Statuto siciliano a pezzi/ Ora Musumeci ci copia: vuole la magistratura sovranazionale

21 luglio 2018

La differenza è che certe cose questo blog le scrive da sempre, il Presidente della Regione Musumeci, invece, ha bisogno di prendere ‘botte in testa’ prima di capirle. Ognuno ha i suoi tempi di comprensione. La dura nota di ‘Siciliani Liberi’. Cracolici (PD) sapeva già tutto. Il silenzio dei 20 parlamentari di Sala d’Ercole del Movimento 5 Stelle: non hanno ancora letto lo Statuto o aspettano il ‘compitino’ dalla Casaleggio Associati?   

E’ ufficiale: la Corte Costituzionale ha abolito, di fatto, l’articolo 15 dello Statuto autonomistico siciliano. E l’ha fatto nel nome di una legge nazionale ridicola – legge che porta il nome dell’ex Ministro Graziano Delrio – che ha portato al fallimento delle Province in Italia.

Parlano i fatti.

Il Parlamento siciliano, anche se in modo confuso, nella passata legislatura, ha approvato una legge che prevede l’elezione diretta dei presidenti delle Province, oggi ribattezzate Città metropolitane nel caso di Palermo, Catania e Messina e Consorzi di Comuni per le restanti sei Province.

Il Parlamento siciliano, sugli enti locali, può legiferare in modo difforme dal resto d’Italia: lo prevede lo Statuto autonomistici siciliano che la Corte Costituzionale – complice una politica siciliana di ‘ascari’ – si mette sotto i piedi dal 1957.

Il Governo nazionale – diventato interlocutore diretto della Regione siciliana dopo che una molto discutibile ordinanza della Corte Costituzionale (sempre ‘lei) ha ‘congelato’ il Commissario dello Stato per la Sicilia – ha impugnato tale legge.

La Corte Costituzionale, con una motivazione che non fa onore a un vero ‘Giudice delle leggi’, ha dato ragione al Governo nazionale. I giudici costituzionali hanno deciso che l’articolo 15 dello Statuto siciliano è carta straccia.

La questione – anche sotto il profilo storico, oltre che in Diritto – la illustra il titolare di questo blog nel MATTINALE di oggi (CHE POTETE LEGGERE QUI).

Noi, in questo articolo, proviamo a raccontare le reazioni.

Dice il Presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci:

“La sentenza della Corte costituzionale – al di là del marginale aspetto delle Province – suona ad offesa della dignità del popolo siciliano e della sua plurisecolare vocazione autonomistica. L’avere di fatto cancellato, con un colpo di spugna, l’articolo 15 del nostro Statuto che riserva alla «legislazione esclusiva della Regione la materia di organizzazione e controllo degli enti locali» denuncia il malcelato e progressivo tentativo romano di smantellare l’Istituto autonomistico. Con questa sentenza assai discutibile si espropria ai
cittadini elettori il diritto sacrosanto di scegliere chi dovrà governare le ex Province, peraltro già da cinque anni condannate alla paralisi, con l’evidente stato di abbandono della viabilità, dell’edilizia scolastica e dei servizi essenziali”.

“A questo punto – prosegue Musumeci – noi siciliani siamo chiamati a prendere una decisione non più rinviabile: o rinunciamo definitivamente alla nostra Autonomia, accettando il cinismo dello Stato accentratore, o
ricorriamo alla magistratura sovranazionale nell’ultimo tentativo di difendere la nostra stessa identità. Per questo, ho concordato col presidente del Parlamento siciliano la convocazione di un’apposita seduta d’Aula per raccogliere la condivisione di tutti i deputati”.

Il Presidente Musumeci, alla fine, sta copiando l’idea che il titolare di questo blog porta avanti da quando I Nuovi Vespri è in rete: e cioè rivolgersi a una magistratura sovranazionale per fare riconoscere alla Sicilia i diritti che lo Stato italiano, dal 1957 ad oggi, ha conculcato al popolo siciliano.

