Un marchio per il grano duro del Sud per dire basta ai grani esteri contaminati da glifosato e micotossine

6 dicembre 2017

Domani, a Matera, questo e altri temi legati al rilancio del grano duro del Mezzogiorno d’Italia verranno affrontati nel corso dei lavori della Commissione politica agricola, in pratica l’assemblea degli assessori all’Agricoltura delle venti Regioni italiane. Tra i temi da affrontare, la CUN, le ‘navi’, il glifosato e i contaminanti in generale

Un marchio per il grano duro del Sud. E’ questo uno dei temi che verrà affrontato domani, a Matera, dalla Commissione politica agricola, della quale fanno parte gli assessori all’Agricoltura delle venti Regioni italiane.

La riunione fa seguito a un importante simposio internazionale sul grano duro che si è svolto nei giorni scorsi proprio nella ‘Città dei sassi’ (DI TALE CONVEGNO ABBIAMO SCRITTO IN QUESTO ARTICOLO).

Ai lavori della Commissione politica agricola sono stati invitati i vertici di GranoSalus, l’associazione che, insieme con I Nuovi Vespri, sta promuovendo una campagna di analisi sui derivati del grano duro.

Già sono stati resi noti i risultati delle prime analisi.

Le analisi su otto noti marchi di pasta industriale italiana:

GranoSalus: i risultati delle analisi sulla pasta Barilla, Voiello, De Cecco, Divella, Garofalo, La Molisana, Coop e Granoro 100% Puglia

Le analisi su alcune semole commercializzate nel nostro Paese:

Le analisi sulle semole: ecco quelle che contengono glifosato e quelle che non ne contengono

E le analisi su undici marche di pasta ‘Bio’:

Ecco otto marche di spaghetti ‘Bio’ che non contengono glifosato

L’incontro di domani a Matera è importante perché si proverà ad affrontare i temi ‘caldi’ legati al grano duro: si parlerà dell’importanza delle analisi sui derivati del grano a tutela dei consumatori, della CUN, la Commissione Unica Nazionale (che dovrebbe portare ordine nel mercato del grano, oggi preda di speculazioni internazionali e anche locali), e anche delle ‘famigerate’ navi’ che continuano a scaricare nei porti italiani grano duro estero, spesso contaminato.

Dovrebbe essere anche affrontato il tema di un paese – l’Italia – che dice di aver bandito il glifosato (un diserbante dannoso per la salute umana), ma che non controlla il grano duro che arriva, come già ricordato, con le navi.

Nell’incontro di domani si parlerà, soprattutto, della possibilità di istituire, in Italia, un Marchio per il grano duro del Sud d’Italia, sul modello di quello istituito negli Stati Uniti d’America con la varietà Desert Durum, varietà di grano duro che viene coltivata in Arizona e il California.

Ricordiamo che il Desert Durum – ottima varietà di grano duro prodotto, come già accennato, in America – non è certamente migliore del grano duro del Mezzogiorno d’Italia. Si tratta di due varietà di grano duro equivalenti. Ma non si capisce perché, nel mercato internazionale e in quello italiano il grano duro del Sud Italia viene pagato (com’è avvenuto quest’anno a 20 euro al quintale, mentre il Desert Durum mantiene una quotazione di 40 dollari al quintale (ABBIAMO AFFRONTATO IL TEMA IN QUESTO ARTICOLO).

C’è un problema di organizzazione che in Italia, fino ad oggi, è mancato.

Siamo proprio curiosi di sapere se il nuovo assessore all’Agricoltura della Sicilia, Edy Bandiera, sarà presente a questo incontro. Potrebbe essere un primo segnale di discontinuità on il precedente Governo regionale siciliano, che ha ignorato pressoché totalmente i problemi del grano duro. O potrebbe essere un segnale di continuità con il vecchio Governo.

Domani saremo più precisi.

 

 

 

 

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