Ripristinare il controllo preventivo della Corte dei Conti su Regione e Comuni/ MATTINALE 208

1 dicembre 2018

Se si vuole ripristinare il buon senso e la legalità nella pubblica amministrazione siciliana, a tutti i livelli (Regione e Comuni e magari nelle ex province se si salveranno) va ripristinato il controllo preventivo degli atti. Senza controllo preventivo continuerà a succedere di tutto, favorendo anche gli interessi di una mafia che in Sicilia non è mai scomparsa

Tra i tanti danni prodotti in Italia dalla vecchia politica ce n’è uno, in particolare, che continua a fare danni enormi: l’eliminazione del controllo preventivo degli atti su Regione siciliana e Comuni (ci sarebbero anche le ex Province, ma non sappiamo ancora che fine faranno, mentre per la sanità, come illustreremo, si potrebbe già intervenire).

Cominciamo con la Regione, dove oggi ne succedono di tutti i colori. Cosa sappiamo, oggi, di quello che combinano gli uffici della Regione siciliana? Poco o nulla. Solo quando il Rendiconto finisce sulle scrivanie della Corte dei Conti vengono fuori gli ‘altarini’. E successo la scorsa primavera, quando i giudici contabili, nell’approvare il Rendiconto della Regione 2017, hanno indicato alcune prescrizioni. 

Tra queste, una manovra correttiva di poco meno di 2 miliardi di euro che il Governo di Nello Musumeci ha cercato di aggirare. Ci sono state polemiche. Il Governo, che aveva ‘ritoccato’ il Rendiconto 2017 approvato dalla Corte dei Conti, è stato costretto a fare macchina indietro e a ripresentare il Rendiconto 2017 ‘parificato’ dalla magistratura contabile.

Ma non sappiamo ancora come finirà questa storia, perché quello che hanno inserito nella manovra di Assestamento 2018 non è ancora chiaro
(COME POTETE LEGGE QUI)

Certo, la manovra correttiva indicata dalla Corte dei Conti è anche il frutto dei tagli alla Regione operati dallo Stato grazie ai ‘Patti scellerati’ Renzi-Crocetta voluti dal passato Governo regionale di centrosinistra. Ma, nel ‘mazzo’, ci sono altre ‘operazioni’delle quali la politica siciliana non riesce a fare a meno.

L’esempio eclatante è rappresentato dai debiti fuori Bilancio. La Regione siciliana non ha una tradizione di debiti fuori Bilancio, che sono un’aberrazione. Per le spese improvvise si provvedeva con capitoli di Bilancio appositi e, se i fondi non bastavano, venivano pagati, correttamente, nell’esercizio successivo.

Da qualche anno a questa parte, sull’onda degli imbrogli contabili che vanno in scena nei Comuni con i debiti fuori Bilancio, la Regione siciliana ha cominciato a ‘scimmiottare’ questa pratica. Da tre mesi circa un bel gruzzolo di debiti fuori Bilancio fa la spola tra gli uffici della Regione, la commissione Bilancio e Finanze dell’Ars e il Parlamento dell’Isola.

Che cosa c’è di strano in questi debiti fuori Bilancio? C’è di tutto e di più. Alcuni di questi debiti sono ‘giustificati’ non da sentenze passate in giudicato, ma da sentenze esecutive. Altri sono solo ‘picciuli mansi‘, non giustificati da sentenze.

La Commissione Bilancio e Finanze dell’Ars, presieduta da Riccardo Savona, sta provando a seguire la linea del buon senso: mandiamo in Aula per l’approvazione solo i debiti fuori Bilancio sorretti da sentenze, gli altri no.

Dopo di che, non si capisce come e perché, in Aula arrivano sempre documenti poco chiari: è c’è il dubbio, tutt’altro che infondato, che qualche ‘manina’ ci infili anche debiti fuori Bilancio ‘corsari’. Da qui la ritrosia dei deputati a votare atti dei quali, un giorno, potrebbero essere chiamati a rispondere. 

