Aprono ai cinesi, ‘discutono’ sugli F35: i grillini sono gli eredi di Pio La Torre? MATTINALE 312

17 marzo 2019

Come abbiamo scritto qualche giorno fa, l’attuale momento storico ci ricorda gli anni dei missili Cruise a Comiso. Con qualche differenza. Proviamo a illustrare lo scenario politico che si sta delineando con l’apertura del Movimento 5 Stelle alla Cina avallata da Romano Prodi. Una svolta che potrebbe mettere in difficoltà la Lega di Salvini. Perché grillini e Gilet Gialli portano avanti la stessa linea politica: i primi governando l’Italia, i secondi dando battaglia nelle piazze della Francia

Qualche giorno fa abbiamo scritto che la Via della Seta – ovvero il progetto strategico-politico della Cina – ci ricorda il 1982, l’anno dell’America di Reagan e dei missili Cruise di Comiso. E oggi, alla luce della coraggiosa apertura dell’attuale Governo italiano alla Cina comunista, non possiamo che confermare la nostra impressione. E in più ci mettiamo il coraggio di Pio La Torre, il segretario regionale del Pci siciliano che, in quegli anni, diede vita a un grande movimento pacifista insieme con i cattolici e con una parte dei socialisti per cercare di bloccare la corsa alle armi e, in particolare, l’arrivo del missili americani Cruise in Sicilia.

Noi allora eravamo poco più che ventenni. Ma avevamo già assistito ai primi omicidi ‘eccellenti’ e altri lutti sarebbero arrivati (il 6 gennaio del 1980 la Sicilia aveva perso il ‘suo’ grande presidente della Regione, Piersanti Marratella e due anni prima, nel 1978, l’Italia, come ha ricordato ieri Antonio Piraino, AVEVA PERSO ALDO MORO). E tra questi gli omicidi di Pio La Torre e Rosario Di Salvo. Il tutto in un clima in cui alcuni dirigenti della sinistra siciliana che si battevano per la pace pensavano di essere diventati possibili bersagli e giravano armati (QUI UN NOSTRO ARTICOLO SU QUEGLI ANNI).

Il presente, per certi versi, ci riporta al passato. Oggi registriamo la coraggiosa apertura del Movimento 5 Stelle alla Cina. All’inizio abbiamo scritto “apertura dell’attuale Governo italiano alla Cina comunista”: in effetti non è così, non tutto il Governo ha aperto alla Cina: l’apertura è opera dei grillini: del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e del vice premier, nonché leader del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio.

Sono i grillini che hanno avviato il dialogo con la Cina, non certo gli alleati di Governo: i leghisti di Salvini, infatti, sono contrari. E il motivo c’è: i leghisti hanno smesso da un pezzo di essere alternativi all’Unione Europea dell’euro: al contrario, sono già al servizio della UE, già pronti ad obbedire alla BCE.

La svolta impressa dai grillini alla politica estera ed economica sta costringendo i leghisti a scoprire le carte.

Hanno ragione i commentatori di politica internazionale ad affermare che la Via della Seta non è un semplice trattato commerciale, sottolineando che si tratta di una strategia politica della Cina che, in quanto tale, è anche economica.

L’attuale Governo italiano ha ereditato un debito pubblico pari a 2 mila miliardi e 340 milioni di euro. Ed è stato costretto dalla Commissione Europea ad un indebitamento minimo, inferiore a tutte le concessioni fatte dall’Europa al Governo Renzi.

La strategia di Bruxelles è quella di ‘schiacciare’ l’attuale Governo italiano tenendolo a corto di risorse economiche. Il Governo del nostro Paese ha bisogno di fare ‘respirare’ l’Italia sotto il profilo economico. E poiché la UE sta operando, di fatto, una stretta economica e finanziaria sul nostro sull’Italia, Conte e Di Maio stanno cercando altrove chi è disposto a sottoscrivere il debito pubblico italiano. 

C’è l’opzione di Putin. Ma la Russia non ha queste disponibilità finanziarie; la Cina, invece, può sostenere benissimo una ricca quota del debito pubblico italiano. E’ questo il vero significato politico del sì dell’attuale Governo italiano alla Via della Seta: la possibile sottoscrizione, da parte della Cina, di una quota del debito pubblico italiano. Un’apertura di credito che consentirebbe all’attuale Governo del nostro Paese di onorare gli impegni assunti con gli elettori e di far vivere meglio gli italiani.

La mossa è certamente azzardata. E pericolosa. Ci vuole molto coraggio per portarla avanti. Anche perché, dalla resa senza condizioni di Cassibile del 3 settembre 1943 chi, in Italia, ha provato ad alzare la testa con gli USA non ha avuto molta fortuna.

