Grani antichi siciliani: la UE (almeno per ora) blocca gli speculatori. La CUN bloccata dalla grande industria

1 ottobre 2017

Due notizie sul grano. La prima è positiva: rispondendo a un’interrogazione dell’eurodeputato siciliano, Ignazio Corrao, la Commissione Europea blocca chi ha provato a impossessarsi, registrandoli come marchi, sia della dizione “Grani antichi siciliani”, sia dei nomi di alcune varietà di grani antichi della nostra Isola. Niente da fare, invece, contro gli speculatori che tengono basso il prezzo del grano duro. Sulla CUN bloccata Saverio De Bonis (GranoSalus) attacca Governo nazionale, Coldiretti, Confagricoltura e CIA

“Un marchio d’impresa registrato può essere dichiarato nullo se esso è composto esclusivamente da segni o indicazioni che nel commercio possono servire a designare la specie, la provenienza geografica, o altre caratteristiche del prodotto. I produttori siciliani sono pertanto liberi di richiedere una dichiarazione di nullità del marchio in questione secondo le norme italiane in materia di diritto dei marchi”.

Ha risposto così, a proposito del tentativo di ‘scippare’ alla Sicilia i nomi di alcuni grano antichi, il Commissario europeo per la Salute e la Sicurezza alimentare, Vytenis Andriukaitis, a un’interrogazione presentata al Parlamento Europeo dall’europarlamentare del Movimento 5 Stelle eletto in Sicilia, Ignazio Corrao.

La storia – surreale e incredibile – è nota. Una società con sede a Verona – Terre e Tradizione – ha fatto recapitare a tutte le aziende siciliane che coltivano alcune varietà di grani antichi – con in testa la varietà Timilia (o Tumminìa, come viene chiamata in tante zone della Sicilia) – una lettera di diffida al fine di segnalare che la denominazione Timilia è un marchio registrato!

Insomma: secondo questa società veronese, gli agricoltori siciliani non avrebbero più dovuto utilizzare i nomi di una varietà di grano duro siciliano oggi molto richiesta dal mercato. la TImilia o Tumminia. Lo stesso discorso dovrebbe valere per altre varietà: per esempio, la varietà di grano duro Russello e la varietà di grano tenero Maiorca (PROPRIO QUALCHE GIORNO FA ABBIAMO SCRITTO UN ARTICOLO SU QUESTA VARIETA’ DI GRANO TENERO SICILIANO MESSA A RISCHIO DALL’ARRIVO DI GRANO TENERO CANADESE!).

Nono solo. La società veronese ha provato a impossessarsi anche dell’utilizzo privatistico stessa definizione generale di “Antichi grani siciliani”.

E’ in questo scenario che l’europarlamentare grillino, Ignazio Corrao, ha presentato un’interrogazione alla Commissione Europea, che è il Governo dell’Unione Europea. Da qui la risposta del Commissario, il già citato Vytenis Andriukaitis, che ha sostanzialmente negato la possibilità che un privato, con la scusa della registrazione dei marchi, impedisca agli agricoltori siciliani di vendere i propri grani antichi con i nomi storici.

“Questo riconoscimento è sicuramente un passo in avanti significativo, ma è solo l’inizio – sottolinea il parlamentare Europeo Ignazio Corrao, commentando la risposta della Commissione Europea alla sua interrogazione -. Poco importa se, nel frattempo, la società veronese ha rinunciato alla titolarità dei marchi proponendone la cessione ‘a un centesimo’ alla Stazione sperimentale di granicoltura di Caltagirone (struttura della Regione siciliana). Siamo alla follia. Vendere ai siciliani ciò che è già dei siciliani!”.

“Combatteremo questa battaglia attraverso tutti i livelli istituzionali, fino alla fine – conclude Corrao – al fianco del movimento contadino Simenza, che raggruppa i produttori dei grani antichi siciliani. L’obiettivo è non solo la cancellazione dei marchi che rubano la nostra storia, ma anche una decisa politica di slancio e promozione della produzione dei grani antichi una volta al governo della Sicilia”.

Sulla vicenda questo blog è intervenuto più volte. Il tentativo di impossessarsi della tradizione dei grani antichi, da parte di soggetti privati, è andato in scena nei mesi scorsi. Ma I Nuovi Vespri, lo sorso anno – e precisamente il 22 luglio del 2016 – hanno segnalato i pericoli che imprenditori senza scrupoli – anche non siciliani – avrebbero tentato di mettere le mani su quello che potrebbe diventare un grande affare (QUI IL NOSTRO ARTICOLO DEL LUGLIO 2016).

Siamo tornati su tale argomento lo scorso il 7 luglio dello scorso anno, quando abbiamo raccontato l’interesse manifestato da alcuni gruppi imprenditoriali del Nord Italia e di alcune multinazionali per i grani antichi della Sicilia. E’ per questo che stanno in tutti i modi provando a fare fallire i produttori di grano della nostra Isola. L’obiettivo è quello di scippargli i terreni: perché questi grani antichi si possono coltivare solo nel Sud e, in particolare, in Sicilia! (QUI IL NOSTRO ARTICOLO DEL LUGLIO SCORSO).

