Aspettando la vera ‘bomba d’acqua’ a Palermo e la ‘tura’ che si sfascia alla Plaia di Catania

27 agosto 2018

Questo articolo è scritto a futura memoria. Lo conserveremo per sbatterlo in faccia a chi di dovere il giorno in cui, in qualche città siciliana dove non si fa prevenzione – per esempio a Palermo (Mondello e Partanna Mondello) e a Catania – l’acqua dovesse provocare danni seri e irreversibili. Giusto per togliere l’alibi, in anticipo

Il Governo regionale siciliano ha convocato una riunione per annunciare interventi per rendere sicure le strade, le autostrade, i ponti eccetera eccetera. Ma, forse, avrebbe dovuto aggiungere anche la sicurezza nella città colpite dagli allagamenti. A cominciare da Palermo e Catania. Dove l’acqua che arriva dal cielo ( o dalla cattiva gestione degli impianti idrici, come a Catania) rischia di diventare un problema serio.

Cominciamo con Palermo. E precisamente con Mondello e Partanna Mondello. Fino ai primi del ‘900 questa era un’area paludosa. Venne bonificata. Male. Perché, da allora, ogni volta che piove questa zona del capoluogo della Sicilia si allaga.

Per oltre cento anni le amministrazioni comunali hanno ignorato il problema. Le piogge arrivavano, le due borgate si allagavano e poi l’acqua, piano piano, spariva.

Qual è la novità di questi anni? Che le piogge, in molte aree della Sicilia, hanno acquisito un carattere torrenziale. Tutto sommato, ancora una vera ‘bomba d’acqua, a Palermo, non si è ancora vista. Una ‘bomba d’acqua’ non di pochi minuti, da di un paio di ore. Ma non si può escludere che possa arrivare.

Quello che si vede, da qualche anno a questa parte, lungo la Circonvallazione di Palermo che si allaga ad ogni pioggia, o quello che si è visto qualche giorno fa a Mondello e Partanna Mondello sono solo, come dire?, ‘avvertimenti’ (QUI UN ARTICOLO SULL’ALLAGAMENTO DI MONDELLO E PARTANNA MODELLO)

Cosa vogliamo dire? Che la ‘bomba d’acqua’, a Palermo, potrebbe arrivare davvero. E saranno danni seri, serissimi. Per questo siamo stupiti che nessuno – ribadiamo: nessuna autorità, compresi il Comune di Palermo e la Regione siciliana – finora abbia fatto qualcosa di concreto.

Questo articolo lo scriviamo a futura memoria. Giusto per conservalo e sbatterlo in faccia a chi di dovere se un giorno dovesse succede qualcosa.

Andiamo a Catania. Dove, sabato scorso, si parlava di “un’odissea per raggiungere la Plaia”. Due giorni addietro un’inondazione anomala ha allagato una strada rendendo quasi impossibile, a tanti cittadini, raggiungere uno dei lidi più noti della Città Etnea.

La cosa incredibile è che non è la prima volta che questo si verifica.

Leggiamo su La Sicilia di Catania:

“Solo la clemenza del tempo non ha peggiorato una situazione esplosa in mattinata, come ha confermato Giuseppe Fraggetta, gestore delle spiagge libere della Plaia: ‘Già alle 8,30 abbiamo notato la presenza di molta acqua, non altissima, ma che ad un certo punto è diventata un vero e proprio fiume. La Protezione civile ha lavorato incessantemente per riportare la situazione alla normalità'”.

E ancora:

“In nottata è saltata una tura, abbiamo allertato la Protezione civile e provveduto alla riparazione nei tempi più brevi possibili – ha spiegato Giuseppe Arcidiacono, assessore ai Lavori Pubblici con delega alla Zona industriale – per evitare che l’acqua arrivata alla Plaia fosse ancora maggiore. La manutenzione effettuata su strutture obsolete ha rivelato tutta la sua inefficacia, così come si è confermato che le pompe non sono in grado di drenare la quantità di liquido che viene prodotto quotidianamente”.

“La tura – leggiamo ancora su La Sicilia – è sostanzialmente uno sbarramento temporaneo per deviare o impedire il deflusso di un canale, ‘opera idraulica provvisoria in genere costituita da travi o assi conficcate verticalmente nel terreno al fine di delineare uno spazio di suolo sommerso da prosciugare'”.

“Al solito – ha aggiunto Arcidiacono – a Catania una soluzione temporanea diventa definitiva, con tutte le conseguenze. Prima fra tutte far diventare ‘regola’ ciò che è emergenza”.

A quanto pare questa storia va avanti da anni. Pare che, adesso, abbiano trovato 4 milioni di euro per eliminare il problema.

Anche in questo caso, l’articolo vale a futura memoria…

Foto tratta da 3bmeteo.com

 

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