Con la lotta al contante i cittadini del Sud dipenderanno dalle banche del Nord/ MATTINALE 420

7 ottobre 2019

L’eliminazione del contante condannerebbe il Sud Italia a una doppia condizione di schiavitù: già il Sud è costretto a subire un sistema creditizio che raccoglie il risparmio dei cittadini dello stesso Sud per impiegarlo al Nord; con l’eliminazione del contante gli stessi cittadini del Sud finirebbero per dipendere dalle banche del Nord anche per andare a fare la spesa!   

di Economicus

Dagli 80 euro del Governo Renzi ai 40 euro del Governo Conte bis. In queste due cifre si condensa la disperazione politica targata PD: ieri il PD di Matteo Renzi, che cercava il consenso che sentiva svanire (di fatto, le elezioni politiche del 4 marzo 2018 segneranno non soltanto la disfatta del PD, ma anche la fine della sua segreteria); oggi la cifra è stata dimezzata ed è utilizzata, sempre per cercare consensi, dall’altro PD: non tanto quello di Nicola Zingaretti, segretario di un partito che non controlla, quanto del PD gestito dall’Unione Europea dell’euro che ha imposto il Governo PD-grillini, con un Ministro dell’Economia, questo storico Roberto Gualtieri, che voi de I Nuovi Vespri avete un po’ sopravvalutato e che a me sembra invece più confuso che persuaso. Per non parlare della lotta al contante, tema sul quale tornerò più avanti.

Con 40 euro al mese in busta paga – frutto, così di dice, del taglio del cuneo fiscale – un certo numero di lavoratori dovrebbe usufruire di questa somma. Una sera in pizzeria per due: lì arriva e lì si ferma il Governo Conte bis.

Ovviamente, questo è solo un punto della manovra economica e finanziaria 2020 che il Governo Conte bis sta mettendo a punto in un clima tragicomico. Perché se è comico come l’attuale Governo annunci (infatti: sono proprio annunci!) dove intende trovare le entrate, è invece tragico il numero delle categorie sociali che verranno colpite da un Governo che – con rispetto parlando – sul fronte dell’economia sembra rappresentato – almeno fino ad ora – da dilettanti allo sbaraglio.

La prima mossa da ultra dilettanti – e siamo stupiti che nessuno l’abbia segnalata – è che un Governo che intende recuperare soldi con il contrasto all’evasione fiscale, la prima cosa che non deve fare, per l’appunto, è parlarne.

Annunciare una stretta fiscale o è un suicidio politico o è una furbata: se Conte e il suo Ministro dell’Economia pensano veramente di combattere l’evasione fiscale sono degli ingenui (e, credeteci, ci teniamo ‘bassi’ con gli aggettivi…): perché chi deve ‘sistemare’ le cose lo ha già fatto, magari facendo sparire un bel po’ di soldi; se è una furbata, beh, allora sono stati bravi, proprio perché lo hanno detto prima…

Ma, a nostro modesto giudizio, l’aspetto più comico di questa manovra 2020 è l’assenza pressoché totale di certezze. In un articolo scritto su questo blog da Giulio Ambrosetti nel 2016 ho appreso dell’esistenza degli “accantonamenti negativi”: sono entrate che non ci sono, ma che vengono comunque inserite nel Bilancio della Regione siciliana, con l’impegno che, un giorno di materializzeranno.

Non avevo mai sentito una cosa del genere. E non credevo ai miei occhi quando, nei primi del 2017, ho visto che lo Stato ha fatto passare una cosa del genere. Pensavo alla faccia di chi, per lavoro, si occupa di contabilità pubblica in Sicilia: il Decreto n. 118 del 2011 che prevede l’accertamento straordinario dei residui attivi, cioè dei crediti che difficilmente si materializzeranno, per cancellarli dai bilanci dei soggetti pubblici e lo Stato e la Regione siciliana che li creavano, inserendo nel Bilancio della Regione soldi che lo Stato non avrebbe in parte erogato alla Regione siciliana!

Il tutto subito dopo che il Parlamento siciliano aveva cancellato dal Bilancio della Regione 10 miliardi di euro di ‘presunti’ residui attivi che, in buona parte, erano crediti che avrebbero potuto e dovuto essere accertati meglio e forse incassati! Storia incredibile che ho letto sempre su I Nuovi Vespri!

Pensavo che iscrivere fra le entrate del Bilancio soldi che non ci sono fosse une prerogativa della Regione siciliana, che utilizza spesso la propria Autonomia per dabbenaggini varie. Invece…

Invece non potete immaginare la mia sorpresa quando ho letto sui giornali che nella cosiddetta Nota di aggiornamento ad documento di economia e finanza ”le risorse per il finanziamento degli interventi previsti dalla manovra di bilancio 2020 saranno assicurate”, a quanto pare almeno in parte, “dalle nuove misure di contrasto all’evasione e alle frodi fiscali, nonché interventi per il recupero del gettito tributario anche attraverso una maggiore diffusione dell’utilizzo di strumenti di pagamento tracciabili”.

Di fatto, così ho letto, l’attuale Governo italiano vorrebbe inserire fra le entrate somme che non ci sono: proprio come fa la Regione siciliana!

Mi sembra di aver letto che, su 14 miliardi di euro, circa la metà di tale somma dovrebbe essere recuperata dalla lotta all’evasione fiscale.

Non so se i rappresentanti del Governo Conte bis pensano davvero una cosa del genere. In un Paese con una pressione fiscale che sfiora il 50%, l’evasione fiscale è l’unico mezzo, per molte imprese, per non scomparire.

