Controlli sul grano che arriva con le navi: ci provano i grillini (ma attenti ai contratti di filiera…)

8 marzo 2019

I controlli sulle navi cariche di grano duro che arrivano in Sicilia, fino ad oggi, o non sono stati effettuati, o sono state delle vere e proprie pagliacciate. Visto che la Regione ‘babbia’, è giusto che ci provino da Roma. Chi i dovrebbe provare? I parlamentari nazionali grillini. Azione meritoria. Ma ne hanno parlato con il Ministro leghista delle politiche agricole che, fino ad oggi, non ha fatto una mazza, sia per i controlli sul grano estero, sia per l’agricoltura del Sud? Però c’è il Ministero della Salute-Sanità gestito dai grillini…

Ormai è assodato che i controlli sul grano che arriva in Sicilia con le navi effettuati dalla Regione siciliana sono pagliacciate mediatiche. Adesso ci vorrebbero provare i grillini. L’intenzione è buona, anche se l’impostazione che annunciano, in verità, è burocratica e più cartacea che effettiva (le etichette non bastano: servono i controlli modello GranoSalus). Dopo di che tirano in ballo i contratti di filiera, che non servono agli agricoltori, ma servono agli industriali per vessare gli agricoltori!

Ma andiamo per ordine. Leggiamo e commentiamo il comunicato stampa di due parlamentari del Movimento 5 Stelle, Dedalo Pignatone e Antonio Lombardo:

“La tutela del Made in Italy, e del Made in Sicily in particolare, passa anche e soprattutto dal grano, per questo motivo, è nostro dovere controllare e proteggere tutta la filiera cerealicola, a difesa sia dei produttori che dei consumatori”.

“Sono ben nove i punti salienti della nostra azione politica – continuano i due deputati nella nota congiunta – alcuni già realizzati, tra questi la valorizzazione di un’etichettatura corretta e trasparente. Infatti, non basterà più soltanto indicare dove viene fatto il prodotto, ma anche da dove proviene il grano”.

Come già accennato, le etichette non bastano. Anche se – ad esempio – cambiare la normativa sulla etichettatura della pasta sarebbe importante. Fino ad ora gli industriali se ne escono con le formula “grano UE” per il grano prodotto in Europa e “grano non UE”.

In questo caso i parlamentari hanno ragione: chi produce pasta – ma anche pane, biscotti, merendine e via continuando – deve specificare da dove arriva il grano duro (nel caso della pasta) e il grano tenero (nel caso dei dolci). La storia del “grano UE” e “grano non UE” serve a poco, perché i cittadini hanno il diritto di sapere da dove arriva il grano!

(Per ora l’etichettatura riguarda solo la pasta, non certo le merendine: più che mai opportuno introdurla, considerato che le merendine vengono consumate dai bambini). 

Però, accanto alle etichette, vanno effettuati controlli random (cioè controlli casuali) sul modello GranoSalus) su pasta, pane, farine, pizze, biscotti, merendine, dolci e via continuando). Senza i controlli sui prodotti finiti che derivano dal grano duro e tenero si rischia di fare solo chiacchiere.

“Per la tutela dei nostri prodotti agroalimentari – dicono ancora Pignatone e Lombardo – e per contrastare le frodi anche nel settore cerealicolo, è stato potenziato notevolmente il sistema dei controlli. A tal proposito, il Ministero dell’Agricoltura ha rafforzato la collaborazione con l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari ICQRF e avviato maggiore collaborazione con il corpo delle Capitaneria di porto, le Agenzie dogane e monopoli, la Guardia di finanza. L’obiettivo è quello di verificare in modo costante l’origine e la qualità merceologica dei cereali e dei derivati introdotti sul territorio nazionale, così come chiediamo da tempo che le stesse rassicurazioni vengano fornite anche dagli altri porti europei”.

Questo va benissimo: l’importante è che i controlli nei porti non facciamo la fine dei controlli-burla della Regione siciliana: le navi cariche di grano vanno bloccate per due giorni nei porti per effettuare i controlli sanitari. Il tutto va stabilito per legge, inserendo i controlli nei porti nei contratti: altrimenti – anche in questo caso – si fanno solo chiacchiere.

Dopi di che i due parlamentari annunciano una notizia che ci stupisce un po’:

“Abbiamo destinato 20 milioni per sostenere i contratti di filiera; il nostro intento è quello di lavorare sulla trasparenza dei prezzi all’origine e aiutare gli agricoltori a produrre più grano di qualità. Infine, stiamo lavorando all’istituzione di una Commissione unica nazionale per il grano duro e per favorire il dialogo interprofessionale”.

Apprezziamo lo sforzo dei due parlamentari del Movimento 5 Stelle, ma i contratti di filiera vanno presi con le pinze. I contratti di filiera servono all’industria della pasta, non agli agricoltori! (COME POTETE LEGGERE QUI).

E poi: per sostenere quali filiere? Quelle con il grano convenzionale da ‘bummiare’ con i concimi per ottenere grano duro iperproteico, in modo che le industrie risparmino una barca di soldi nell’essiccamento della pasta?

Non sarebbe il caso di specificare – ad esempio – che queste filiere riguardano il grano duro coltivato in biologico? In questo caso sì che i contratti di filiera avrebbero un senso.

Quanto alla  Commissione unica nazionale per il grano duro, è già stata istituita proprio grazie ai parlamentari nazionali del Movimento 5 Stelle della passata legislatura. La legge c’è: ma i Governi di centrosinistra della passata legislatura e l’attuale Ministro leghista delle Politiche agricole, Gian Marco Centinaio non l’anno applicata!

“Concludiamo questo lungo elenco di azioni messe in campo per i nostri grani – scrivono sempre i due parlamentari grillini – con il supporto agli investitori per la creazione dei siti di stoccaggio che possano valorizzare la materia prima di qualità italiana e in ultimo, ma non di certo per importanza, la valorizzazione di pane e pasta italiana all’estero, verso mercati nuovi e in espansione”.

“L’agricoltura – concludono i due esponenti del Movimento 5 Stelle – ha un ruolo fondamentale per il nostro Paese e soprattutto per la Sicilia, vantando non solo un’importante ruolo economico e a tutela del paesaggio, ma richiamando a sé un vero e proprio valore sociale, rappresentando uno dei pochi settori dove c’è occupazione. Inoltre, rappresenta un baluardo contro lo spopolamento dei piccoli Comuni, in particolare quelli dell’entroterra. Per tutti questi motivi è d’obbligo stare a fianco degli agricoltori ai quali dobbiamo garantire un ruolo importante nel rilancio della stessa economia italiana”.

Tutto bene (a parte le precisazioni sui contratti di filiera). Ma i parlamentari ne hanno parlato con i leghisti che controllano il Ministero delle Politiche agricole?

Detto questo, i grillini esprimono il Ministro della Salute-Sanità, con la siciliana Giulia Grillo. E potrebbe essere proprio questo Ministero ad avviare i controlli sanitari sul grano che arriva in Italia. A cominciare dalla Sicilia e dalla Puglia.

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