Partigiani del PD siciliano: “O Renzi ciao, Renzi ciao, Renzi ciao ciao ciao…”

14 dicembre 2018

Che i ‘Partigiani’ se ne vadano con Davide Faraone, ‘luogotenente’ di Renzi in Sicilia, è paradossale. Ma riuscite a immaginare che faccia farebbero gli attuali alleati di Giuseppe Lupo, capogruppo del PD all’Ars, se dovesse venire fuori che, sottobanco, lo stesso Lupo è d’accordo con Faraone? Meno male che la nostra è solo fantapolitica… L’intervento di Matteo Richetti

Ricordate i “partigiani” del PD siciliano? Dovevano rilanciare il partito. Dopo di che si ritrovano con il ‘capo’ dei renziani siciliani, Davide Faraone, che si è autoproclamato segretario del Partito Democratico in Sicilia (QUI UN NOSTRO ARTICOLO).

Della serie, sono sono svegliati – i ‘Partigiani’ del PD siciliano – e hanno trovato la bella sorpresa… Così potrebbero cantare “o Renzi ciao, Renzi ciao, Renzi ciao ciao ciao…”.

C’è chi parla di fine della democrazia nel PD siciliano. O di nomina illegittima. Come Teresa Piccione, che era candidata alla guida del partito in contrapposizione a Faraone, ma che si è ritirata qualche giorno prima delle primarie.

Dice in un comunicato Teresa Piccione:

“Giovedì 13 dicembre, il presidente della Commissione regionale per il congresso, Fausto Raciti, ha illegittimamente comunicato l’elezione di Davide Faraone alla carica di segretario regionale del Partito democratico”.

“I componenti della Commissione regionale per il congresso, Agata Teresi, Francesco Nuccio e Domenico Pirrone – continua Teresa Piccione – hanno dichiarato che la proclamazione è illegittima, in quanto di competenza dell’Assemblea regionale del Partito Democratico. I tre componenti hanno chiesto anche di verificare la sussistenza dei requisiti di candidabilità richiesti dallo Statuto, dal codice etico e dai regolamenti nazionale e regionale del Partito Democratico, relativamente al candidato Faraone e a tutti i candidati della lista da lui presentata, per altro fuori termine”.

“Non ci è stata data la possibilità di leggere i nomi della lista – sostengono Nuccio Teresi e Domenico Pirrone – e alla richiesta di averne copia per espletare i compiti di verifica sulla regolarità dei requisiti che lo statuto e il regolamento riservano ai componenti della Commissione regionale per il congresso, Fausto Raciti si è rifiutato di esaudire la nostra richiesta, comunicando che il candidato Davide Faraone non autorizzava a consegnarci le copie. Altro che trasparenza È una lista segreta”.

Non sappiamo come finirà questa storia un po’ strana. Si esclude il ricorso alla Giustizia ordinaria e si parla di un ricorso alla Giustizia amministrativa.

Dopo di che non possiamo non notare una strana coincidenza: e cioè che Faraone d una parte e Lupo dall’altra parte sono portatori di interessi politici estranei alla tradizione post comunista.

Faraone, anche se figlio di un dirigente della CGIL siciliana, è quello che, per conto di Renzi, ha riempito il PD dell’Isola di soggetti che poco o punto hanno a che spartire con la tradizione comunista.

Lupo, da parte sua, è un ex democristiano cislino. Insomma, se proprio la dobbiamo dire tutta, Faraone e Lupo stanno meglio assieme che su versanti di partito diversi…

La nostra, ovviamente, è solo un’impressione che, di certo, nulla ha a che spartire con la realtà. Anche se la realtà ci presenta due soggetti – Faraone e Lupo – che nulla hanno a che vedere con la tradizione posto comunista.

Una tradizione post comunista siciliana che da questa vicenda esce più che sconfitta, se non quasi scomparsa.

Sulla vicenda siciliana interviene il senatore del PD, Matteo Richetti, che ha ritirato la sua candidatura alla segreteria nazionale per appoggiare Maurizio Martina e che afferma:

“Ho provato a dare un segnale di unità, adesso è il tempo che, dalla Lombardia alla Sicilia, ci si sforzi per mostrare agli elettori un partito forte e credibile”.

“Non è il tempo – aggiunge – di cercare colpe da un lato o dall’altro. Il quadro creatosi in Sicilia è insostenibile: bisogna sedersi attorno a un tavolo e concordare un modo per uscire da questa situazione”.

“Una soluzione regolamento alla mano? Un partito che vive più di carte bollate che di passione politica non va da nessuna parte – dice ancora Richetti -. Bisogna incontrarsi, capire che prima dei percorsi personali vengono il PD e la Sicilia e, infine, trovare una soluzione condivisa. Il partito non puo’ permettersi una spaccatura cosi’ profonda”.

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