I soprusi e le torture dei Savoia nel Sud e in Sicilia: il caso di tre sorelle buttate in carcere per una bandiera…

27 settembre 2020

Visitando le carceri del Sud Italia appena ‘conquistato’ dai piemontesi Lord Henry Lennox, parlamentare inglese, che era stato un sostenitore dei Savoia, si accorse e denunciò gli incredibili soprusi ai danni dei meridionali. La vicenda di tre sorelle – Francesca, Carolina, e Raffaella Avitabile – che trovò rinchiuse in carcere da 22 mesi perché avevano esposto alla finestra della propria abitazione il vessillo delle Due Sicilie

“Sento il debito di protestare contro questo sistema. Ciò che è chiamata unità italiana deve principalmente la sua esistenza alla protezione e all’aiuto morale dell’Inghilterra, deve più a questa che a Garibaldi, che non agli eserciti stessi vittoriosi della Francia, e però, in nome dell’Inghilterra, denuncio tali barbarie atrocità, e protesto contro l’egidia della libera Inghilterra così prostituita”.

Così Lord Henry Lennox, parlamentare inglese, nel 1863, riferì quanto aveva visto in Italia e, precisamente, nel Sud Italia, diventato tale dopo l’unificazione, con la scomparsa del Regno delle Due Sicilie voluto proprio dall’Inghilterra.

Lord Henry Lennox era stato un sostenitore di Vittorio Emanuele II di Savoia. Ma dopo essere stato in Italia e aver visitato il Sud Italia, aveva cambiato opinione. E lo disse senza giri di parole in un discorso alla camera del Comuni.

Riprendiamo un articolo di Briganti che racconta molto bene quello che Lord Henry Lennox vide e raccontò.

“Ciò che il politico britannico si trovò davanti agli occhi – il riferimento è alla visita del politico inglese nell’Italia ‘unificata’ – lo spinse a dubitare della veridicità delle decantate condizioni di giustizia e libertà in cui avrebbe dovuto versare lo Stato unitario. Egli criticò aspramente il nuovo governo sottolineando come qualsiasi voce dissidente fosse immediatamente messa a tacere attraverso un sistema di arresti arbitrari che contemplavano l’incarcerazione senza processo. Per il carcere partenopeo di Santa Maria Apparente, Lennox dovette constatare che, in quel penitenziario, erano reclusi, da oltre 18-24 mesi, uomini, ritenuti rivoluzionari, che erano stati arrestati ed imprigionati senza mai aver subito un interrogatorio, senza mai essere stati processati e senza che fosse stato loro formalizzato alcun capo d’imputazione. Egli notò come molti detenuti ‘politici’, più che avere l’aspetto di pericolosi rivoluzionari, apparissero come sventurati di umili condizioni e spesso in là con gli anni; riportò inoltre, che le numerose petizioni che richiedevano lo svolgimento dei processi per questi detenuti, una volta inviate a Torino, venivano puntualmente ignorate”.

Insomma, quando i Savoia non ricorrevano alla fortezza di Fenestrelle, in Piemonte, si ‘arrangiavano’ nelle stesse città del Sud Italia, dove i soprusi con chi non la pensava come i piemontesi erano la norma.

“La situazione registrata al carcere della Concordia – leggiamo sempre su Briganti – apparve, agli occhi del Lennox, ben più grave: gli accusati di reati politici erano detenuti in condizioni promiscue con i criminali comuni, tra i quali vi era, finanche, un omicida; tra i detenuti politici, invece, vi erano anche religiosi, anch’essi prelevati dai propri domicili ed imprigionati senza processo e imputazione di capo d’accusa. Nelle carceri femminili, invece, le donne accusate di reati politici erano detenute promiscuamente con le prostitute e le criminali comuni. Della visita al penitenziario femminile di Santa Maria ad Agnone, Lennox riporta il caso delle sorelle Francesca, Carolina, e Raffaella Avitabile, detenute da 22 mesi perché accusate di aver esposto alla finestra della loro abitazione il vessillo delle Due Sicilie”.

A Salerno le condizioni dei detenuti apparvero al parlamentare inglese drammatiche:

“Il direttore del carcere – leggiamo su Briganti – riferì di un sovraffollamento del suo penitenziario: il numero dei detenuti, 1359 persone, era più che doppio rispetto alla capacità massima della struttura (650 detenuti); ciò aveva comportato lo scoppio di una epidemia di febbre tifoide, che, solo nell’ultima settimana, aveva ucciso, oltre che diversi detenuti, anche il medico della prigione ed un secondino. In una prima cella erano stipate oltre 25 persone, tra civili sospettati di reati politici, religiosi e delinquenti comuni. In un altro locale, trascorrevano la loro intera giornata, fatta salva l’ora d’aria in cortile, 157 uomini, sempre promiscuamente detenuti. Squallore e sporcizia, ancora, erano evidenti in un altro stanzone che conteneva 230 prigionieri in misere condizioni: gli abiti di costoro erano talmente logori, che taluni di essi rasentavano la nudità. A parere di Lennox, il cibo portato ai prigionieri era tale che, in Inghilterra, non sarebbe stato dato in pasto neanche agli animali”.

“Con circa 1200 prigionieri, anche il carcere della Vicaria – leggiamo ancora nell’articolo – era sovraffollato, contenendo circa il doppio dei detenuti di cui era capace, dei quali molti erano ancora in attesa di processo. Il grosso di essi era stipato in 5 stanzoni intercomunicanti in pessime condizioni di igiene. Inoltre, non veniva garantito il necessario grado di sicurezza, poiché, rispetto alla mole di detenuti, il personale di sorveglianza era insufficiente”.

Lennox invitò Gladstone a intervenire, perché questa vergogna coinvolgeva l’Inghilterra. Ma non intervenne nessuno. Correva l’anno 1863.

QUI L’ARTICOLO DI BRIGANTI

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