Oggi ricordiamo Pio La Torre. Ma ricordiamoci che il MUOS di Niscemi è la negazione delle sue battaglie

30 aprile 2020

Oggi ricordiamo un grande siciliano. L’uomo che, nei primi anni ’80 del secolo passato, si batteva contro la militarizzazione della Sicilia. Ebbene, rispetto alle battaglie condotte da Pio La Torre il MUOS di Niscemi è un vero e proprio pugno in un occhio contro il quale la ‘sinistra’ che ha governato la Regione siciliana nella passata legislatura avrebbe dovuto opporsi. Ma non l’ha fatto. Il resto sono chiacchiere

Non siamo più un Paese libero. Anche per assistere economicamente famiglie e imprese in un momento di crisi sanitaria ed economica gravissima dobbiamo chiedere il ‘permesso’ a un’Unione europea dove la regola aurea è lo strozzinaggio del MES. Eppure il 25 aprile festeggiamo la ‘liberazione’. E oggi ricordiamo il sacrificio di Pio la Torre, ucciso la mattina del 30 Aprile del 1982 insieme con il suo uomo di scorta, Rosario Di Salvo. Pio La Torre che si batteva contro la presenza dei missili americani in Sicilia, ma oggi facciamo finta di non sapere che gli americani hanno piazzato nella nostra Isola, a Niscemi, il MUOS, con il sì della politica italiana.
La mattina del 30 Aprile di trentotto anni fa il potere elimina un uomo che, con grande coraggio, non aveva esitato a mettersi contro la borghesia mafiosa e contro i legami tra la stessa mafia e gli Stati Uniti d’America sanciti durante e dopo lo sbarco degli americani in Sicilia nel 1943.

La Torre, nato nel quartiere Altarello di Baida di Palermo, ha cominciato giovanissimo l’attività politica nel Pci. Proveniva da una famiglia di contadini e conosceva molto bene il mondo agricolo siciliano. E’ stato, negli anni del secondo dopoguerra, in prima fila nelle lotte per l’occupazione delle terre.

La Torre non è mai stato organico all’ala del Pci siciliano che, alla fine degli anni ’50 del secolo passato, con la ‘benedizione’ dell’allora segretario nazionale del partito, Palmiro Togliatti, per “rompere l’unità politica dei cattolici”, diede vita alla cosiddetta ‘Operazione Milazzo’.

La “rottura dell’unità politica dei cattolici” era una mezza scusa. Dietro la presidenza della Regione affidata al democristiano ‘ribelle’ Silvio Milazzo, si nascondevano molte insidie. All’inizio l’operazione è addirittura appoggiata da don Luigi Sturzo. Al fondatore della dottrina del Cattolicesimo sociale – negli ultimi anni della sua vita in rotta di collisione con la Democrazia Cristiana – non andava a genio Amintore Fanfani, che in quel momento ricopriva tre cariche molto importanti: segretario nazionale della Dc, capo del Governo italiano e Ministro degli Esteri.

La rivolta siciliana – l’estromissione dal Governo della Sicilia del democristiano Giuseppe La Loggia, legato a Fanfani – avrebbe dovuto essere un’operazione politica tutta interna alla DC: per la precisione, una bella lezione per lo stesso Fanfani per disarcionarlo dal Governo e dalla segreteria della Dc.

Dopo di che dietro Milazzo c’erano altri interessi: per esempio, gli interessi dell’allora presidente dell’ENI, Enrico Mattei, che voleva acquisire i permessi di ricerca di idrocarburi nel mare di Sicilia, facendo fuori – addirittura! – le ‘Sette sorelle’, ovvero le compagnie petrolifere americane.

E qui si torna al 1943: alla firma dell’armistizio di Cassibile, il 3 settembre del 1943, quando gli americani, di fatto, mettono radici in Sicilia. E in quel lontano 1943 c’è anche il ruolo, ami ben definito, della mafia siciliana.

Non è vero che tutto il Pci siciliano partecipò all’operazione milazziana. Il Governo di Silvio Milazzo il ‘ribelle’ vedeva la DC all’opposizione e un ventaglio di partiti che appoggiavano Milazzo, dai fascisti ai comunisti. Ma tra questi ultimi alcuni si tennero fuori: e tra questi c’era La Torre.

Rispetto ad altri dirigenti della sinistra siciliana forse troppo ottimisti, o troppo ingenui o, ancora, troppo ‘scafati’, La Torre vedeva nell’operazione Milazzo elementi di poca chiarezza. I fatti gli avrebbero dato ragione, se è vero che un ruolo non certo secondario nel secondo e, soprattutto, nel terzo Governo Milazzo lo ebbero proprio i mafiosi.

Si è sempre detto che il milazzismo sia stato il tentativo di rilanciare l’Autonomia siciliana. Una tesi che non ci ha mai convinto, perché, di solito, i mafiosi non difendono l’Autonomia siciliana: al massimo se ne servono per poi gettarla alle ortiche se non gli serve più.

Noi, oggi, vogliamo ricordare La Torre per le sue battaglie contro la mafia e per le sue battaglie politiche e sociali in difesa dell’Autonomia siciliana. La sinistra siciliana non aveva una tradizione autonomista. Ma La Torre, dell’Autonomia siciliana, ve aveva colto le grandi opportunità e l’ha sempre difesa, soprattutto negli anni della Cassa per il Mezzogiorno, quando i grandi gruppi economici del Nord Italia ‘calavano’ nel Sud per realizzare grandi opere pubbliche progettate dai tecnici della stessa Cassa per il Mezzogiorno.

