La UE e il grano duro estero: ci stanno avvelenando, ma se ci lamenteremo ci chiederanno i danni!

4 febbraio 2017

Avete letto bene: se entro la fine di questo mese il Parlamento Europeo approverà il CETA (l’accordo commerciale tra Unione Europea e Canada) non potremo nemmeno lamentarci. L’interrogazione al Parlamento Europeo sulle micotossine del grano. E la risposta della Commissione Europea. Ci costringeranno a mangiare prodotti avvelenati e non potremo difenderci. E se ci difenderemo – come sta provando a fare GranoSalus, che ha già avviato le analisi su alcuni tipi di pasta industriale – grazie al CETA ci potranno citare in giudizio e chiederci il risarcimento! 

Ci avvelenano, ma non ci possiamo fare niente. Soprattutto noi cittadini del Sud Italia che, ogni anno, mangiamo, in media, 27 kg di pasta all’anno (in Sicilia, in realtà, ne mangiamo anche di più) dobbiamo avvelenarci e sorridere. Perché l’Unione Europea, di fronte agli interessi economici di chi ci avvelena, non può, anzi, per essere precisi, non vuole intervenire. Del resto, sono fatti ‘tecnici’, iper-specialistici: a chi volete che interessino certi argomenti?

Parliamo della micotossina DON, un veleno contenuto nel grano duro che in Italia arriva dall’estero. Con riferimento, per esempio, al grano duro coltivato nelle aree fredde e umide del Canada. Un prodotto che viene importato nell’Unione Europea, soprattutto in Italia. Un veleno che diventa un componente della pasta industriale. E che finisce sulle tavole di milioni di persone in tutta l’Europa.

Noi abbiamo dedicato ampio spazio a questo argomento, come potete leggere o rileggere qui di seguito:

“Il grano canadese che arriva in Europa è un rifiuto speciale che finisce sulle nostre tavole”

E’ incredibile come, rispetto a questo problema, l’Unione Europea – o meglio, la Commissione Europea, che è il Governo dell’Unione Europea che nessuno ha mai eletto, quindi non un Governo eletto democraticamente, ma l’espressione di un’oligarchia finanziaria – non voglia e non possa fare nulla.

Emblematica, al riguardo, la risposta che la Commissione Europea ha dato a un’interrogazione presentata da un parlamentare europeo.

Leggiamo prima l’interrogazione e poi la risposta.

Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-009055/2016

alla Commissione

Articolo 130 del regolamento

Isabella Adinolfi (EFDD)

L’oggetto dell’interrogazione sono i “Tenori massimi di alcuni contaminanti nei prodotti alimentari”.

Scrive la parlamentare:

“La problematica inerente alle importazioni di grano da Paesi extra europei diverrà ancora più grave in seguito all’accordo di libero scambio con il Canada”.

Il riferimento è al CETA, l’accordo commerciale sul quale il Parlamento Europeo si dovrà pronunciare entro questo mese. Oltre che fare riferimento al CETA, l’interrogazione fa riferimento al grano duro canadese che viene importato in Europa.

“Le tutele, per l’economia e per la salute, anche in vista dell’aumento delle importazioni – scrive la parlamentare – risultano inefficaci o perfettibili. Il regolamento (CE) n. 1881/2006 che definisce i tenori massimi di alcuni contaminanti nei prodotti alimentari, di fatto, poco tutela la salute dei cittadini europei, in particolar modo di quelli italiani. In particolare, le percentuali ammissibili di micotossine nei cereali sono calcolate su una media europea di appena 5 kg di consumo pro capite, che per Paesi come l’Italia risulta inadeguata, poiché il consumo medio si attesta a 27 kg e in alcune zone della penisola va ben oltre questo valore”.

Insomma, dice la parlamentare al Governo dell’Unione Europea: guardate che nel Sud Italia state avvelenando le persone. Perché da quelle parti i cittadini, per tradizione, mangano ogni anno 27 kg di pasta. In Sicilia addirittura di più! Lo capite o no che con i valori di micotossina DON che avete fissato milioni di persone introitano, nel proprio organismo, un quantitativo di micotossine DON cinque-sei volte superiore alla media che voi avete fissato?