Questo vale, ovviamente, per le piccole e medie imprese. L’evasione fiscale dei grandi gruppi economici e finanziari – che peraltro rappresenta la stragrande maggioranza della stessa evasione fiscale – serve per fare ulteriori utili.

Chi ‘mastica’ almeno un po’ di economia sa che un Governo che si presenta pensando di trovare buona parte delle entrate sul recupero di tasse e imposte non pagate è alla frutta: perché non sa che pesci prendere. Se poi – come già ricordato – lo dice anche prima provocherà l’effetto contrario.

E’ bene che gli italiani sappiano che le entrate, l’attuale Governo Conte bis, le troverà massacrando di nuove imposte e di nuove tasse gli italiani. La manovra piuttosto maldestra sull’IVA da pagare sulle patenti di guida è solo l’inizio dell’attività di un Governo che si annuncia impopolare almeno quanto, e forse di più, del Governo di Mario Monti.

E questo nonostante il rapporto Deficit-Pil, che non arriverà al 2,2%, ma almeno al 3% e forse più, con la ‘benedizione’ di un’Unione Europea che darà liquidità a un Governo che ha voluto. Sia chiaro: la UE non regalerà nulla, farà indebitare ulteriormente l’Italia, aumentando, contestualmente, la somma che ogni anno l’Italia paga per fronteggiare gli interessi sul debito.

E che dire della lotta al contante? Io non credo, mi rifiuto di pensare che l’avvocato e lo storico sui quali la UE ha puntato per la gestione dell’economia italiana non sappiano che, in Italia, le banconote e le monete  rappresentano, sul totale della liquidità, appena il 7% contro il 97% della moneta elettronica creata dalle banche. E’ un dato che I Nuovi Vespri hanno ripreso da un bell’articolo di Scenari economici. 

Ora, dire che la riduzione del contante serve per ridurre in modo considerevole l’evasione fiscale è una grande bugia. L’eliminazione del contante è, in primo luogo, un favore alle banche. Ma è, soprattutto, un modo per eliminare del tutto il piccolo commercio artigianale per favorire la Grande distribuzione organizzata.

Io credo che Palermo, la Sicilia e tutto il Sud si debbano ribellare all’annuncio della lotta al contante da parte dell’attuale Governo. Il Sud è stato privato di un sistema creditizio di riferimento: quasi tutte le banche oggi presenti al Sud non hanno ‘testa’ al Sud, ma nel Nord del Paese.

L’eliminazione del contante condannerebbe il Sud Italia a una doppia condizione di schiavitù: già i cittadini del Sud sono costretti a subire un sistema creditizio che raccoglie il risparmio dei cittadini dello stesso Sud per impiegarlo al Nord; con l’eliminazione del contante gli stessi cittadini del Sud finirebbero per dipendere dalle banche del Nord anche per andare a fare la spesa! 

Sotto questo profilo, credo che la città di Palermo sia, in assoluto, una delle peggiori d’Italia. L’ultima volta che ho messo piede a Palermo ho preso atto della scomparsa del mercato storico delle Vucciria, mentre a pochi metri dove un tempo c’era il luogo immortalato in un celebre quadro di Renato Guttuso c’è oggi un centro commerciale tedesco!

Ma come fanno i palermitani a non ribellarsi a tutto questo! Su questo blog ho letto magnifiche rievocazioni della Rivolta de Sette e mezzo del 1866: che fine ha fatto la fierezza dei palermitani di un tempo?

 

Come mai non ci sono meridionalisti che denunciano una cosa così palese?

Tra l’altro, ci sono Comuni della Sicilia – come ha scritto in modo egregio il sindacalista della FABI Carmelo Raffa – dove non ci sono né banche, né sportelli delle Poste. Cosa dovrebbero fare gli abitanti degli 89 Comuni siciliani privi di banche e di sportelli della Posta in caso di un guasto del funzionamento della moneta elettronica? Dovrebbero ricorrere al baratto?

Qualche considerazione di economia generale. E poiché ormai da qualche anno sono un lettore della pagina Facebook del direttore di questo blog, voglio citare un post scritto qualche giorno fa da Luca Pinasco. E un’analisi breve, ma molto efficace di quanto sta avvenendo nel mondo sul fronte dell’economia:

“Bernanke e Greenspan, ex governatori della Federal Reserve – scrive il bravo Pinasco – dicono che in questa fase di stagnazione globale le banche centrali debbano finanziare direttamente la spesa pubblica degli Stati. Blanchard, ex capo economista del Fondo Monetario Internazionale, esorta il Giappone (Paese con debito/pil del 250%) a fare maggior deficit per sostenere la piena occupazione, stesso messaggio che qualche tempo fa aveva lanciato ai Paesi europei. La Banca d’Inghilterra acquista 435 miliardi di titoli inglesi con una improvvisa espansione del suo bilancio. L’agenzia di rating S&P promuove la Spagna al rating A (quattro posti sopra il BBB italiano) perché è uscita dalla crisi economica grazie ad enormi deficit (anche superiori al 10%). Perfino l’austera Germania si ritiene pronta a espandere la spesa per il 2020. Questo per citare soltanto le uscite dell’ultima settimana. E il governo italiano invece? Leggo stamane che nella prossima manovra ridurrà il cuneo fiscale attraverso l’aumento di altre imposte e tagliando la spesa pubblica. Non meravigliamoci poi se tutti crescono tranne noi”.

Null’altro da aggiungere.

Foto tratta da QuiFinanza 

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