I leghisti non possono seguire i grillini in questa svolta politica. Perché Savini e compagni non hanno il coraggio per aderire a una svolta così radicale. L’anti-europeismo leghista è sempre stato di facciata e di maniera: non a caso, appena la UE ha promesso alla Lega appoggio ad un eventuale Governo italiano senza i grillini – magari, chissà, con la concessione di un bel deficit al 3-4% – i leghisti si sono adeguati.

E poi Salvini e i suoi non hanno il coraggio per mettersi contro i massoni dell’Unione Europea dell’euro: e chi il coraggio non ce l’ha, è noto, non se lo può dare…

Il ‘coraggio’ Salvini riesce a dimostrarlo solo tenendo su una nave cento o duecento immigrati che non si possono difendere: in questi casi, quando c’è da colpire i deboli e gli indifesi, il ‘capo’ della Lega è ‘coraggiosissimo’!

Ma di mettersi, contemporaneamente, contro gli americani e contro i massoni della UE dell’euro non se ne deve nemmeno parlare: per farlo ci vogliono ‘attributi’ politici che Salvini e i leghisti non hanno. Il massimo del coraggio i leghisti lo possono dimostrare con i ‘magheggi’ sulle quote latte… (QUI UN NOSTRO ARTICOLO).

Dove porterà la svolta pro-Cina del Movimento 5 Stelle? Non è facile immaginare gli effetti sullo scenario internazionale e italiano.

A livello internazionale la partita è complessa. Perché se, da un lato, agli USA la svolta di Conte e Di Maio non sembra andare molto a genio, l’altro lato della medaglia potrebbe invece piacere molto all’America di Trump: perché il debito pubblico italiano sottoscritto in quota dalla Cina assesterebbe un colpo mortale all’Europa della BCE: ed è noto che l’attuale presidente degli Stati Uniti d’America vede la UE come fumo negli occhi, e chi mette in discussione il sistema euro – con il corollario di ‘ricatti’ sul debito pubblico – non può che piacere agli americani. 

A dare una grande mano alla svolta italiana con la Cina sono i Gilet Gialli, che ieri, in Francia, hanno dato battaglia inviando al presidente Macron l’ennesimo messaggio: “Te ne devi andare!”.

Alla fine, quello che l’Italia sta facendo al Governo, con l’accelerazione dei grillini sulla Via della Seta, i francesi, con i Gilet Gialli, lo stanno facendo nelle piazze. L’obiettivo di grillini e Gilet Gialli – alleati politici di fatto – è comune: smantellare l’Europa della finanza e delle banche, l’Europa di Bilderberg e delle Agenzie di rating.

Anche la posizione assunta dai grillini sugli aerei F35 è un alleggerimento. Dire di voler ridiscutere con gli americani questa commessa – che risale a fine anni ’90 del secolo passato – sembra più un’azione di distrazione: perché, alla fine, questi aerei l’Italia dovrà acquistarli, che gli piaccia o no.

E’ la politica interna il problema dei grillini. Il fatto che Salvini continui a ripetere che non ci sarà crisi di Governo significa che potrebbe verificarsi l’esatto contrario: e cioè che la crisi ci potrebbe essere.

Dopo, però, che si sarà consumato il passaggio del ‘caso’ Salvini-Diciotti al Senato.

Il ‘coraggiosissimo’ Salvini – quello che nei giorni del blocco della nave Diciotti nel porto di Catania diceva “Che mi arrestino pure” – non ha alcuna intenzione non solo di farsi arrestare, ma anche di finire sotto processo. Nel senso che non vuole essere processato per la vicenda della nave Diciotti.

Ma gli serve il voto al Senato. Dovranno essere i grillini, al Senato, tra pochi giorni, a dire no all’eventuale processo a Salvini.

Che farà il ‘capo’ della Lega? Si farà salvare dai grillini al Senato e poi aprirà la crisi, tradendoli, perché “glielo chiede l’Europa”?

Ed è sicuro, Salvini, che una volta aperta la crisi si andrà al voto?

Quest’ultima è una bella domanda. Ricordiamoci che Romano Prodi – che la Cina la conosce molto bene – proprio in questi giorni ha aperto al Governo Conte sulla Via della Seta:

“L’Italia intercetti la Via della Seta“, ha detto Prodi (QUI L’ARTICOLO SU EUROPA TODAY CON L’INTERVISTA A PRODI).

Chissà, magari se Salvini dovesse aprire la crisi gli attuali segretari del PD, Nicola Zingaretti, e della CGIL, Maurizio Landini, fino ad oggi critici con i grillini cambierebbero linea, aprendo ai grillini nel nome della Cina: che bella fregatura che sarebbe per il ‘capo’ della Lega!

Eh sì, questa volta Salvini è messo un po’ maluccio…

Era ora!

Foto tratta da wikiwand.com

Cina, Prodi ‘apre’ al governo: “Italia intercetti la nuova via della seta”. E sull’Ue: “Pane mezzo cotto”

 

 

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