Scuola, la Lega di Salvini insiste: niente trasferimenti al Nord per i docenti del Sud!

17 febbraio 2019

Quando c’era il Governo Renzi tanti docenti della scuola del Sud sono stati costretti a trasferirsi al Nord con la legge sulla ‘Buona scuola’. Ora che sulla plancia di comando del Ministero della Pubblica Istruzione sono arrivati i leghisti di Salvini i docenti del Sud devono restare al Sud. Ma poi sempre contro i docenti del Mezzogiorno? E’ questo il modo di governare un Paese civile? La presa di posizione dell’Anief

Se il Governo Renzi, con la legge sulla ‘Buona scuola’, di fatto, ha catapultato tanti docenti del Sud al Nord, adesso, con la Lega di Salvini al Governo, per i docenti della scuola dovrebbe diventare impossibile, per i prossimi cinque anni, trasferirsi dal Sud al Nord. Ci dicono che l’Italia è una e indivisibile, ma nell’arco di un paio di anni i docenti della scuola del Sud prima sono stati catapultati in massa al Nord, e adesso, per cinque anni, non dovrebbero muoversi dal Sud!

Un Paese veramente ‘libero’, l’Italia, soprattutto per i docenti dei licei e, in generale, della scuola superiore, i quali, a seconda di chi guida il Ministero, vengono sballottati di qua e di là: in modo ‘raffinato’ quando governa il PD (leggere ‘Buona scuola’ di Renzi), in modo grossolano – in stile leghista – se al Ministero della Pubblica istruzione c’è un leghista: che in questo momento risponde al nome di Marco Busetti.   

“Docenti, niente trasferimenti per 5 anni: il Ministro Bussetti insiste”, leggiamo in un comunicato dell’Anief, sindacato autonomo della scuola in ascesa.

“In titolare del MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) – si legge sempre nel comunicato dell’Anief – non molla sull’introduzione di una norma, in virtù della continuità didattica, la quale però non esiste per via della durata diversa dei cicli scolastici e dell’età dell’obbligo scolastico. Inoltre, verrebbe violata comunque dall’alto numero di precari chiamati su posti in organico di diritto, come per quelli di sostegno, dove in 50 mila precari dovrebbero essere subito nominati in ruolo”.

Commenta Marcello Pacifico, presidente dell’Anief:

“Quella del blocco quinquennale appare l’ennesima politica della Lega tesa ad evitare che i docenti meridionali possano trasferirsi al Nord. Perché l’esigenza della continuità didattica non esiste per l’insegnamento curricolare, ma viene poi imposta sul sostegno. Il Quirinale e il Senato hanno bocciato il vincolo di cinque anni con cui il Governo vorrebbe tenere fermi tutti i docenti della scuola pubblica, facendo decadere l’emendamento governativo al ddl n. 989 già approvato alla Camera. Invece di prenderne atto, di mettersi l’anima in pace sull’adozione di una norma palesemente incostituzionale e lesiva dei diritti del lavoratore a potersi ricongiungere con la famiglia laddove vi siano le condizioni, senza limiti temporali, il Ministro dell’Istruzione torna alla carica”.

Intervistato dal quotidiano Il Mattino, il Ministro Marco Bussetti ha affermato che i 5 anni di blocco nella medesima scuola servono agli studenti, in quanto garantiscono la continuità didattica, ma, aggiunge, servono anche a lavorare con un’adeguata programmazione educativo-didattica e a dare stabilità agli organici.

“Ricordiamo – leggiamo sul periodico Orizzonte Scuola – che l’intenzione della maggioranza di Governo è di introdurre il vincolo quinquennale non solo per i neoassunti della secondaria, tramite concorso, ma per tutti i docenti”.

L’Anief, sindacato autonomo che si è sempre posto contro questa volontà, ricorda che si tratta di disposizioni normative che contengono dei limiti di carattere costituzionale, perché sovrastano il diritto alla famiglia e al lavoro:

“Già nel 2011, con la Legge 106 – si legge nel comunicato – si decise per una norma in tal senso. E pure nel 2013, approvando la Legge 128. Poi, però, ci si rese conto dell’illegittimità e impraticabilità di questa norma, anche in palese contrasto con le prerogative sindacali poiché oggi, approvandole, non si terrebbe conto del contratto nazionale sulla mobilità appena sottoscritto ed in vigore fino all’anno 2022”.

Come già accennato, Marcello Pacifico considera il blocco quinquennale il tentativo della Lega di evitare che i docenti meridionali possano trasferirsi al Nord:

“Come quando l’attuale senatore Mario Pittoni – leggiamo sempre nel comunicato – chiese all’allora Ministro Mariastella Gelmini di introdurre lo stesso blocco, poi derubricato a tre anni dalla legge 128/12 dal Ministro Maria Chiara Carrozza e sospeso per la mobilità straordinaria introdotta dalla legge 107/15 voluta dal governo Renzi, all’indomani della sentenza della Consulta sul trasferimento a pettine ottenuto dall’Anief all’atto dell’aggiornamento delle GaE”.

“Se la scuola dell’infanzia copre un triennio scolastico e interessa soltanto un bambino su quatto – dice sempre Pacifico – soltanto la scuola primaria offrirebbe infatti la continuità per cinque anni. Perché la scuola media dura tre anni e quella superiore prevede l’obbligo formativo per il solo primo biennio. Pertanto, l’esigenza di una continuità didattica non esiste per l’insegnamento curricolare, ma viene poi imposta sul sostegno. Per il quale, in verità, il cambio delle cattedre non riguarda tanto i passaggi di ruolo quanto il numero dei precari: oltre 50 mila ogni anno, uno ogni tre cattedre, chiamati a garantire la copertura di posti in deroga, i quali, tra l’altro, per il TAR, su ricorso promosso da Anief, dovrebbero essere collocati in organico di diritto se legati a effettive e perduranti esigenze”.

Anief ribadisce, pertanto, che se davvero si vuole incentivare la continuità didattica si devono programmare le immissioni in ruolo dei supplenti abilitati e specializzati, riaprendo le GaE e stabilizzando tutti i precari che hanno svolto almeno tre anni di servizio, come sottolineano da tempo l’Unione Europea e suoi Tribunali.

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