Da qui la domanda che la parlamentare rivolge alla Commissione Europea:

“Al fine di tutelare il diritto alla salute dei cittadini italiani, non ritiene la Commissione di dover proporre una modifica del suddetto regolamento, definendo in maniera più obiettiva i limiti massimi dei contaminanti ammessi nei prodotti alimentari?”.

Incredibile la risposta di Vytenis Povilas Andriukaitis (che nella vita, in Lutiania, svolge l’attività di medico cardiologo), Commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare.

“Gli accordi di libero scambio non incidono sul livello massimo di contaminanti poiché qualsiasi alimento e mangime importato nell’UE deve rispettare la legislazione dell’UE in materia di sicurezza alimentare e quindi il livello massimo di contaminanti stabilito a livello di UE. I livelli massimi previsti nel regolamento (CE) n. 1881/2006 che definisce i tenori massimi di alcuni contaminanti nei prodotti alimentari sono fissati tenendo conto delle conclusioni dei pareri scientifici adottati dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA)”.

“Dalla fine del 2010 – prosegue il Commissario europeo-cardiologo – è operativa la banca dati particolareggiati sui consumi alimentari in Europa (banca dati particolareggiati) dell’EFSA e viene usata per tutte le stime di esposizione nell’ambito dei pareri scientifici dell’EFSA sui contaminanti negli alimenti. La banca dati particolareggiati presenta una compilazione delle informazioni disponibili a livello nazionale sul consumo alimentare individuale ripartito per le diverse fasce d’età (lattanti, bambini in tenera età, bambini, adolescenti, adulti, anziani e molto anziani)”.

“Per tutelare la salute pubblica nell’intera Unione Europea – dice sempre il Commissario Andriukaitis – si calcolano sempre stime di esposizione per le diverse fasce d’età a livello degli Stati membri. Le stime dell’esposizione alimentare sono prodotte tenendo conto del consumo di tutti gli alimenti e di tutte le persone coinvolte in ciascuna indagine sull’alimentazione. Le metodologie di valutazione dell’esposizione alle sostanze chimiche attraverso l’alimentazione tengono sempre conto dei soggetti atipici ed in particolare di coloro che consumano quantità relativamente grandi di alimenti contenenti concentrazioni elevate di sostanze che possono determinare un rischio per la salute”.

“Pertanto – conclude il Commissario europeo-cardiologo – i livelli massimi stabiliti nel regolamento (CE) n.1881/2006 garantiscono un livello elevato di protezione della salute umana anche per i cittadini che consumano determinati alimenti in quantità sensibilmente superiori alla media dell’UE”.

Come potete notare, nemmeno davanti all’evidenza l’Unione Europea si smuove di un millimetro: “I livelli massimi stabiliti nel regolamento (CE) n.1881/2006 garantiscono un livello elevato di protezione della salute umana anche per i cittadini che consumano determinati alimenti in quantità sensibilmente superiori alla media dell’UE”.

Della serie: anche se il vostro organismo, ogni anno, assume un quantitativo 5-6 vole superiore di micotossina DON, state tranquilli: mangiate e sorridete!

La risposta di questo Commissario europeo è l’anticipazione di quello che succederà alla fine di questo mese a Strasburgo, quando il Parlamento europeo si dovrà pronunciare sul CETA. Già il 24 gennaio scorso la Commissione INTA (International Trade) del Parlamento europeo ha espresso parere favorevole al CETA (signa che sta per Comprehensive Economic and Trade Agreement tra Unione Europea e Canada). Il tutto senza avere informato i cittadini.

Vi risulta che – per citare un esempio – i parlamentari europei eletti in Sicilia abbiano informato i Siciliani di quello che sta succedendo nel Parlamento europeo? Eppure si tratta della nostra salute. Della salute – sempre per esempio – dei bambini da pochi mesi a sette-otto anni che si nutrono di pasta, assumendone quantitativi 5-6 volte superiori ai limiti fissati dall’Unione Europea?

