BRICS e Unione economica eurasiatica (EAEU) verso una carta di pagamento. Sconfitta di Obama e Biden? / MATTINALE 864

29 novembre 2022
  • Brutte notizie per l’Occidente industrializzato e per l’area del dollaro 
  • Gli Stati Uniti e la strategia sbagliata in Ucraina
  • La Siberia, il sogno americano finito ormai nelle mani della Cina 
  • Che rimane oggi dell’Occidente industrializzato che i Democratici americani stanno mandando al macero?

Brutte notizie per l’Occidente industrializzato e per l’area del dollaro 

Oggi dedichiamo il nostro MATTINALE  a una notizia che, con molta probabilità, segna una svolta nel commercio internazionale e, in generale, nell’economia mondiale e nella geopolitica. La Commissione economica eurasiatica (CEE) – leggiamo su Telegram – ha proposto di creare un sistema di pagamento per i Paesi BRICS e l’Unione economica eurasiatica (EAEU) con una carta di pagamento comune”. Rispetto a quanto sapevamo c’è una novità. Lo scorso 9 Agosto abbiamo dato notizia che i Paesi del BRICS – Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica – lavorano per creare una valuta alternativa al dollaro statunitense da utilizzare negli scambi commerciali internazionali. Insomma, al progetto del BRICS si è affiancata l’Unione economica euroasiatica della quale fanno parte tra Bielorussia, Kazakistan, Russia, Armenia (a partire da ottobre 2014) e Kirghizistan (a partire da dicembre 2014). A questa seconda notizia ne va aggiunta una terza già in parte nota: la richiesta di altri Paesi del mondo di entrare a far parte del BRICS. Un Pese che, di recente, ha fatto richiesta di entrane nel BRICS è l’Algeria. E ce ne sono altri che valutano positivamente la prospettiva del BRICS, dall’Egitto all’Argentina, dall’Indonesia alla Nigeria, dagli Emirati Arabi Uniti all’Arabia Saudita, dal Senegal alla Thailandia in rappresentanza di altri Paesi emergenti e in via di sviluppo. Siamo davanti al fallimento integrale della strategia politica americana dei Democratici Obama e Biden che sembra non ne abbiano indovinata una.

 

Gli Stati Uniti e la strategia sbagliata in Ucraina

Perché queste notizie sono importanti? Perché, con molta probabilità, ci dicono che l’azione di contrasto degli Stati Uniti d’America ai Paesi che cercano di andare oltre l’area del dollaro americano si sta rivelando sbagliata. Negli Stati Uniti si sono sempre fronteggiate due visioni della politica internazionale: l’interventismo, tipico del Partito Democratico sin dai tempi del Vietnam (sono stati i Democratici americani ad iniziare la rovinosa guerra in Vietnam nei primi anni ’60 dopo l’uccisione di John Fitzgerald Kennedy che, forse, non era molto d’accordo sulla guerra: chissà) e l’anima isolazionista. Il golpe messo a segno in Ucraina nel 2014 dagli americani allora governati dal democratico Obama, come scriviamo spesso, avrebbe dovuto aprire la via all’attacco alla Russia nel 2016. Interessante, al riguardo, l’intervista all’esponente della sinistra tedesca, Oskar Lafontaine, che abbiamo pubblicato ieri. “È perfettamente chiaro – dice il politico tedesco – che, visti i precedenti, abbiamo a che fare con una guerra per procura degli Stati Uniti contro la Russia che è stata preparata da molto tempo. È imperdonabile che l’SPD in particolare abbia tradito l’eredità di Willy Brandt e la sua politica di distensione e non abbia nemmeno seriamente insistito sul rispetto dell’accordo di Minsk”. Gli Stati Uniti, dice sempre Lafontaine, “hanno avuto un enorme successo nel rompere le relazioni tra la Federazione Russa e l’UE. Sono anche riusciti a mettere da parte l’UE e la Germania come loro potenziali rivali geostrategici ed economici almeno per il momento. Stanno ora determinando le politiche degli Stati dell’UE ancor più di prima del conflitto ucraino, anche grazie a politici compiacenti a Berlino e Bruxelles. Possono vendere il loro gas sporco di fracking e l’industria della difesa statunitense sta facendo ottimi affari. D’altra parte, non sono riusciti a ‘rovinare la Russia’, come ha affermato la signora Baerbock come uno dei loro portavoce, rovesciando Putin e installando un governo fantoccio a Mosca per ottenere un migliore accesso alle materie prime russe, come è stato il caso ai tempi di Eltsin. E ho l’impressione che ora gli Stati Uniti si siano resi conto che qui stanno mordendo il granito. Nonostante le massicce consegne di armi all’Ucraina e l’invio di numerosi ‘consiglieri militari’, la potenza nucleare russa non può essere sconfitta militarmente. Inoltre, le sanzioni occidentali si stanno rivelando un boomerang, danneggiano gli Stati occidentali più della Russia e porteranno alla deindustrializzazione, alla disoccupazione e alla povertà. I lavoratori in Europa stanno pagando il prezzo delle ambizioni di potere mondiale di una folle élite a Washington e della codardia dei leader europei”.

