Oggi ricordiamo Mario Francese, il primo giornalista a scrivere della mafia corleonese

26 gennaio 2020

Totò Riina, Leoluca Bagarella, Bernardo Provenzano entreranno nelle cronache giudiziarie negli anni ’80 del secolo passato. A metà anni ’70 Mario Francese, giornalista di razza, aveva intuito che i Corleonesi stavano dando la scalata alla mafia. Con grandissimo coraggio scrive di loro e dei loro affari. Lo fermeranno con il piombo la sera del 26 Gennaio del 1979

Oggi vogliamo ricordare un grande giornalista siciliano, Mario Francese, ucciso a Palermo la sera del 26 gennaio del 1979.

La vita di Mario Francese si può riassumere in tre parole: passione, coraggio, verità.

La passione per il suo lavoro è stata totale. Chi ha avuto la fortuna – e noi siamo tra questi – di ripercorrere la vita professionale di questo grande giornalista leggendo i suoi articoli (soprattutto le sue inchieste pubblicate dal Giornale di Sicilia, il quotidiano presso il quale ha lavorato) non può non accorgersi del grande amore per il lavoro di giornalista.

La passione di conoscere e raccontare i fatti si lega al coraggio. Ripercorrendo la vita professionale di Mario Francese spuntano figure di primo piano della mafia siciliana: Totò Riina, Leoluca Bagarella (che, stando alle risultanze giudiziarie, sarebbe l’esecutore dell’omicidio del giornalista), Raffaele Ganci, Francesco Madonia, Michele Greco e Bernardo Provenzano. Sono personaggi che abbiamo incontrato nelle cronache degli anni ’80, degli anni ’90, del 2000 e qualcuno arriva pure ai nostri giorni.

Ebbene, alcuni di questi personaggi – per esempio, di Totò Riina e dei corleonesi – Mario Francese ha scritto quando non ne scriveva nessuno. Dopo gli assassini di Stefano Bontade e di Totuccio Inzerillo, esponenti di spicco della vecchia mafia – due omicidi avvenuti entrambi nella primavera del 1981 – la scalata al potere di Cosa nostra, da parte dei Corleonesi, comincia a diventare chiara.

Ma dei corleonesi Mario Francese aveva iniziato ad occuparsi a metà anni ’70. Era un giornalista estremamente coraggioso, Mario Francese. Prima di essere assunto dal Giornale di Sicilia, aveva lavorato presso l’assessorato regionale dei Lavori pubblici. Esperienza che gli era servita, perché nelle inchieste sulle opere pubbliche in Sicilia – dove gli interessi della mafia erano fortissimi – sapeva leggere benissimo le ‘carte’.

Memorabile, per l’acume e per il coraggio, una sua inchiesta sui lavori della diga Garcia, che a metà anni ’70 cominciavano, tra mille problemi, a prendere forma.

I ‘problemi’ erano legati al fatto che su questa diga gli interessi della mafia erano fortissimi. Un’operazione che Mario Francese ricostruirà in modo magistrale in un’inchiesta pubblicata l’8 Aprile del 1979.

Passione e coraggio, in Mario Francese, si saldano nella ricerca della verità. Sì, Mario Francese cercava la verità: e la cercava in una città – Palermo – dove i legami tra mafia e borghesia erano allora molto stretti, anche se non facilmente visibili.

Mario Francese non solo intuisce che nella mafia, con l’arrivo dei Corleonesi, sta cambiando qualcosa: capisce anche che i grandi nomi della mafia che vanno emergendo godono di appoggi impensabili. Ma questo non lo intimorisce, né ferma la sua passione per la verità.

Va avanti, non si ferma. Lo fermano i mafiosi, la sera del 26 Gennaio 1979, anno cruciale, per la Sicilia: anno in cui succede di tutto. L’anno in cui i mafiosi decidono di uccidere il giornalista che non aveva paura di loro.

Foto tratta da Wikipedia

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