Nella prima fase della Cassa per il Mezzogiorno i progetti venivano decisi a Roma o a Milano, spesso sulla pelle delle amministrazioni locali del Sud. La Torre fu uno dei pochi a porre la questione. la Cassa per il mezzogiorno chiuderà i battenti alla fine degli anni ’70. Al suo posto arriverà l’Agenzia per il Mezzogiorno. E la Torre fu uno dei parlamentari del Sud che si sono battuti per dare un ruolo centrale alle amministrazioni locali del Sud nella redazione dei progetti di sviluppo.

Le battaglie condotte da la Torre negli anni ’60 del secolo passato sono oggi molto attuali:

“La svolta drammatica che vive oggi l’Autonomia Siciliana non è che il risultato più evidente della volontà del Governo nazionale di mortificare gli istituti democratici del Paese per fare passare le linee di sviluppo del capitalismo monopolistico”: questa intuizione di oltre cinquant’anni fa è ancora oggi attuale: basti pensare a come il Governo Renzi ha mortificato il Sud e la Sicilia e al ruolo preponderante esercitato oggi dalle multinazionali nell’Unione europea.

QUI PER ESTESO UN INTERVENTO DI PIO LA TORRE SULL’AUTONOMIA SICILIANA

Ma Pio la Torre è stato anche un uomo politico che ha provato a ‘disegnare’ un “Mediterraneo di pace” proprio quando il mondo andava in una direzione opposta.

“Con gli occhi per terra le gente prepara la guerra”, cantava Lucio Dalla.

Nei primi anni ’80 inizia l’offensiva liberista che porterà allo smantellamento dell’Unione Sovietica e all’attuale dominio dell’economia sulla politica.

A partire dai primi anni ’80 capitalismo e militarismo sono andati di pari passo. La militarizzazione della Sicilia, nei primi anni ’80, era una necessità per gli americani, in perfetta continuazione con l’armistizio di Cassibile.

Chi ha vissuto quegli anni ricorderà le grandi manifestazioni per la pace che si tenevano in Sicilia. In quegli anni la sinistra e il mondo cattolico si incontravano non per fare affari con le ‘cooperative’, ma per “cambiare il mondo”. Ed è in questo scenario che matura l’omicidio di La Torre.

Oggi tante ‘autorità’ ricorderanno l’allora segretario del Pci siciliano, che era tornato in Sicilia per “cambiare la Sicilia”. Chissà se si ricorderanno che in Sicilia, oggi, grazie a una classe dirigente siciliana inesistente a Niscemi è stato piazzato il Muos.

Cos’è il Muos? Lo spiega molto bene un articolo del Coordinamento dei comitati No Muos contro le antenne a Niscemi:

“Si tratta di una delle infrastrutture militari più estese del territorio italiano: 1.660.000 metri quadri di terreni boschivi e agricoli, entrati nel settembre 1988 nella disponibilità del Demanio pubblico dello Stato – Ramo Difesa Aeronautica Militare, dopo l’acquisizione dalla Olmo S.p.A. di Catania. La Naval Radio Transmitter Facility di Niscemi assicura le comunicazioni supersegrete delle forze di superficie, sottomarine, aeree e terrestri e dei centri C4I (Command, Control, Computer, Communications and Intelligence) della Marina militare Usa. Un’infrastruttura ad uso esclusivo delle forze armate statunitensi, come scritto nell’Accordo tecnico tra il Ministero della difesa e il Dipartimento della difesa degli Stati Uniti d’America riguardante le installazioni in uso alle forze USA di Sigonella, firmato a Roma il 6 aprile del 2006 dall’ammiraglio N. G. Preston, comandante US Navy per la regione europea e dal generale Mario Marioli dell’esercito italiano. Come si legge nell’accordo, l’uso esclusivo «significa l’utilizzazione dell’infrastruttura da parte della forza armata di una singola Nazione, per la realizzazione di attività relative alla missione e/o a compiti assegnati a detta forza dallo Stato che l’ha inviata». A esplicitare ulteriormente la piena sovranità di Washington, la tabella annessa all’accordo con l’elenco delle infrastrutture di «proprietà ed uso esclusivo» USA a Niscemi: il sito di trasmissione e l’antenna a microonde; l’Helix House e l’antenna a bassa frequenza LF; un magazzino di stoccaggio; un edificio per la protezione antincendio; un serbatoio d’acqua; un’officina di manutenzione elettronica; 37 antenne ad alta frequenza HF” (QUI L’ARTICOLO PER ESTESO).

Mettiamola così: diciamo che, oggi, in Sicilia, nella politica siciliana, non sono tanti coloro i quali che, a ragione, possono dire di essere seguaci di Pio La Torre. E sicuramente, tra i seguaci, non si possono annoverare gli esponenti di una certa ‘sinistra’ che non ha mosso un dito per bloccare il MUOS di Niscemi e che, anzi, ha avallato la presenza di questa arma micidiale in Sicilia.

Foto tratta da Welfare Network

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