CETA: 230mila posti di lavoro in meno tra Italia e Francia. In Senato la corsa per approvarlo…

6 luglio 2017

“Come è umano lei” avrebbe detto Fantozzi al premier canadese che si è fatto fotografare ad Amatrice. Il motivo del suo viaggio era ovviamente legato al trattato di libero scambio con il suo Paese. Che mette a rischio il nostro sistema agroalimentare, la sicurezza dei cibi e i diritti dei lavoratori come denunciano tantissime associazioni. E anche l’occupazione. Ma PD e Forza Italia, a quanto pare, se ne fregano…

Mentre l’opinione pubblica viene distratta da temi come lo ius soli o i fantomatici aiuti dell’Unione europea sull’emergenza migranti, il Parlamento italiano, nel più totale silenzio, sta imprimendo una accelerata all’approvazione del CETA, il trattato di libero scambio con il Canada già approvato dall’Unione europea. Si tratta, come abbiamo già avuto modo di dirvi, della liberalizzazione più selvaggia degli ultimi tempi buona solo a spalancare le porte ai prodotti delle multinazionali canadesi (e americane) con gravi ripercussioni, come ha spiegato bene Slow Food, per la nostra agricoltura, le nostre produzioni locali, la nostra sicurezza alimentare e, pure, come vedremo a breve, l’occupazione.

Ciliegina sulla torta: se qualche Stato dovesse decidere di opporsi in nome delle proprie leggi su lavoro, salute e ambiente, le multinazionali potrebbero citarlo in giudizio in un arbitrato: “La extragiudizialità dei grandi fruitori di profitti rispetto agli Stati diventa legge, lo stesso privilegio di fronte alla giustizia comune di cui nel Medio Evo godevano prìncipi e baroni” scrive su controinformazione.org Giorgio Cremaschi.

La commissione Esteri del Senato, sempre nel silenzio più totale, ha già detto sì. Con i soliti voti di PD e Forza Italia.  Adesso il testo passerà all’esame dell’Aula e poi andrà a Montecitorio.

Perché tutta questa fretta?

In Germania– come si legge negli atti parlamentari pubblicati sul sito del Senato- è stato presentato ricorso alla Corte costituzionale tedesca sostenendo l’incostituzionalità del CETA in quanto ritenuto lesivo dei principi democratici e dell’integrità ambientale;

in Francia il Conseil Constitutionnel è stato chiamato a pronunciarsi sulla legittimità del CETA contestandosi che tale accordo aumenta il grado di liberalizzazione degli scambi commerciali tra il Canada e gli Stati Uniti e introduce un meccanismo di arbitraggio tra investitori e Stati membri prevedendo la soppressione di norme primarie e secondarie che siano considerate di ostacolo agli investimenti delle imprese canadesi negli Stati membri e viceversa.

In Francia la rivolta contro il Ceta è guidata dagli agricoltori oltre che dalle associazioni dei consumatori, e lo stesso Macròn, per quanto espressione dei poteri finanziari, ci penserà due volte prima di mettersi contro i francesi che sul tema sono agguerritissimi.

Tornando in Italia, durante la discussione che ha preceduto il via libera della Commissione Esteri del Senato, sono venuti fuori particolari che il Governo Gentiloni e la sua maggioranza si guardano bene dal commentare.
Su uno in particolare si è soffermato  il senatore Gian Pietro Girotto (M5S) che aveva invitato la Commissione a procedere più lentamente, anche in attesa dei pronunciamenti degli altri Paesi:

“Non solo il nostro Paese sarà invaso da prodotti canadesi, i cui costi di produzione sono inferiori, soprattutto nel settore dell’agroalimentare, già alle prese con una crisi che negli ultimi anni ha portato a un crollo dei prezzi e al fallimento di molte piccole imprese, ma nelle 1057 pagine del protocollo d’intesa del CETA non c’è alcun elemento di stima relativo all’impatto sull’occupazione; tuttavia secondo un impact study della “Tuft University” canadese entro il 2023 il CETA comporterà una perdita complessiva di 230.000 posti di lavoro in Europa, prevalentemente in Francia e in Italia”. 

