L’inchiesta sui fondi PSR: ecco dove finisce una parte importante dei fondi europei destinati all’agricoltura siciliana

4 marzo 2020

Fondi europei destinati – almeno sulla carta – all’agricoltura siciliana: arresti per imprenditori e burocrati regionali. I dubbi manifestati due anni fa dai giudici della Corte dei Conti. Il ‘buco’ di 5 miliardi di euro segnalato quattro anni fa proprio nella gestione dei fondi europei destinati all’agricoltura  

Perché mentre l’agricoltura siciliana versa in una pesante crisi economica gli esponenti della vecchia politica siciliana si accapigliano per andare a gestire l’assessorato regionale all’Agricoltura? Cos’è che li attira? Perché tanta ressa per andare a gestire un settore che è difficile e, come già detto, colpito da una crisi?

Un’esauriente risposta a queste domande arriva oggi con l’inchiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo che ha scoperchiato il pentolone di una parte dei fondi europei destinati, almeno sulla carta, al sostegno dell’agricoltura siciliana.

Si tratta delle risorse finanziarie del Piano di Sviluppo Rurale (PSR) 2007-2013 e del PSR successivo (e ancora in fase di attuazione): il PSR 2014-2020.

I passaggi di questa storia giudiziaria li potete leggere in un completo articolo di Blog Sicilia. Noi ci limitiamo a sottolineare gli elementi più importanti di questa vicenda, provando a illustrare qualche spiegazione alla luce di quanto avvenuto qualche anno fa.

Intanto va sottolineato che ad essere coinvolti in questa inchiesta giudiziaria sono imprenditori e burocrati della Regione siciliana, segnatamente dell’assessorato regionale all’Agricoltura.

“I finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo, guidato dal colonnello Gianluca Angelini, nell’ambito di indagini coordinate dal Procuratore Francesco Lo Voi e dall’aggiunto Sergio Demontis – leggiamo su Blog Sicilia – hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal Gip del Tribunale di Palermo nei confronti di 24 soggetti, di cui 4 sottoposti a custodia cautelare in carcere, 12 ristretti agli arresti domiciliari, 8 sottoposti all’obbligo di dimora nel Comune di residenza con contestuale obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Con il medesimo provvedimento il Gip ha disposto il sequestro preventivo di 14 imprese, 3 delle quali con sede all’estero (Ungheria, Austria e Romania), per un valore di circa 24 milioni di euro, nonché il sequestro, anche per equivalente, di disponibilità finanziarie, beni mobili e immobili per oltre 12,5 milioni di euro, pari all’ammontare dei contributi pubblici indebitamente percepiti. Bloccata, inoltre, l’erogazione di contributi indebiti per ulteriori 3,5 milioni di euro”.

Parliamo di milioni di euro di fondi europei destinati all’agricoltura siciliana.

“Dalle attività svolte – leggiamo ancora su Blog Sicilia – sono nati due filoni di indagine: il primo relativo alla percezione indebita di rilevanti finanziamenti pubblici, il secondo, invece, incentrato sull’operato dei funzionari pubblici deputati al controllo dei requisiti e all’attribuzione dei punteggi per l’ammissione al contributo delle domande di finanziamento”.

Insomma: c’è chi ha percepito indebitamente i fondi europei; e poi c’è la la pubblica amministrazione. Il coinvolgimento, in questa vicenda, dei burocrati lo potete approfondire leggendo il già citato articolo di Blog Sicilia.

Noi segnaliamo il coinvolgimento di un componente dell’ufficio di gabinetto dell’attuale assessore regionale all’Agricoltura. E si tratta, nel giro di pochi giorni, di un secondo stretto collaboratore dell’attuale assessore che finisce nell’occhio del ciclone. 

Come potete leggere sempre nell’articolo di Blog Sicilia, sotto sequestro sono finite anche tre imprese estere: una austriaca, un’impresa ungherese e un’impresa romena.

Da qui due domande:

che nesso c’è tra i fondi europei che debbono sostenere l’agricoltura siciliana e le imprese estere?

Per caso i fondi europei destinati all’agricoltura siciliana finiscono all’estero?

Questa inchiesta è l’ennesima riprova che i fondi europei destinati all’agricoltura – almeno in Sicilia sembra che le cose stiano così – non possono essere gestiti così. C’è sicuramente il ruolo delle persone, che non è secondario: ma, a nostro modesto avviso, il metodo seguito nella gestione di questi fondi va rivisto.

Assegnare centinaia e centinaia di milioni di euro con i ‘bandi’ – sempre a nostro modesto avviso – desta perplessità. E apre la strada a troppe ‘stranezze’.

Due anni fa, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, il giudice della Corte dei Conti per la Sicilia, Luciana Savagnone, affermava:

Si verificano casi di fondi comunitari assegnati in maniera strana. Qualcosa che non funziona nel sistema c’è. Questi contributi sono stati assegnati e riscossi senza controllo da parte di tanti soggetti che si occupano dell’erogazione dei soldi. Siamo davanti ad un fenomeno vasto: proprietari che dichiarano terreni di persone che invece risultano defunte. Non c’è un monitoraggio, un controllo, occorre coinvolgere nei giudizi di responsabilità non solo gli enti concessori, ma i soggetti intermedi che sono quelli che sbrigano le pratiche. Questo vale sia per i contributi agricoli che per i Por, dove le banche fanno da intermediari. Le banche dovrebbero ad ogni tranche di contributo erogato controllare su quello che si è fatto con la prima rata. È indispensabile agire su questo fronte, ma l’amministrazione è inerte”.