Ci sono europarlamentari che partecipano ai convegni, mettono la propria faccia sui giornali: “Ho fatto questa cosa, ho fatto quest’altra cosa”. Vi hanno avvertito che, entro questo mese, voteranno per il CETA? Contano, forse, sull’assenza di informazione?

Ve l’hanno detto, gli europarlamentari eletti in Sicilia, che se noi – per esempio nel Sud Italia – per difenderci, dovessimo scoprire, con particolari analisi, che la pasta è piena di micotossine, le imprese private canadesi (e le imprese americane con sede in Canada), si potranno rivalere su di noi?

Allora dobbiamo avvertire i nostri parlamentari eletti in Sicilia e in tutto il Sud Italia che tale eventualità potrebbe verificarsi: l’associazione GranoSalus – che raccoglie produttori di grano duro di tutto il Sud Italia e consumatori – ha già predisposto le analisi su alcuni tipi di pasta industriale. Che succederà se si scoprirà che questa pasta è piena di veleni?

Ci sarà da ridere, perché le imprese private, come si legge in un articolo pubblicato da Food Times Blog (qui lo potete leggere per esteso) – il riferimento è alle imprese degli Stati Uniti oltreché del Canada, purché anche lì abbiano una sede – potranno “mettere in discussione le leggi e gli atti amministrativi del vecchio Continente ogni qualvolta vi intravedano un ostacolo al perseguimento dei loro affari. E a citare in giudizio presso un Tribunale speciale l’Unione Europea, piuttosto che i singoli Stati membri o i governi e le amministrazioni locali (come in Italia Regioni, Province e Comuni), per il risarcimento dei danni”.

Chiaro? Dobbiamo prenderci il grano avvelenato. E se, con le analisi, dovessimo scoprire che ci stanno avvelenando – più di quanto avviene con le notizie di cui siamo in possesso (per ora sappiamo solo che nel Sud Italia assumiamo micotossine DON in quantità 5-6 vole superiori ai limiti stabilità dalla UE: ma potrebbe emergere ben altro…) – ci chiederanno il risarcimento dei danni?

Ve ne hanno parlato, di tale eventualità, i parlamentari europei eletti in Sicilia?

P.S.

Sarà cura di questo blog informare i cittadini siciliani e, in generale, del Sud Italia sul voto degli europarlamentari eletti nelle Regioni del nostro Mezzogiorno. E sul voto dei partiti. Anche per far sapere ai cittadini chi difende realmente la loro salute.  

Perché dovete sapere che questi europarlamentari hanno la ‘coda lunga’. Siccome Popolari e Socialisti sono la maggioranza del Parlamento Europeo, non è da escludere un voto ‘concertato’. Sapendo che tanto il provvedimento verrà approvato, gli europarlamentari eletti nel Meridione d’Italia potrebbero assentarsi o, addirittura, votare anche contro.

Per poter dire agli elettori del Sud Italia:

“Avete visto? Noi abbiamo votato contro. Non è colpa nostra se questa cosa è stata approvata”.

L’hanno fatto, in parte, con l’invasione dell’olio d’oliva tunisino, quello che, per ora, viene venduto a 3,5-4 Euro a bottiglia, magari con il marchio non tunisino (vi siete chiesti come mai nei supermercati non c’è traccia delle 90 mila tonnellate di olio d’oliva tunisino che ha invaso l’Unione Europea?)

Ci hanno detto:

“Noi abbiamo votato contro l’accordo con la Tunisia”.

Vero. Però sono rimasti nei partiti che hanno votati in favore dell’invasione dell’olio d’oliva tunisino.

Faranno la stessa cosa con il CETA?    

Allegati sul medesimo argomento:

4 milioni di tonnellate di grano duro canadese ‘tossico’ pronto per essere esportato: indovinate dove…

   

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Foto tratta da ilnuovomondodanielereale.blogspot.com

 

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