Se a dirlo è università canadese, l’unico dubbio che può venire in mente è che la stima sia al ribasso.

Il senatore pentastellato ha anche ricordato che, secondo il rapporto della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo (DNA), pubblicato il 22 giugno 2017, la ndrangheta, ormai ben radicata in Canada, starebbe riciclando il suo denaro anche nel settore agroalimentare locale e vedrebbe intensificati i suoi affari in assenza di norme stringenti sui reati agroalimentari.

Il collega, Gianluca Castaladi, ha snocciolato qualche numero: “Nel nostro Paese molti prodotti enogastronomici sono tutelati attraverso i marchi Dop, Doc, Igp, Igt. Ebbene, per questi prodotti, che sono migliaia in Europa, il CETA ne tutela solo 173. Solo in futuro l’elenco delle IG potrà essere modificato dalle due parti. In particolare, all’Italia sono riconosciute appena 41 indicazioni geografiche a fronte di 288 Dop e Igt registrate. Il nostro Paese dovrà dunque rinunciare alla tutela delle restanti 247, con effetti gravissimi sul piano della perdita della qualità del nostro made in Italy;
la nostra produzione agroalimentare potrà essere altamente esposta al rischio contraffazione, tenuto conto che a seguito della ratifica dell’Accordo si assisterà alla legittimazione del diffuso fenomeno dell’italian sounding, per cui, ad esempio, continuerà ad esserci la possibilità di mantenere il nome “parmesan” nonostante l’esistenza della denominazione autentica del prodotto italiano”.

Insomma, meno regole sulla qualità e la salubrità degli alimenti, carne ottenuta da processi che prevedono l’utilizzo di ormoni della crescita, o di antibiotici e OGM. “Proprio con riferimento all’utilizzo di OGM occorre rilevare che il Governo canadese – hanno detto i due senatori M5S- ha in più occasioni mostrato preoccupazione per la presenza del potenziale ostacolo rappresentato dall’etichettatura obbligatoria sulla provenienza del grano duro nella pasta“.

Insomma, i Canadesi non solo ci rifilano grano al glifosato (come ormai sappiamo tutti, importiamo grandissime quantità di grano dal Canada e lo comprano, soprattutto, le multinazionali della pasta. Per fare maturare le pianta in quelle condizioni climatiche ostili, si usa il glifosato- cancerogeno per lo IARC e ada pochi giorni anche per la California- che normalmente è usato solo come diserbante), ma vogliono piazzarci anche quello OGM.

Un danno all’agroalimentare italiano, all’occupazione, alla sicurezza alimentare, al rispetto dell’ambiente, ai diritti dei lavoratori, come sostengono anche Cgil, Coldirett Arci, Adusbef, Movimento Consumatori, Legambiente, Greenpeace, Slow Food, Federconsumatori, FairWatch.

Tutto questo mentre la ‘grande’stampa italiana si è mostrata gentilissima con il leader canadese, Trudeau, che si è fatto fotografare mentre omaggiava le vittime del terremoto di Amatrice lo scorso 28 Maggio. Una bella operazione mediatica, “come è umano lei” avrebbe detto il grande Paolo Villaggio.

Ma il problema, va da sé, non è Trudeau che fa gli interessi delle multinazionali canadesi, ma il Governo italiano che non fa quelli degli italiani. Dunque, se i cittadini italiani non si difenderanno, entro l’estate PD e Forza Italia serviranno loro l’ennesima mega fregatura.

“Il CETA – scrive Giorgio Cremaschi- è un attentato ai diritti e alla democrazia, per me chi lo approva dovrà essere considerato nemico, ma anche chi si occupa d’altro mentre proprio qui dovrebbe rovesciare il tavolo, anche chi lo lascia passare in silenzio dovrà essere chiamato alle sue responsabilità. Una democrazia muore per colpa di chi la colpisce, ma anche di chi volge lo sguardo da un’altra parte”.

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