Le alici sott’olio? Portoghesi, marocchine, croate e albanesi… / MATTINALE 220

13 dicembre 2018

Insomma, le alici che una volta, in Sicilia, erano per lo più pescate in Sicilia e lavorare a Sciacca e a Trabia, adesso arrivano da altre parti del mondo. Di mezzo c’è la globalizzazione dell’economia, ma non solo. C’è anche l’inquinamento del Mediterraneo e la siccità 

Un tempo, a Palermo, si trovavano solo alici sott’olio di Trabia e di Sciacca. Oggi anche nei mercatini sparsi qua e là non si capisce più niente. O forse si capisce tutto. La globalizzazione dell’economia ha rimescolato le carte. Chi produce a costi più bassi, costi quel che costi, ha la meglio sugli altri. E la qualità de cibo? E il Km zero? Cose da nostalgici.

Così, girando qua e là, scopriamo anche qualche grande confezione di pesce azzurro salato che di italiano non ha più nulla. E se è così anche nei mercatini rionali, figuriamoci che cosa succede nei centri commerciali della Grande distribuzione organizzata.

Così per trovare le alici sott’olio siciliane bisogna faticare un po’. Ci sono le alici della Croazia, le alici del Portogallo, le alici dell’Albania e quelle del Marocco. Poi ci sono anche le alici lavorate e confezionate a Parma. Che cosa abbia a che fare Parma con il mare non si capisce: ma tant’è.

O meglio: si capisce benissimo: il Centro Nord Italia produce, sì e no, il 10% dell’olio d’oliva extra vergine italiano, ma controlla quasi tutto il mercato dell’extra vergine italiano (o quasi). Eh già, perché con tutto l’olio d’oliva tunisino che circola in Italia…

Ma non è dell’olio d’oliva che vogliamo parlare oggi. Oggi, in questo Mattinale, vogliamo provare a riflettere sul pesce azzurro. Se fate un giro per i centri commerciali vi accorgerete che lo sgombro sott’olio, ad esempio, spesso arriva dal Nord Africa, Marocco in testa.

Anche sullo sgombro subiamo la concorrenza? Sembra proprio di sì. Del resto, i pescatori italiani debbono rispettare regole che, con il passare degli anni, sono diventate sempre più rigide. Ci pensa l’Unione Europea a metterle a punto. Il problema è che nel Mediterraneo non pescano solo imbarcazioni dei Paesi dell’Unione Europea.

Così succede che i pescatori di Lampedusa non possono andare a pescare in certi giorni e con certi attrezzi da pesca perché glielo impedisce questo e quel regolamento comunitario: dopo di che i pescatori tunisini e marocchini vanno a pescare a Lampione, isoletta abbandonata che si trova a due passi da Lampedusa…

Tutto questo è casuale o è fatto apposta?

Ma torniamo alle alici. Che succede? Già da tempo, nel Mediterraneo, se ne pescano sempre meno. Perché? I biologi marini puntano il dito sulla siccità. Già, la siccità: tema sul quale torna spesso l’ecologo Silvano Riggio, che sostiene, ad esempio, che la Sicilia è già da tempo entrate nella ‘bolla sahariana’ (COME POTETE LEGGERE QUI).

E sulla siccità si sofferma il biologo marino Silvio Greco, che punta il dito sui cambiamenti climatici e, in particolare, sulla siccità segnalata dall’ecologo Riggio:

“Se persiste questa siccità – dice Greco – il ridotto flusso di acqua dolce verso i mari metterà a rischio la sopravvivenza, per esempio, delle acciughe, che rischiano seriamente di estinguersi”.

Basta questo a spiegare perché sta diventando difficile trovare acciughe sott’olio di Sciacca o di Trabia?

Qualcuno potrebbe chiedere: perché a Sciacca e a Trabia lavorano solo pesce azzurro locale? Già negli anni ’80 del secolo passato, a Sciacca, non mancava il pesce azzurro che arrivava da San Benedetto del Tronto, porto peschereccio delle Marche. Oggi non sappiamo. Anche se qualcosa riusciamo a immaginare.

Tre anni fa, Serena Maso, campaigner Mare di Greenpeace, diceva all’Adnkronos:

“La pesca eccessiva è un problema che va risolto subito. Sta svuotando il nostro mare mettendo in ginocchio decine di migliaia di pescatori italiani. Le acciughe sono al collasso e nonostante questo il ministero continua a rinnovare permessi speciali di pesca: chiediamo la loro revoca immediata e di attivare subito misure adeguate per ridurre la pressione della pesca e tutelare gli stock in declino, o quelle che stiamo per mangiare oggi saranno forse le ultime acciughe di domani”.

Pesca eccessiva, inquinamento del mare, siccità e Grande distribuzione organizzata: c’è da stupirsi se, poi, non si riescono più a trovare le alici pescate in Sicilia?

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