Verso il 30 marzo 737esimo anniversario del Vespro: intervista a Fonso Genchi

18 marzo 2019

Sabato 30 marzo, a Palermo, manifestazione per ricordare la rivolta dei Vespri siciliani. Per la nostra Isola è un momento importante per riflettere sulla nostra storia, sul presente e sul futuro. Noi abbiamo deciso di dedicare a questo evento una serie di articoli di presentazione. Cominciamo con l’intervista a Fonso Genchi che, insieme con Antonio Fricano, è stato designato portavoce del Comitato organizzatore  

Da anni Fonso Genchi è uno degli animatori del mondo sicilianista. E non è un caso se lui e Antonio Fricano (del quale ospiteremo presto un articolo) sono stati designati, dal Comitato organizzatore della manifestazione per ricordare la rivolta del Vespro, come portavoce.

Oggi cominciamo ad accompagnare l’arrivo del 30 marzo con una serie di interventi. Oggi diamo la parola al citato Fonso Genchi, per farci raccontare cosa si sta preparando per ricordare la rivolta del 1282.

Allora, Genchi, che cosa bolle in pentola?

“Quest’anno è nata l’idea in rete di celebrare questo anniversario con una manifestazione che consta di due momenti – sempre sabato 30 marzo -: alle 12:00 una messa commemorativa proprio alla chiesa di Santo Spirito, nel cui piano esterno, nel 1282, ci fu la famosa scintilla che diede inizio al Vespro (Druet che perquisisce la dama siciliana mettendo le mani dove non doveva e il marito che gli scippa la spada e lo uccide); alle 16:00 il raduno in Piazza Croce dei Vespri (luogo simbolico perché si narra che proprio lì sotto furono sepolti i francesi uccisi dai palermitani) per il corteo che si snoderà per le vie della città: Sant’Anna, via Roma, il Cassaro, i Quattro Canti, via Maqueda, Piazza Verdi dove si avrà un momento conclusivo con esibizioni artistiche e esecuzione degli inni Matri Terra e Suoni la tromba e intrepido“.

Abbiamo la sensazione che, quest’anno, l’evento sia più sentito. E’ così?

“Sembrerebbe proprio così. Innanzitutto c’è da dire che, rispetto ad edizioni passate, c’è stata una adesione da parte di un numero maggiore di organizzazioni; poi, forse, il momento politico è particolare e invita a scendere in strada, nel senso che si paventa la possibilità che venga data presto piena autonomia a tre Regioni del Nord – Lombardia, Veneto e Emilia Romagna – quando ancora la Sicilia attende da più di 70 anni che la sua Autonomia venga realmente attuata. Ma non è solo questo: la situazione coloniale in cui è stata relegata la Sicilia sta producendo effetti sempre più deleteri: basti pensare ai tantissimi giovani che lasciano l’Isola in cerca di lavoro altrove. La situazione economica e sociale della nostra terra, oggi, è drammatica”.

Si avvicina il momento in cui sin arriverà all’unione di tutte le anime autonomiste e indipendentiste, o si andrà avanti con le solite ‘monadi senza finestre’?

“Non sappiamo cosa riserverà il futuro. Certamente è molto positivo il fatto che queste formazioni sono tutte presenti, assieme ad altre realtà, nella realizzazione di questo evento. Si sta collaborando benissimo e in totale armonia. Il terreno è fertile per possibili intese anche nel futuro”.

Avete pensato al ‘dopo’ la manifestazione?

“Ci si è già detti che, dopo la manifestazione, continueremo a incontrarci e a collaborare. Certamente per organizzare altri eventi. Ma adesso siamo concentratissimi sull’organizzazione di questo appuntamento del 30 marzo”.

Quante persone vi aspettate per le strade di Palermo?

“Difficile dirlo. In eventi passati la Questura ha valutato in circa 600-800 persone i manifestanti. Superassimo le mille presenze, ebbene, lo riterremmo un successo clamoroso, anche considerando il fatto che oggi quasi mai si realizzano questi numeri in manifestazioni spontanee, senza che dietro ci siano partiti ed organizzazioni che finanziano la partecipazione. Il 30 marzo la gente verrà a Palermo a proprie spese. Sappiamo che si stanno organizzando spontaneamente addirittura dei pullman da Messina e da Catania”.

Passiamo alla politica. Cosa pensano gli indipendentisti dell’attuale Governo regionale siciliano?

