondo quanto prevede lo Statuto siciliano, una volta sciolto anticipatamente il Parlamento dell’Isola si dovrebbe andare al voto dopo tre mesi: ma con Renzi al governo, ormai, può succedere di tutto. Dando per imminente la fine del governo Crocetta (che potrebbe tirare a campare senza soldi fino a marzo, ma con problemi sociali difficili da gestire con le ‘casse’ regionali vuote), gli scenari, insomma, dovrebbero essere due. Primo scenario: applicazione di quanto previsto dalla Legge ed elezioni siciliane a gennaio 2016.

Secondo scenario: commissariamento della Sicilia ignorando quanto previsto dallo Statuto siciliano, magari per un anno o due. In questo caso il PD eviterebbe una sconfitta elettorale quasi certa e continuerebbe a controllare la Sicilia con il commissariamento. La seconda ipotesi a noi sembra folle, perché calpestare lo Statuto autonomistico siciliano quando le due più alte cariche dello Stato sono occupate da siciliani (Sergio Mattarella al Quirinale e Piero Grasso alla presidenza del Senato) dovrebbe essere una strada impercorribile. Troppa vergogna. Ma da Renzi, lo ribadiamo, c’è da aspettarsi di tutto.
Ma al di là dei giochi politici, resta un dato che è, contemporaneamente, economico, finanziario, sociale e infrastrutturale: la Sicilia sprofonda. E sono proprio le via di comunicazione stradale la cartina al tornasole di una crisi che peggiora di giorno in giorno. L’autostrada Palermo-Caltanissetta è bloccata da sei mesi. In questi casi si interviene con una bretella, delegando le opere al Genio militare. Ma il governo nazionale e l’ANAS (che gestisce molto male quest’autostrada) si sono incartati in una bretella che, a distanza di sei mesi, non vede ancora la luce.
Le vie di passaggio sono assicurate dalla strada provinciale che passa da Polizzi Generosa e da una vecchia trazzera in parte sistemata ad opera dei parlamentari grillini. Le automobili, bene o male, percorrono la trazzera. Ma i mezzi di trasporto pesante – che sono quelli che assicurano il passaggio dei beni (a cominciare dai beni alimentari) e, quindi, il funzionamento dell’economia – sono costretti a passare dalla strada provinciale per Polizzi Generosa. Solo che questa strada, con le prime piogge autunnali, è parzialmente franata. Con il rischio, tutt’altro che remoto, che in inverno venga chiusa al traffico. Per il trasporto dei beni non restano le autostrade Palermo-Messina e Messina-Catania e il treno Palermo-Caltanissetta. Qust’ultimo, però, come già ricordato, è bloccato e sarà bloccato per almeno dieci-quindici giorni. Morale: se in questi giorni un temporale dovesse far crollare la strada provinciale per Polizzi Generosa, Caltanissetta e altri centri del Nisseno resterebbero isolati!
I mezzi pesanti, se dovesse franare la strada provinciale per Polizzi Generosa, dovrebbero percorrere l’autostrada Palermo-Messina e poi l’autostrada Messina-Catania. Si tratta di due autostrade gestite in modo delirante dal CAS, il Consorzio Autostrade Siciliane che fa capo alla Regione. Lungo l’autostrada Palermo-Messina si trova di tutto: assenza di segnalazioni a terra (di sera è un problema serio, soprattutto in presenza di piogge), assenza di manutenzione e via continuando. Non va meglio sull’autostrada Messina-Catania che cade a pezzi a causa dell’incuria. L’aspetto veramente incredibile di queste due autostrade gestite dal CAS è che gli automobilisti siciliani, percorrendole a proprio rischio e pericolo, debbono pure pagare il pedaggio!
I problemi non riguarda solo queste tre autostrade (Palermo-Catania, Palermo-Messina e Messuna-Catania), ma quasi tutta la viabilità della nostra Isola. Da due anni le Province siciliane, che già funzionavano male, non funzionano affatto. La legge che le ha abolite, trasformandole in Consorzi di Comuni con le tre città metropolitane di Palermo, Catania e Messina è una presa in giro, perché non ci sono nemmeno i soldi per farle funzionare. In più la legge è stata impugnata da Roma e non si capisce come finirà. Le ex Province, commissariate dalla Regione ma senza soldi, dovrebbero gestire le strade provinciali. Ma non le gestiscono per mancanza di risorse finanziarie. Il risultato è l’abbandono di tutte le strade provinciali della Sicilia che con le piogge invernali potrebbero franare una dietro l’altra isolando centinaia di paesi grandi e piccoli. Quello che state leggendo è gravissimo. Ma non gliene frega niente a nessuno, né a Roma, né a Palermo.