Non è la prima volta – e qualcosa ci dice che non sarà l’ultima – che il Presidente Musumeci, che di suo non ha molte idee (e quelle poche che ha sono, in genere, confuse), copie le nostre idee. Il problema è che poi non le mette in atto.

Sulla Formazione professionale, ad esempio, in campagna elettorale, ha copiato la nostra idea di un’Agenzia regionale. Solo che, una volta al Governo se l’è rimangiata.

Ha fatto la stessa cosa con il grano estero che arriva in Sicilia: ma una volta al Governo ci ha ripensato.

Ora è la volta della magistratura estera per far valere i diritti di una Sicilia che, in Italia, è l’ultima delle colonie (e, di conseguenza, la più disastrata sotto il profilo economico): proposta che il titolare di questo blog ha presentato come idea forte nel suo programma elettorale da candidato alla Presidenza della Regione: candidatura poi bloccata con un cavillo. 

I fatti diranno se il richiamo di Musumeci alla magistratura estera è una cosa seria o una pagliacciata, sul modello dei controlli che si era impegnato ad effettuare sulla navi cariche di grano che arrivano in Sicilia e, in generale, sulle dettare alimentari che arrivano nella nostra Isola dall’universo mondo.

Più articolata la reazione di Siciliani Liberi, che affida ad un lungo post su facebook la propria posizione politica.

Per Siciliani Liberi, “la sentenza della Corte costituzionale è l’ennesimo scandalo, l’ennesima pagliacciata giuridica, l’ennesima mostruosità giurisprudenziale, con la quale uno Stato italiano sleale e vigliacco attacca le prerogative della Sicilia trincerandosi dietro i soliti presunti e inviolabili ‘principi generali dell’ordinamento costituzionale’; principi che nessuno sa quali siano, ma che hanno consentito, dal 1957 ad oggi, di smontare, pezzo per pezzo, l’Autonomia confederale garantita alla Sicilia il 15 maggio del 1946″.

“La sentenza è un mostro, perché toglie di colpo quell’autonomia che la Sicilia ha sempre avuto, dal 1946, nel determinare le leggi elettorali proprie e degli enti locali siciliani. Nel 1991, bene o male, segnò la storia introducendo l’introduzione dell’elezione diretta del sindaco, poi recepita dallo Stato. Secondo la sentenza di oggi quella legge non si sarebbe mai potuta fare. Giurisprudenza non solo abrogativa, quindi, ma anche ‘evolutiva’: quello che la Regione poteva fare in passato e che ha fatto fino a oggi, da oggi in poi, per il capriccio dei giudici “italiani”, che a questo punto NON SONO I NOSTRI GIUDICI, non lo potrà più fare”.

“La motivazione, mostruosa, addotta, è quella che l’art. 117 riserverebbe la materia allo Stato! Ma l’art. 117 detta norme di diritto comune, leggi generali; mentre gli Statuto dettano leggi SPECIALI, che in omaggio ai principi generali di qualunque ordinamento prevalgono sempre e comunque sulle generali. Se così non fosse, la riforma costituzionale del 2001, sarebbe equivalsa ad azzerare ogni autonomia speciale. Perché le materie non previste dall’art. 117 sono per natura riservate alle Regioni. Se le materie di cui all’art. 117 sono riservate allo Stato che differenza c’è ora tra le ordinarie e le speciali? Eppure, questo la Corte dovrebbe saperlo benissimo, la riforma del 2001 poteva modificare le competenze delle regioni a statuto speciale solo nelle parti in cui l’autonomia veniva ampliata, non per restringere gli spazi di autonomia. Quindi, in questo modo, la Consulta ha superato la propria stessa giurisprudenza precedente azzerando, in un colpo solo, gli artt. 14, 15 e 17 dello Statuto!”.

Oggi, più che mai, i Siciliani non sono trattati da italiani, da cittadini, ma sono trattati da sudditi. E quel che è più grave è il silenzio supino dei partiti italiani e dei finti partiti siciliani”.

