Le due condizioni per utilizzare i fondi europei che la politica sicilia rifiuta/ MATTINALE 167

20 ottobre 2018

Sono due condizioni che, per il Governo della Regione siciliana, si presentano troppo ‘indigeste’. Perché eliminerebbero il consociativismo tra potere esecutivo e potere legislativo e, soprattutto, perché farebbero venire meno le assunzioni a ruota libera in barba alla Costituzione italiana

Due sono le definizioni di intelligenza. La capacità di risolvere problemi e la capacità di creare prodotti.

Oggi la stampa siciliana lancia l’ennesimo allarme sui fondi comunitari, che per l’incapacità dei governanti regionali saranno perduti.

Dunque, date le premesse, se ne dovrebbe concludere che il Governo di Nullo-Nello Musumeci e dei suoi sodali assessori è fatto di cretini.
Magari!

Ce ne faremmo una ragione e cercheremmo di sbarazzarcene in tutti i modi. Ma non è così: i nostri governanti hanno menti raffinatissime e sanno benissimo che cosa è necessario per risolvere il problema, solo che non vogliono risolverlo.

Che significa? Significa che la soluzione delle due questioni di fondo che causano questo disastro sempre annunciato e mai scongiurato, ovvero la lentezza della burocrazia e delle relative procedure e l’inadeguatezza dei burocrati non può venire da loro, ovvero da una politica che per continuare ad avere il consenso di cui gode non ha assolutamente bisogno di attuare le politiche comunitarie e spendere quanto più è possibile dei fondi europei assegnati alla Sicilia.

Anzi, per questa disonesta politica, maggiore è la miseria che la sua ignavia cinica e dolosa sparge nell’Isola, più sicura è la loro rielezione. A loro basta che venga speso qualche milioncino di euro qui o lì, in posti sicuri e da gente fidata e riconoscente, e che si facciano interventi mirati in attività remuneratizie. Il resto è silenzio.

La soluzione del problema passa attraverso due crune d’ago.

La prima è la concentrazione delle competenze operative dei fondi strutturali, quelli cioè in sofferenza, in capo ad UN SOLO SOGGETTO politico amministrativo, sia esso il presidente della Regione, sia esso un assessore, eliminando così due terzi abbondanti di passaggi burocratici e eliminando altresì l’incostituzionale passaggio burocratico del parere delle Commissioni parlamentari che non DEVONO entrare nel procedimento amministrativo.

Immaginate la scena di Musumeci che va Gianfranco Miccichè o da Salvatore ‘Totò’ Cardinale a dirgli che la competenza sui fondi comunitari gestiti dai rispettivi assessori in quota deve passare ad altri. Apriti cielo!

Immaginate pure che Musumeci va da Giancalo Cancellieri e Antonello Cracolici gli dice che per accelerare le procedure bisogna sopprimere i passaggi nelle Commissioni parlamentari della spartenza dei fondi UE. Apriti cielo di nuovo!

La seconda, ovvero il rafforzamento della burocrazia, se consumato, significherebbe la fine della licenza di assumere chiunque, comunque e dovunque negli uffici regionali per il tempo necessario a creare e consolidare il consenso. Perché?

Perché l’unico modo per rafforzare la burocrazia sono i concorsi pubblici, per fare i quali occorre la pianta organica del personale. Ma la pianta organica, quando esiste, impone i concorsi e impedisce le assunzioni a pioggia E’ tutto chiaro?

E così, tra veti incrociati, vizi privati e pubbliche virtù, si consuma sulla pelle dei siciliani lo squallido dramma del suo voluto, cercato, ritardo storico con il resto del Paese dell’Europa.

Foto tratta da lasicilia.it

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