E la Sicilia affonda: grano avvelenato, uva e arance africane, pomodori cinesi, Crocetta ‘minacciato’ e l’Ars in vacanza…

6 ottobre 2016

Ormai è certo che pasta, pane, pizze, farine e dolci vengono prodotti con grano duro di pessima qualità. E le ‘autorità’? Meglio la domanda di riserva. Ci salverà la passata di pomodoro cinese. O l’uva da tavola africana. Africani sono pure l’olio forse di oliva e gli agrumi. Forse un giorno (ma quando?) ci consoleremo con l’automobile elettrica di Termini Imerese. Intanto Almaviva, sezione Palermo, vuole trasferire 400 persone in Calabria, modello ‘Buona scuola’ di Renzi. E mentre in Sicilia tutto va a rotoli Crocetta denuncia ‘minacce’ e i deputati dell’Ars si rifiutano di approvare gli imbrogli dei debiti fuori bilancio…

Mentre la Sicilia sprofonda sempre più, la politica siciliana recita, fugge, si nasconde, si arrabatta, brilla per inefficienza e assenza. Tutto va a rotoli. Tutti ormai sanno che le navi che arrivano a Palermo, a Catania e a Pozzallo scaricano grano duro carico di glifosato e di micotossine. Ma nessuno fa nulla per fermarle. Pasta, pane, farina, pizze, dolci: Dio solo sa che cosa finisce ogni giorno sulle nostre tavole. E le ‘autorità’? Assenti!

Il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, bontà sua, lavora per rilanciare la sinistra. Volete che trovi il tempo per occuparsi dei veleni in agricoltura? Non scherziamo! L’assessore regionale all’Agricoltura, Antonello Cracolici – anche lui del PD come il ministro Martina – organizza fiere, distribuisce prebende e… brinda con lo stesso ministro Martina (come vi abbiamo raccontato qui).

Il Parlamento Europeo – che in agricoltura è il protagonista assoluto delle più grandi schifezze degli ultimi anni – ha approvato l’accordo di partenariato economico con alcuni Paesi dell’Africa: Botswana, Lesotho, Mozambico, Namibia, Swaziland e Sud Africa.

Alcuni Paesi europei, negli scambi commerciali con tali Paesi, ci guadagneranno. A perdere saranno i Paesi europei che producono agrumi, Sicilia in  testa: questo perché saranno proprio gli agrumi africani che verranno piazzati in Europa.

Per la Sicilia, se dobbiamo essere onesti, non è un dramma, perché l’agrumicoltura della nostra Isola – a parte i casi di bravi imprenditori agricoli che vanno avanti da soli – è, nel complesso, un mezzo disastro, a prescindere dagli accordi tra UE e i già citati Paesi africani. Ma è comunque il segno dei tempi. Con gli europarlamentari eletti in Sicilia che – a parte il grillino Ignazio Corrao – fanno poco o nulla.

Anche perché i partiti ai quali fanno capo al Parlamento Europeo – il PPE e il PSE – sono quelli che governano la cosiddetta Europa Unita. I nostri Giovanni La Via e Salvo Pogliese (entrambi del PPE) e Michela Giuffrida (PSE) dovrebbero, per coerenza, lasciare i partiti politici di appartenenza. Invece si dicono contrari agli accordi che ammazzano l’agricoltura siciliana e restano dove sono…

A risollevare le sorti dell’agrumicoltura (per lo più catanese) pensa la deputata regionale (catanese), Concetta Raia. Che ieri ha diffuso un chilometrico comunicato stampa che è un mezzo trattato di patologia vegetale. Il ‘succo’ – visto che parliamo di arance – è il seguente: le arance africane ormai arrivarono: vediamo se ci possiamo fare dare un po’ di munita (leggere fondi pubblici) con la storia delle malattie delle piante…

Il grano al veleno, le arance africane, l’olio d’oliva tunisino (che poi non è tunisino, ma delle imprese non tunisine – e tra queste anche qualche multinazionale – che operano in Tunisia), la passata di pomodoro cinese (che quanto a salubrità tiene testa al grano al glifosato e alle micotossine…), gli ortaggi e la frutta estiva del Nord Africa (compresa l’uva: la Sicilia esporta uva Italia – una delle migliori uve da tavola del mondo – e dà a mangiare ai siciliani uva africana prodotta, anche in questo caso, Dio solo sa come, come potete leggere qui).

Insomma, il pranzo è servito. Quanto al resto dell’economia…

A Termini Imerese, dal 2011 si aspetta il ‘rilancio’ dell’industria automobilistica. Nell’ultimo anno la notizia dell’avvio della produzione da parte di automobili innovative è stata data tre o quattro volte. Ma dopo la notizia arriva la mezza smentita, poi di nuovo la notizia, poi di nuovo la mezza smentita…

Qualcosa di concreto c’è: gli oltre 2 mila e 500 licenziamenti da parte di Almaviva. Parliamo di telefonia. A casa andranno solo lavoratori del Sud Italia, come da ‘tradizione’. Licenziamenti a Roma (oltre mille e 600 persone) e a Napoli (oltre 800 persone). E in Sicilia? Solo ‘gesuitici’ trasferimenti. Circa 400 persone, da Palermo, dovrebbero trasferirsi in Calabria.