Quindi l’attacco al Movimento 5 Stelle della Sicilia:

“Neanche una parola dai fantocci a 5 Stelle, che vanno in giro in campagna elettorale con la Triscele, e poi di fronte a queste sentenze tacciono, privi di qualsiasi idea e competenza, che non sia la megabufala dell’inutile taglio dei vitalizi”.

In effetti, se alla fine non c’è da stupirsi del silenzio degli 11 parlamentari regionali del PD – un partito politico alla frutta che, peraltro, negli ultimi anni, si è battuto per penalizzare la Sicilia e l’Autonomia siciliana – è semplicemente incredibile che, davanti a una sentenza così grave, i venti parlamentari del Movimento 5 Stelle all’Ars siamo rimasti muti.

Che è successo? Non hanno avuto il temo di leggere lo Statuto? O la Casaleggio Associati non gli ha ancora dettato il ‘compitino’ da recitare in questi casi?

Cari signori grillini della Sicilia, pensate veramente di diventare classe dirigente della nostra Isola ignorando la nostra storia millenaria, le nostre tradizioni politiche e le battaglie condotte dai siciliani subito dopo la seconda guerra mondiale?

Parla anche uno dei protagonisti dei disastri economici, politici e sociali che hanno funestato la Sicilia dal 2008 ad oggi: il parlamentare regionale Antonello Cracolici (PD).

“La Corte Costituzionale – dice Cracolici con la sua solita aria da primo della classe che sa tutto – ha finalmente fatto chiarezza: sulle ex-Province sono stati gettati al vento tre anni quando si sapeva fin dall’inizio che avremmo dovuto applicare la legge nazionale. In tutto questo tempo il centrodestra si è scatenato, alimentando illusioni sul ritorno alla ‘vecchia elezione diretta’ che avrebbe chiamato al voto i cittadini, quando invece sapevano perfettamente che al 99% questa norma sarebbe stata dichiarata incostituzionale”.

“Il centrodestra, ed in particolare il presidente Musumeci, ha utilizzato la prospettiva del ritorno al voto diretto per le ex-Province come ‘esca’ per il proprio ceto politico e per i propri candidati alle ultime elezioni regionali e nazionali. Adesso è il momento di porre fine a questo ‘annacamento’, bisogna dare certezze ai Liberi Consorzi ed alle Città Metropolitane approvando al più presto una legge regionale che introduca l’elezione dei vertici delle ex-Province quali organi di secondo livello, così come previsto dalla legge Delrio”.

Quindi Cracolici, al 99%, sapeva che questa legge sarebbe stata dichiarata incostituzionale. Ed è anche logico: il PD, infatti, è il protagonista della già citata, fallimentare legge nazionale di ‘riforma’ delle Province nota come legge Delrio: la legge che ha portato al fallimento le Province italiane e che ‘doveva’ essere estesa anche alle Province della Sicilia.

Operazione riuscita: proprio ieri il solito Governo Musumeci si vantava di avere assegnato alle nove Province siciliane 112 milioni di euro, ben sapendo che di milioni di euro ne occorrono almeno 500.

Cracolici, oltre ad essere stato un pessimo assessore all’Agricoltura della Sicilia è stato anche un pessimo presidente della prima commissione legislativa dell’Ars: è sotto la sua regia che il Parlamento siciliano ha trasformato le nove Province in tre grottesche Città metropolitane (le già citate Palermo, Catania e Messina) e in sei altrettanto grotteschi Liberi Consorzi di Comuni che di ‘Libero’ non hanno una mazza!

Sono le stesse Province, con gli stessi confini territoriali con il solo nome cambiato. L’unica differenza è che prima c’era la democrazia e le Province eleggevano i propri organi. Con il PD al Governo dell’Italia e della Sicilia la democrazia, nelle Province, è stata ridotta e, da elezioni di primo grado si è passati ad elezioni di secondo grado: saranno i sindaci e i consiglieri comunali ad eleggere gli amministratori delle Province.

 

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