Sul Titanic

C’è una manovra per ‘addomesticare’ il Servizio Bilancio dell’Assemblea regionale siciliana?

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  • Il nostro è un dubbio, tant’è vero che diamo la notizia con un punto interrogativo. Le dichiarazioni un po’ troppo trionfalistiche dell’assessore Marco Falcone sulla manovra economica e finanziaria 2023 
  • Serve maggiore chiarezza sugli accantonamenti negativi e sui 200 milioni di euro relativi all’accordo con lo Stato 
  • L’assessorato all’Economia e la Commissione Bilancio dell’Ars non gradiscono il ruolo del Servizio Bilancio del Parlamento siciliano?

Il nostro è un dubbio, tant’è vero che diamo la notizia con un punto interrogativo. Le dichiarazioni un po’ troppo trionfalistiche dell’assessore Marco Falcone sulla manovra economica e finanziaria 2023 

Senza fretta l’Assemblea regionale siciliana ha cominciato ad esaminare la manovra economica e finanziaria 2023. ieri sera, forse con toni eccessivamente trionfalistici, l’assessore regionale all’Economia, Marco Falcone, ha annunciato la scontata approvazione del Bilancio a legislazione vigente da parte della Commissione Bilancio e Finanze del Parlamento dell’Isola: “Dopo un positivo confronto in Commissione Bilancio all’Ars – si legge in un comunicato stampa – è stato approvato stasera (ieri sera per chi legge ndr) il disegno di legge Bilancio 2023-25 che offre un quadro rafforzato e virtuoso dei conti della Regione. Vede la luce un Bilancio dal valore complessivo di oltre 16,5 miliardi di euro che si articola su certezze contabili e che, seguendo un principio di oculatezza, riduce l’indebitamento complessivo dell’ente”. In realtà, le “certezze contabili” enunciate dall’assessore Falcone sono un po’ presuntuose, perché sulla manovra della Regione 2023 pende come una spada di Damocle il ricorso presso la Corte Costituzionale presentato dalla Corte dei Conti per la Sicilia. La Magistratura contabile contesta al Governo siciliano e all’Assemblea regionale la ‘spalmatura’ decennale di un disavanzo (che in realtà è un debito a tutti gli effetti, anche se questa ‘trasformazione’ avrebbe dovuto essere contestata negli anni passati) di circa 800 milioni di euro. Questo ‘buco’, a parere della Corte dei Conti, andrebbe sanato quest’anno e non scaricato a rate sulle generazioni future. Il fatto che una norma nazionale abbia scavalcato la Corte dei Conti per la Sicilia – di fatto è successo questo, è inutile girarci attorno – ciò non significa che la Consulta sia obbligata a pronunciare una sentenza che non travolga la volontà di Governo e Parlamento nazionali. Anche per questo si parla di “Giudici delle leggi”.

 

Serve maggiore chiarezza sugli accantonamenti negativi e sui 200 milioni di euro relativi all’accordo con lo Stato 

Di questo possibile scenario si rende conto, almeno parzialmente, lo stesso assessore Falcone che precisa: “Inoltre, grazie a specifici accantonamenti teniamo conto di tutte le partite indicate dalla Corte dei Conti”. A onor del vero non abbiamo letto ancora il disegno di legge sul Bilancio a legislazione vigente. Se quello che dice l’assessore Falcone risponde a verità, ebbene, sia nel Bilancio, sia nella legge di stabilità 2023 ci dovrebbero essere accantonamenti negativi pari a circa 800 milioni di euro, che è la citata cifra che verrebbe a mancare se Governo e Parlamento siciliani dovessero ottemperare a un eventuale pronunciamento della Corte Costituzionale favorevole alla Magistratura contabile. Detto in parole più semplici, se la Consulta dovesse stabilire che la Corte dei Conti ha ragione nell’indicare al Governo e al Parlamento siciliani di eliminare dalla manovra 2023 circa 800 milioni di euro, dovrebbero essere pronti i capitoli dove tagliare questi benedetti 800 milioni di euro. E’ a questo che si riferisce l’assessore Falcone quando parla di “specifici accantonamenti” che tengono conto delle “partite indicate dalla Corte dei Conti”? Forse l’assessore Falcone dovrebbe esprimersi con maggiore chiarezza. L’assessore riferisce anche che il Governo si accinge a reinvestire i “200 milioni di euro che abbiamo in entrata sulla base dell’accordo Stato-Regione per il recupero della maggiore spesa sanitaria”. Ciò significa che il Governo nazionale ha già erogato questi 200 milioni di euro alla Regione? Anche su questo servirebbe maggiore chiarezza.

 

L’assessorato all’Economia e la Commissione Bilancio dell’Ars non gradiscono il ruolo del Servizio Bilancio del Parlamento siciliano? 

Un altro punto poco chiaro si riassume nella domanda: quale sarà il ruolo che svolgerà il Servizio Bilancio dell’Assemblea regionale siciliana? Il passaggio è importante, perché il servizio Bilancio è una garanzia per tutto il Parlamento siciliano. al Governo, è noto, spetta la messa a puto dei documento finanziari – Bilancio e Finanziaria – che poi vengono esaminati dalle Commissioni legislative di merito e dalla Commissione Bilancio. Dopo di che la presidenza della Parlamento siciliano, attraverso i propri uffici, opera un’analisi sui documenti contabili. Non si tratta di un controllo ‘politico’ sui documenti contabili ma di un controllo tecnico esercitato dal servizio Bilancio del Parlamento siciliano. E’ un controllo di garanzia per evitare problemi che, poi, potrebbero tradursi in impugnative da parte del Governo nazionale. La sensazione che si è avuta in questi giorni è che sia l’assessorato all’Economia, sia la Commissione Bilancio dell’Ars non ‘gradiscano’ molto la verifica tecnica da parte del Servizio Bilancio. Ovviamente ci auguriamo di sbagliarci, perché il fatto che il Governo siciliano e il Governo nazionale sono dello stesso colore politico significa poco o nulla in presenza di eventuali problemi, che verrebbero sanzionati ‘in automatico’ dagli uffici di Palazzo Chigi e dal Ministero dell’Economia. Sui fatti ‘tecnici’ la politica c’entra fino a un certo punto, come dimostra il citato ricorso della Corte dei Conti alla Corte Costituzionale che potrebbe provocare un patatrac non tanto al Bilancio, dove oggi si trovano nella stragrande maggioranza dei casi le spese obbligatorie, quanto alla legge di stabilità regionale da dove dovrebbero essere eventualmente tolti gli 800 milioni di euro, ovviamente se la Consulta dovesse dare ragione alla Magistratura contabile che considera errata la ‘spalmatura’ in dieci anni del citato ‘buco’ 800 milioni di euro.

Foto Regione siciliana 

 

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