Per farsi un’idea dello stato di queste strade provinciali basta percorrerle. Sulle Madonie abbiamo già detto del parziale crollo della strada per Polizzi Generosa. Ma sono ormai instabili quasi tutte le strade delle Madonie, piene di buche e fessurazioni. Lo scorso anno, durante l’inverno, molte di queste strade sono rimaste chiuse. Si pensava che il governo nazionale e il governo regionale sarebbero intervenuti. Invece non hanno fatto nulla. Tra qualche settimana, quando il freddo e le piogge inizieranno, assisteremo alla scarica barile tra Renzi e Crocetta.
Le Madonie non sono un caso unico. Tutte le strade provinciali dell’Isola versano in uno stato che definire disastroso è poco. Le strade interne delle province di Caltanissetta e Enna sono in buona parte a pezzi. Idem a Messina, ad Agrigento, a Ragusa. Forse si salva un po’ la provincia di Trapani. Forse. La strada che collega Palermo ad Agrigento – che sulla carta dovrebbe essere uno scorrimento veloce – è un disastro. Ci sono lavori in corso dell’ANAS senza capo né coda. Oggi, per percorrerla, non bastano tre ore. E nei giorni scorsi è pure franata. Resta in piedi la scorrimento veloce Palermo-Sciacca non perché è stata realizzata bene, ma perché con il bel tempo, bene o male, tiene. Cosa potrebbe succedere in inverno anche su questa strada non lo sappiamo.
Cosa fanno i governi di Renzi e di Crocetta davanti a questi problemi? Assolutamente nulla. In questo momento l’unico problema del PD – partito che è al governo a Roma e in Sicilia – è trovare il modo per mandare a casa Crocetta e, contemporaneamente, per gabbare, per la terza volta consecutiva, i siciliani.
Il PD, in Sicilia, non ha mai vinto un’elezione regionale. Eppure governa da otto anni con i disastrosi risultati che sono sotto gli occhi di tutti (a parte i disastri delle strade e delle autostrade, la Sicilia è l’ultima regione in Europa per occupazione e tra le ultime per occupazione femminile). Nel 2008 il PD è andato al governo grazie al ribaltone di Raffaele Lombardo. Tradendo quasi il 70 per cento di siciliani che l’avevano eletto, Lombardo, governando con il PD, pensava – fino ad oggi sbagliando – di scampare alla condanna per mafia. Ma, nonostante il ribaltone, è stato condannato lo stesso. Crocetta, nel 2012, ha vinto grazie a Lombardo e a Gianfranco Miccichè, che hanno spaccato il centrodestra. Ma nonostante questa spaccatura (e incamerando pure i voti di Francantonio Genovese a Messina e di Nino Papania a Trapani) Crocetta rischiava di perdere lo stesso. Tant’è vero che negli ultimi giorni due esponenti del centrodestra di Catania e provincia – Pino Firrarello e Giuseppe Castiglione – hanno dirottato i voti su Crocetta.
Insomma, Crocetta alle elezioni regionali del 2012 ha vinto sia perché più del 50 per cento dei siciliani non è andato a votare, sia perché Lombardo, Miccichè, Firrarello e Castiglione, per qual poco che valevano anche allora, hanno lasciato il centrodestra per sostenerlo. Oggi Lombardo, Miccichè, Firrarello e Castiglione, in termini elettorali, messi tutti assieme contano meno del due di coppe con la briscola a denari. Se a questo aggiungiamo i danni provocati dal governo Crocetta a cinque milioni di siciliani, non è difficile arguire che il centrosinistra, se si andrà al voto, perderà le elezioni.
Certo, in queste ore il PD, a Roma come a Palermo, è impegnato a far credere ai siciliani che il responsabile dello sfascio della Sicilia è il solo Crocetta. I siciliani, insomma, si dovrebbero dimenticare che il PD governa l’Isola dal 2008. A questo goffo tentativo di alterare la realtà partecipano in tanti. Tutti – PD in testa – sono però convinti che, se si andrà al voto in Sicilia, vinceranno i grillini. Con molta probabilità, Renzi pensa di esercitare in Sicilia una sorta di ricatto politico. Della serie: ho tolto i soldi a Crocetta e li toglierò anche a chi vincerà le elezioni in siciliane. Se voi, cari siciliani, volete sopravvivere, dovrete fare i conti non me.
In questo scenario noi non diamo nulla per scontato. A nostro modesto avviso, l’esito delle elezioni regionali è tutt’altro che scontato. Anche perché i canditati alla guida della Sicilia potrebbero essere tanti, da sei ad otto. Si potrà vincere con il 22-24 per cento dei voti. La partita è apertissima. I grillini siciliani, alla festa nazionale del loro movimento, hanno affermato senza mezzi termini che vinceranno. Sarà così? La troppa sicurezza, in politica, potrebbe giocare brutti scherzi.

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