Secondo voi, guadagnando, ogni mese, circa 500 Euro è possibile trasferirsi in Calabria? Per vivere come?

Mentre la Sicilia sprofonda il Governo regionale che fa? Fa ridere, ed è già una cosa. Fare ridere è un’arte, come sanno bene i grandi attori.

Rosario Crocetta, sulla carta il presidente della Regione siciliana, è volato a Roma. Per parlare del grano avvelenano che sbarca a Palermo, a Catania e a Pozzallo? Per parlare degli agrumi? Per parlare del nuovo flop dell’auto a Termini Imerese? Per parlare dei rifiuti che sommergono la Sicilia? No, niente di tutto questo: per parlare delle minacce che avrebbe ricevuto da quattro anni a questa parte, cioè da quando governa la Regione.

Per fortuna – nonostante i danni che ha prodotto a 5 milioni di Siciliani – nessuno gli ha fatto nulla: ma che volete, le minacce alla sua persona ci sono state. Lo dice lui: e se lo dice lui…

Così se n’è andato a Roma, in commissione Antimafia, non a parlare della Sicilia che affonda, ma a parlare delle minacce. I Siciliani proveranno ‘pietà’ e lo voteranno di nuovo? Siamo alla farsa.

Intanto, ieri – come raccontiamo in altra parte del blog (che potete leggere qui) – a Palermo, a Palazzo Reale, sede del Parlamento siciliano, l’assessore-commissario della Sicilia per conto di Renzi, suas ‘maestà’ Alessandro Baccei, e il presidente dello stesso Parlamento siciliano, Giovanni Ardizzone, hanno provato a far approvare dai deputati l’ultimo imbroglio di una politica (e di una burocrazia) siciliana di imbroglioni: un ‘papello’ di 135 milioni di Euro di debiti fuori bilancio.

I debiti fuori bilancio sono, forse, la più alta manifestazione politica, economica e morale del degrado di quello che resta (molto poco, in verità) dell’Italia.

Il nostro ordinamento prevede – per lo Stato, per le Regioni, per i Comuni (e anche per le ex Province, che non si capisce che fine abbiano fatto) – la presenza di Bilanci di previsione e di Bilanci consuntivi. I debiti fuori Bilancio sono una contraddizione in termini e una violazione di legge.

Con il passare degli anni, per avallare quelle che si chiamano ‘creste’, la politica ha inventato prima circolari, poi regolamenti, quindi qualche mezza legge per giustificare i debiti fuori Bilancio.

La Corte dei Conti ha subito stigmatizzato tale metodo. Ma la politica ha fatto finta di non sentire. Ed è anche logico:

fare sparire ogni anno un po’ di soldi, al di là della contabilità ufficiale, con la certezza che nessuno potrà contestare qualcosa, è una comodità per la politica, no?

E’ come dire: questi 90 sono in Bilancio e guai a chi li tocca; 10 sono debiti fuori bilancio e, come si dice dalle nostre parti, ni ‘i putemu futtiri...

A Comune di Palermo – dove mancano i soldi per le attività sociali – hanno un po’ ‘esagerato’ e hanno ‘prodotto 35 milioni di Euro di debiti fuori Bilancio: cose che capitano!

Nei Comuni i debiti fuori Bilancio li approvano i Consigli comunali (con la garanzia, per i consiglieri, scritta col sangue, che non gli chiederanno mai i soldi indietro).

Alla Regione, da quest’anno, serve il voto del Parlamento siciliano. Il problema è che i debiti fuori Bilancio, negli uffici della Regione siciliana sono assai: oltre 130 milioni di Euro e quasi tutti ‘sconosciuti’…

Così, ieri, su oltre 50 deputati di Sala d’Ercole della maggioranza di centrosinistra, in Aula se ne contavano da 30 a 32. E gli altri? “Sono ancora in vacanza”, hanno scritto i parlamentari grillini.

Il guaio è grosso: senza l’approvazione di questi debiti fuori si rischia di conoscere la verità su come sono spariti questi soldi.

Ma come: hanno fatto tanto per farli sparire a norma di legge – la Corte dei Conti non interviene, la magistratura penale nemmeno, il mangia mangia è più o meno autorizzato gli oltre 130 milioni di Euro sono già spariti – e la maggioranza di centrosinistra che fa? Fugge dall’Aula solo perché un giorno i deputati che approveranno ‘sto papello potrebbero essere chiamati a restituire soldi che altri si sono messi in tasca?

Non c’è più mondo…

 

 

 

 

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