Il grano duro del Sud Italia alla resa dei conti: questa settimana il voto del Parlamento Europeo sul CETA

14 febbraio 2017

Se malauguratamente il Parlamento Europeo dovesse approvare il CETA – cioè l’accordo commerciale tra Unione Europea e Canada – i produttori di grano duro della Sicilia, della Puglia e tutte le Regioni del Mezzogiorno d’Italia verrebbero travolti da un prodotto di pessima qualità (il grano duro canadese coltivato nelle zone umide e fredde di questo Paese). Ci piacerebbe capire che cosa stanno facendo gli europarlamentari eletti nel Sud Italia per difendere i produttori meridionali e la nostra salute  

Nel silenzio generale questa settimana il Parlamento Europeo inizierà ad esaminare il CETA, il trattato commerciale internazionale tra l’Unione Europea e il Canada. Ci saremmo aspettati comunicati e notizie da parte dei parlamentari europei italiani e, in particolare, da parte degli europarlamentari eletti nel Sud Italia. E poiché siamo in Sicilia, ci saremmo aspettati notizie da parte degli europarlamentari eletti in Sicilia. O meglio, eletti nel collegio Sicilia-Sardegna (nelle elezioni europee Sicilia e Sardegna costituiscono un unico collegio).

Come i lettori dei I Nuovi Vespri sanno, noi abbiamo dedicato e continuiamo a dedicare molto spazio al CETA. Si tratta, infatti, di un trattato commerciale che rischia di arrecare danni gravissimi all’economia italiana e, in particolare, ai produttori di grano duro del Sud. Questo perché l’80% del grano duro italiano si produce nelle Regioni del Mezzogiorno d’Italia, con particolare riferimento a Puglia e Sicilia.

Sul CETA riscontriamo il silenzio della cosiddetta ‘Grande informazione’ italiana. In televisione, è noto, ci raccontano tutto della sindaca di Roma, Virginia Raggi, ma non ci dicono niente su quello che potrebbe succedere se il CETA verrà approvato dal Parlamento Europeo e diverrà operativo (dopo che ogni Paese dell’Unione lo avrà ratificato: ancora, bontà ‘europeista’, non hanno tolto questo potere agli Stati).

Molte delle notizie sul CETA le trovate già su questo sito. Per esempio:

Non solo ci avvelenano con il grano cattivo, ma ci vogliono ubbidienti e disinformati!

 

Accordo UE-Canada: ci costringeranno a mangiare il grano duro canadese e tanto altro ancora

(questi sono solo due articoli, ma ne troverete tanti altri).

Da meridionali – soprattutto da Siciliani che puntano a tutelare il grano duro della nostra Isola e la nostra salute – noi parliamo spesso del già citato grano duro. E un motivo c’è: il CETA punta a eliminare i dazi doganali tra Unione Europea e Canada. Questo significa che, se questo trattato dovesse essere approvato e dovesse diventare operativo, l’Europa (e soprattutto l’Italia) verrebbe letteralmente invasa dal grano duro canadese, più di quanto lo è oggi!

Ma, attenzione: l’Unione Europea non verrebbe invasa dal grano duro buono – perché il Canada produce anche grano duro buono, ma se lo tiene per sé (i canadesi non sono affatto stupidi: il prodotto buono lo riservano ai propri cittadini!) – ma dal grano duro canadese coltivato nelle zone fredde e umide di questo Paese, dove questa coltura viene fatta maturare artificialmente a colpi di glifosato, come potete leggere qui:

Il grano duro canadese migliore di quello siciliano? Falso: è solo un grande imbroglio al glifosato

All’Unione Europea il Canada riserverebbe il grano duro maturato artificialmente, come potete leggere qui:

4 milioni di tonnellate di grano duro canadese ‘tossico’ pronto per essere esportato: indovinate dove…

Se ciò dovesse avvenire sarebbe la fine del grano duro del Sud Italia, perché questo grano duro canadese, di qualità non esattamente eccelsa, costa meno del grano duro del Sud Italia. O meglio, le multinazionali che stanno dietro a questa operazione lo farebbero costare poco fino a quando non ridurrebbero sul lastrico gli agricoltori del Sud Italia. Per poi rifilarci un grano duro pessimo al prezzo fatto da loro.

Il problema vero è che il grano duro canadese proveniente dalle aree fredde e umide di questo Paese è di pessima qualità, come potete leggere qui di seguito:

“Il grano canadese che arriva in Europa è un rifiuto speciale che finisce sulle nostre tavole”

Con il CETA non ci sarebbero solo problemi legati al grano duro. Intanto, pronto accomodo, l’Unione Europea dovrebbe accettare ciò che le stesse leggi della stessa UE, almeno fino ad oggi, non prevedono: gli OGM, ovvero gli Organismi Geneticamente Modificati.

Sì, avete letto bene: se il CETA verrà approvato e diventerà operativo verremo invasi da cereali, frutta e ortaggi OGM. E non ci potremo difendere, perché – per questi problemi – la Giustizia di ogni Paese europeo verrebbe surrogata dalle Corti arbitrali: dovrebbero essere questi strani ‘Tribunali internazionali’ a ‘decidere’ ciò che nel CETA è già stabilito: e cioè che i Paesi Europei non potranno rifiutare il grano duro canadese, gli OGM e via continuando.

Chi ci guadagnerebbe con l’approvazione del CETA? Ovviamente le multinazionali. E poi le industrie della pasta, che continuerebbero a utilizzare un grano duro pieno di glifosato e micotossine.

Il ruolo delle industrie della pasta è centrale, perché il grano duro canadese maturato artificialmente grazie al glifosato contiene un’alta percentuale di glutine. Questa sostanza proteica presente in alta percentuale consente alle industrie della pasta di risparmiare sui costi di produzione (2 ore per essiccare la pasta invece che le canoniche 24 ore).

Come già accennato, aspettiamo che i parlamentari europei eletti nel collegio Sicilia-Sardegna ci ‘ragguaglino’ su questa ennesima truffa ai danni dell’Italia in generale e del Sud Italia in particolare.

Noi ci manteniamo in Sicilia e, quindi, chiediamo ‘lumi’ alle due europarlamentari del PD elette nella nostra Isola: Caterina Chinnici e Michela Giuffrida; all’europarlamentare siciliano di Forza Italia, Salvo Pogliese; all’europarlamentare siciliano del Movimento 5 Stelle, Ignazio Corrao, e all’europarlamentare siciliano del Nuovo Centrodestra Democratico, Giovanni La Via.

Quest’ultimo – Giovanni la Via (che nella vita fa il docente universitario nella facoltà di Agraria di Catania) – è il presidente della commissione che si dovrebbe occupare di ambiente e salute. Ma fino ad oggi non abbiamo visto il suo impegno in difesa del grano duro siciliano e meridionale.

Fino ad oggi, l’unico di questi cinque europarlamentari che ha provato concretamente a difendere gli interessi dell’agricoltura siciliana (e a informare tutti) è stato il grillino Corrao. Degli altri quattro, a parte le chiacchiere e i luoghi comuni, abbiamo visto molto poco.

Noi siamo qui. Aspettiamo di conoscere come andrà a finire. E avvertiamo gli europarlamentari siciliani che lo sputtanamento, se le cose dovessero andare male, sarà totale.

 

 

 

 

 

 

 

 

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