Vi abbiamo anche raccontato come l’Unione Europea (per conto di alcune multinazionali che provano a condizionare sia il Parlamento Europeo, sia la Commissione Europea) e l’attuale Governo regionale (che, in questo caso, va contro gli interessi dell’agricoltura siciliana) stanno provando a smantellare la granicoltura siciliana: pagando gli agricoltori che con coltivano il grano! (QUI L’ARTICOLO SUL TENTATIVO DI SMANTELLARE LA COLTURA DEL GRANO IN SICILIA).

Questo ovviamente non basta, perché ci sono agricoltori siciliani che continuano a coltivare il grano, se è vero che, oggi, nella nostra Isola, sono circa 300 mila gli ettari coltivati a grano. E questo nonostante la vergognosa politica agricola dell’Unione Europea e le altrettanto vergognose speculazioni in danno dei produttori di grano duro del Mezzogiorno d’Italia e, segnatamente, della Puglia e della Sicilia: speculazioni che si sostanziano nel tenere basso il prezzo del grano duro del Sud Italia.

Un disegno speculativo ‘pilotato’ a livello internazionale e anche a livello regionale, come denuncia da tempo GranoSalus, l’associazione che raccoglie i consumatori e i produttori di grano duro del Sud Italia che da qualche settimana opera insieme con I Nuovi Vespri.

Contro questa speculazione al ribasso per affamare i produttori di grano duro del Sud, GranoSalus – grazie ai parlamentari nazionali del Movimento 5 Stelle – è riuscita a far approvare dal Parlamento nazionale la legge per l’istituzione della CUN, la Commissione Unica per la rilevazione dei prezzi del grano duro. Ma questa CUN, fino ad oggi, è rimasta sulla carta. (QUI UN ARTICOLO CHE ABBIAMO PUBBLICATO NEL NOVEMBRE DELLO SCORSO ANNO).

“Questo perché – spiega il presidente di GranoSalus, Saverio De Bonis – il Governo nazionale non ha alcun interesse a tutelare i produttori di grano duro del Sud Italia e ha invece interesse a tutelare la grande industria della pasta. Il tutto con il sostanziale avallo delle tre organizzazioni agricole, Coldiretti, Confagricoltura e CIA”.

“La Coldiretti – aggiunge De Bonis – esprime il Ministro delle politiche agricole, Maurizio Martina -. Ed è proprio il Ministero che da quasi due anni ha rallentato l’emanazione del decreto attuativo sulla CUN. La Confagricoltura nell’ultima riunione ministeriale ha fatto sapere che non è affatto scontata la transizione dal vecchio sistema al nuovo. La verità è che la grande industria della pasta non vuole sospendere la funzione delle vecchie Borse Merci presso le Camere di Commercio, che tengono basso il prezzo del grano duro del Sud Italia, sempre per favorire la grande industria della pasta e penalizzare i produttori di grano duro del Meridione d’Italia”.

 

Come si può notare, c’è un attacco concentrico per smantellare il grano duro del Sud Italia. Gli obiettivi perseguiti dalle multinazionali sono sostanzialmente due:

  1. favorire l’ingresso in Italia del grano duro canadese contaminato da glifosato e micotossine DON, così come previsto dal CETA, il trattato internazionale tra Unione Europea e Canada che la Commissione Europea sta applicando mettendosi sotto i piedi i Parlamenti dei 27 Paesi che fanno parte dell’Unione Europea (QUI IL NOSTRO ARTICOLO SU TALE ARGOMENTO);
  2. mettere le mani sui grani antichi siciliani, estromettendo gli agricoltori siciliani. Per raggiungere tale obiettivo diventa strategica la presenza degli ‘ascari’: governanti siciliani disposti a svendere gli interessi della Sicilia, in questo caso i produttori di grano della nostra Isola: e di ‘ascari’ sono pieni sia il centrosinistra, sia il centrodestra.

Oggi, nella nostra Isola, i grani antichi siciliani vengono coltivati su una superficie che varia da 4 milan a 4 mila e 500 ettari. Come ha raccontato il presidente di Simenza, Giuseppe Li Rosi, i grani antichi, benché meno produttivi delle varietà tradizionali, sono molto remunerativi (QUI POTETE LEGGERE L’INTERVISTA A GIUSEPPE LI ROSI).

In appena un secolo, almeno un centinaio di varietà di grani antichi sono spariti dal paesaggio siciliano. Sono state salvate circa cinquanta varietà di grani antichi grazie al lavoro lungimirante di pochi contadini-profeti, per decenni isolati, derisi quando non criminalizzati e, soprattutto, grazie al lavoro della Stazione Sperimentale di Granicoltura della Sicilia di Caltagirone.

Molto importante, a fini della difesa della difesa del grano duro siciliano in generale e dei grani antichi in particolare, è il ruolo di TerraeLiberAzione, capitanata dal battagliero, Mario Di Mauro, cofondatore di Simenza, che è stato tra i primi a sollevare il problema e che ha investito della questione l’Antitrust (QUI L’ARTICOLO SULLA POSITIVA AZIONE SVOLTA DA MARIO DI MAURO).

 

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