“Bisognerebbe chiederlo ai segretari e ai presidenti dei gruppi politici indipendentisti. Ma l’impressione è che tutto l’ambiente indipendentista sia completamente nauseato dal sistema dei partiti politici italiani. Con il precedente Governo regionale di Rosario Crocetta si è toccato il fondo, ma anche con l’attuale Governo di Nello Musumeci, al di là delle parole, non si vedono grossi fatti concreti, in particolare per ciò che riguarda l’attuazione dello Statuto. E’ anche per questa valutazione che il Comitato organizzatore ha deciso di non volere tra i manifestanti striscioni, simboli e rappresentanti di partiti italiani e di partiti che con essi collaborano: se queste forze politiche vogliono fare qualcosa per la Sicilia e per la sua autonomia, lo facciano concretamente nelle sedi istituzionali; non vengano a fare passerella nelle manifestazioni…”.

Per un certo momento sembrava che tra autonomisti e indipendentisti da una parte e grillini dall’altra parte ci fosse un certo rapporto di collaborazione. E’ così?

“Certamente alcuni avevano creduto nella possibilità che con l’avvento del M5S si potesse concretizzare un certo ‘cambiamento’, anche per quanto riguarda la ‘questione siciliana’. Alcuni segnali positivi c’erano indubbiamente stati. Adesso, però, che il 5 Stelle è al Governo del Paese e che potrebbe passare dalle parole ai fatti non si sta vedendo nulla di concreto. Vedremo cosa accadrà nei prossimi mesi”.

Intanto la Sicilia sprofonda sempre più…

“Esattamente. Come dicevamo prima, la situazione è sempre più drammatica. Quello che ci preoccupa di più è questo continuo flusso emigratorio a tutti i livelli: “braccia” e “cervelli” lasciano la Sicilia, una terra ricchissima ma tenuta povera, una Sicilia che, per legge costituzionale, dovrebbe poter contare su quasi il 100% dei tributi dei propri cittadini e che, invece, si vede sottrarre indebitamente dallo Stato italiano almeno 7 miliardi di euro l’anno, con tutto ciò che ne consegue”.

E dei siciliani che vanno dietro alla Lega di Salvini che ne pensate?

“All’interno del Comitato organizzatore che, ricordiamolo, si è costituito in rete in seguito alle prime adesioni, dopo che un ristretto Gruppo Promotore aveva creato su Facebook l’evento della manifestazione, ci sono diverse anime e diverse sensibilità. Ma tutti, all’unanimità, abbiamo deciso di non ammettere al corteo le delegazioni siciliane della Lega che è un partito italiano. Cosa ne pensiamo dei siciliani che hanno fatto questa scelta? Alcuni vogliono certamente salire sul carro del vincitore, altri magari sono attirati dalle idee di Salvini ma, in entrambi i casi, non hanno la Sicilia in cima ai propri pensieri; infine, qualcuno potrebbe anche essere in buona fede: che si batta all’interno di quel partito per la Sicilia, vedremo tutti con quali risultati”.

Nicola Zingaretti dice che il PD si deve rimettere in cammino. E sembra che non rinneghi Renzi, che alla Sicilia, con i suoi governi, ha scippato un sacco di risorse…

“Siamo sempre lì: destra o sinistra che sia, Lega o PD, partiti di Governo o partiti di opposizione: a nessuno frega nulla della Sicilia. Più si può spolparla, meglio è. E’ il sistema di partiti italiani che risulta deleterio per la Sicilia. D’altronde, siamo l’unico caso al mondo di Regione autonoma – almeno sulla carta – a non avere un partito locale veramente staccato dai partiti italiani che funzioni un po’ da ‘cane di guardia’ dell’Autonomia. Le altre 4 Regioni autonome italiane hanno i loro ‘cani di guardia’, noi no. Forse è arrivato il momento di capire che per un siciliano dare il proprio voto a un partito italiano è scavarsi la propria fossa”.

Sappiamo che state valorizzando la lingua siciliana e che avete iniziato a riflettere sull’agricoltura della nostra Isola. 

“Il Comitato, tra le altre cose, ha deciso di usare nei propri documenti, oltre che la lingua italiana, anche quella siciliana. Questa scelta è dovuta al fatto che crediamo nell’importanza delle identità e delle culture locali, nella loro ricchezza e nel loro ruolo nel frenare la piatta globalizzazione uniformante e monotona. Una globalizzazione che sta arrecando impoverimento non solo sul piano culturale, ma anche su quello economico. Ne sanno qualcosa, per esempio, gli agricoltori siciliani le cui produzioni, quasi sempre di qualità, non sempre trovano spazio in un mercato globalizzato. Nell’attesa che i governi possano fare qualcosa di concreto, dovremmo abituarci a ‘comprare siciliano’, per rivitalizzare l’economia locale, per evitare di contribuire all’inquinamento da trasporto e per mangiare sano”.

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