Nel Gennaio del 2017 Franco Busalacchi scriveva:

“Dal 2000 ad oggi l’Unione Europea ha destinato all’agricoltura siciliana quasi un miliardo di Euro all’anno, quindi circa 15 miliardi di Euro (300 miliardi di vecchie lire)… se, invece che in Sicilia, questi soldi fossero stati investiti per bonificare una superficie del Sahara pari a quella della nostra Isola, quello spicchio di deserto oggi sarebbe la riproduzione del Paradiso terrestre per come descritto nella Bibbia (Genesi, 8-14). Il tutto, per di più, fornito e dotato di tutti i miglioramenti della tecnologia più avanzata: antigelo, antinebbia, antipioggia e pro pioggia, impianti e vasche di irrigazione, impianti di riscaldamento e di raffreddamento, fertilizzazione biologica e naturale, competenze e professionalità umane al più alto livello in tutti i settori, scuole, dipartimenti universitari dedicati, formazione, studi e laboratori, ricerca avanzata, impianti di stoccaggio, silos, capannoni, capillare rete viaria di tutti i livelli, aeroporti e porti dedicati, reti telematiche di distribuzione e vendita in tutto il mondo e, non ultima, una vera borsa valori dei prodotti”.

Oggi “l’agricoltura siciliana sopravvive – scriveva sempre due anni fa Busalacchi – grazie ai pochi, veri agricoltori e ai circa 100 mila addetti che si levano la vita per andare avanti e per ‘campare’ uno stuolo di parassiti, mentre la gran parte dei soldi è finita altrove, salvo qualche eccezione. Dove?”.

Già, dove? Busalacchi avanzava alcune ipotesi:

“Una parte non è stata spesa per l’incapacità della politica di organizzare la burocrazia (o forse è cattiva volontà), e Bruxelles non l’ha versata.

Una parte si è dovuta restituire perché la spesa non era conforme ai regolamenti UE (e nessuno ha pagato i danni erariali).

Una parte se ne è andata in truffe colossali e false fatturazioni.

Una parte nella creazione di finti corsi di formazione, nella invenzione di progetti strampalati, impossibili e irrealizzabili, ma fruttuosi.

Una parte nella creazione di legioni di finti agricoltori, singoli e associati, tra cui parenti, amici, figli e fratelli di politici,  assessori e presidenti della Regione”.

“Quando, prima o poi – concludeva Busalacchi – si andrà a fare una seria e implacabile indagine sui patrimoni dei politici che hanno ‘maneggiato’ fondi per l’agricoltura, con lo stesso rigore col quale vengono condotte quelle sulle proprietà dei mafiosi e dei loro prestanome, si scoperchieranno i veri letamai della politica, siciliana e non” (QUI IL NOSTRO ARTICOLO DI DUE ANNI FA PER ESTESO).

Poi c’è un altro nostro articolo di quattro anni fa. Dove raccontiamo di un buco nero di 5 miliardi di euro.

Nell’articolo riportiamo alcune dichiarazioni dell’europarlamentare Ignazio Corrao, uno dei pochi politici siciliani che ha provato a fare chiarezza sui fondi europei destinati all’agricoltura siciliana nell’interesse degli agricoltori:

“L’agricoltura siciliana è in ginocchio. Gli agricoltori stanno abbandonando la terra soffocati dalla concorrenza sleale dei prodotti stranieri e da una pressione fiscale che non ha eguali in Europa. Lo stato di salute dell’agricoltura dell’Isola è pessimo e sembra incredibile che in Sicilia, negli ultimi 7 anni, sono arrivati ben 5 miliardi di euro. Stiamo parlando dei 2,2 miliardi di euro del cosiddetto PSR 2007-2013, il Piano di Sviluppo Rurale gestito dal Dipartimento dell’Agricoltura della Regione, e dei circa 3 miliardi di fondi FEASR, meglio noti come fondi ‘PAC o ‘AGEA’, che arrivano agli agricoltori direttamente dalla Commissione Europea come sostegno al reddito senza passare dalla Regione. Dove sono andate a finire queste risorse fondamentali per la Sicilia? Chi ha intascato i fondi europei per lo sviluppo agricolo?”.

E a proposito della ‘trasparenza’ amministrativa Corrao aggiungeva:

Le informazioni sono inafferrabili, sparse, confusionarie, prive della necessaria trasparenza, nascoste tra le pieghe del sito del PSR Sicilia ed è semplicemente scandaloso che la Regione in tutti questi anni non si sia mai degnata di fornire un elenco organico, completo, trasparente e consultabile pubblicamente dei beneficiari di questi fondi. Nel frattempo, però, il PSR ha finanziato di tutto: dai corsi di formazione all’insediamento di giovani agricoltori, dall’ammodernamento delle aziende agricole ai premi di compensazione per le zone svantaggiate”.

“E’ vero che per molti agricoltori questi fondi sono stati fondamentali per sopravvivere – proseguiva Corrao – ma anche la mafia ne ha saputo approfittare, come dimostrano i numerosi casi di boss che hanno accumulato milioni di euro di fondi UE grazie al controllo e all’accaparramento delle terre a colpi di intimidazioni, furti, racket e violenza. Adesso basta: è giunta l’ora di conoscere, di capire cosa ne è stato di queste risorse” (QUI PER ESTESO IL NOSTRO ARTICOLO).

Lo stiamo cominciando a capire dove finisce una parte, non certo secondaria, dei fondi europei destinati – sulla carta – all’agricoltura siciliana. Ma non è la politica siciliana che sta fornendo queste informazioni…

 

 

 

 

 

 

 

 

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