 

La Siberia, il sogno americano finito ormai nelle mani della Cina 

L’attacco alla Russia – questo almeno è ciò che pensiamo – sarebbe dovuto partire nel 2016, se è vero che i Democratici pensavano di vincere le elezioni presidenziali di quell’anno senza problemi. Ma hanno commesso, per primi, l’errore che, a cascata, stanno commettendo tutte le ‘presunte’ sinistre del cosiddetto Occidente industrializzate contaminate, se non vendute, al liberismo economico e al globalismo: la sottovalutazione della volontà popolare. E infatti, nel 2016, quando forse sono state celebrate le ultime elezioni presidenziali regolari, i Democratici americani hanno perso e ha vinto Donald Trump. Per quattro anni, complici i media asserviti al sistema liberista-globalista, i Democratici hanno distrutto l’immagine di Trump per poi vincere le elezioni presidenziali nel Dicembre del 2020 grazie ai voti ‘postali’. Ma già erano passati quattro anni e il presidente russo Putin, che aveva fiutato le intenzioni americane, ha stretto un’alleanza di ferro con la Cina, già operativa in Siberia, immensa area della Russia ricca di materie prime e di misteri che era il vero obiettivo degli Stati Uniti d’America. Con molta probabilità, quasi tutti i disordini che oggi vanno in scena nel mondo non sono altro che la reazione degli Stati Uniti a quello che si configura come un attacco all’area del dollaro. Infatti, se dai primi anni ’90 ad oggi i Paesi NATO hanno accerchiato la Russia, oggi i Paesi che non vogliono più sottostare all’area del dollaro americano hanno  propria volta ‘circondato’ l’Occidente. L’Africa oggi ‘parla cinese’ a parte i 14 Paesi africani ancora sotto il dominio coloniale francese e qualche altre realtà. In Sudamerica, dove gli americani ne hanno combinate di tutti i colori, il Brasile è già schierato con la Cina e le elezioni presidenziali brasiliane molto strane, che hanno determinato la vittoria di Lula sul presidente uscente Bolsonaro, sono contestate da manifestazioni di piazza e non si sa come finirà. Altri Paesi del Sudamerica vogliono lasciare l’area del dollaro statunitense. Per non parlare del Medio Oriente, non esattamente occidentale, e dei Paesi del Golfo che hanno rotto con gli Stati Uniti (altro fallimento dell’amministrazione di Joe Biden).

 

Che rimane oggi dell’Occidente industrializzato che i Democratici americani stanno mandando a sbattere contro il muro?

In questo scenario, la guerra in Ucraina con la Russia che sta mettendo alle corde il popolo ucraino tra bombardamenti e l’Inverno che incombe in un Paese senza energia elettrica, i disordini in Cina contro le restrizioni adottate dal Governo per combattere il Covid, i disordini in Iran per i diritti civili sembrano, in realtà, tutte mosse di Intelligence un po’ disperate di un Occidente in grande difficoltà. Forse la strategia di attacco frontale alla Cina e ai suoi alleati decisa dai Democratici americani è fallimentare? E così torniamo alla notizia iniziale di questo articolo. Le guerre continuano, la Cina e l’Iran sono alle prese con disordini ma la strategia economica dei Paesi che vogliono fare a meno del dollaro statunitense va avanti: la carta di pagamento comune tra i Paesi del BRICS e i Paesi dell’Unione economica eurasiatica è un altro tassello della Cina e dei suoi alleati destinato a incidere nel commercio mondiale. Che rimane oggi dell’Occidente industrializzato che i Democratici americani stanno mandando a sbattere contro il muro? Forse i social che nascondono gli articoli che raccontano la verità…

Foto tratta dal Corriere del Ticino      

 

 

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