La domanda è: perché si prova, ripetutamente, a far giungere a Sala d’Ercole, in modo ‘zaffigno’, debiti fuori Bilancio ‘corsari’?

La risposta è semplice: perché non c’è il controllo preventivo degli atti da parte della Corte dei Conti. Se oggi venisse ripristinato il controllo preventivo degli atti da parte della magistratura contabile sparirebbero i debiti fuori Bilancio e sparirebbero tante altre ‘operazioni’ che vanno in scena negli assessorati regionali sulle quali i magistrati della Corte dei Conti possono intervenire dopo che tali atti sono stati consumati.

Se proprio la dobbiamo raccontare tutta, l’insistenza con la quale a Sala d’Ercole compaiono i debiti fuori Bilancio ‘corsari’ è anche il frutto di quanto accaduto circa due anni da, quando il Parlamento siciliano ha approvato debito fuori Bilancio per 132 milioni di euro che, in buona parte, nessuno sapeva da dove erano spuntati (COME POTETE LEGGERE QUI).

E siccome due anni fa il boccone di 132 milioni di euro è passato senza che nessuno sia stato chiamato a risponderne, l’attuale politica siciliana fa il seguente ragionamento: perché, due anni fa, ‘quelli’ hanno fatto una ‘bella operazione’ da 132 milioni di euro e nessuno gli ha detto nulla e noi dovremmo restare a bocca asciutta? 

Il problema è legato alle forze in campo: i giudici della Corte dei Conti sono pochi e tanti procedimenti che meriterebbero di essere istruiti passano in ‘cavalleria’ perché un numero ristrettissimo di persone non può passare a setaccio migliaia e migliaia di atti.

Il controllo preventivo, se reintrodotto, rafforzerebbe l’area dei controlli e costringerebbe la politica siciliana a ridurre al minimo gli atti amministrativi temerari. Con riflessi positivi e concreti sulla lotta alla mafia: perché la vera mafia, oggi, si annida tra i colletti bianchi che operano tra le pieghe dell’amministrazione pubblica.

Lo stesso discorso vale per i Comuni. Se oggi assistiamo a paradossi – i Comuni siciliani in gravi ristrettezze finanziarie che tagliano servizi essenziali, ma non si privano del ‘formaggio’ dei debiti fuori Bilancio – questo succede perché non esiste il controllo preventivo degli atti dei Comuni.

Un caso eclatante è rappresentato da un tratto della linea dei 15 Km di Tram realizzato a Palermo che passa da un’area rischio idrogeologico R4, ovvero con gravissimi pericoli per l’incolumità dei cittadini
(COME POTETE LEGGERE QUI). Perché è avvenuto un fatto del genere? Perché non esistono più controlli preventivi sugli atti dei Comuni.

Un tempo operavano le Commissioni provinciali di controllo. Se un atto del genere fosse stato approvato dalla Commissione provinciale di controllo di palermo, ebbene, ne avrebbero risposto i componenti della Commissione provincia di controllo. Morale: l’atto non sarebbe mai stato approvato e oggi Palermo non avrebbe un Tram che passa da una zona a rischio geologico R4!

Un altro esempio eclatante – sempre con riferimento al Comune di Palermo – lo ha denunciato ieri sera Nadia Spallitta, avvocato, già vice presidente vicario del Consiglio comunale di Palermo, oggi presidente dell’Associazione ‘Palermo Città Futura’.

In un comunicato stampa Nadia Spallitta sottolinea che i fondi pubblici per le abitazioni che, in massima parte dovrebbero essere erogati ai residenti, sono finiti ad altri soggetti. E stiamo parlando di 11 milioni di euro!

Ma la cosa veramente incredibile è che, stando sempre a quanto afferma Nadia Spallitta, una parte di questi contributi sarebbero finiti a consiglieri comunali e a parenti di un assessore comunale!
(QUI LE INCREDIBILI DICHIARAZIONI DI NADIA SPALLITTA)

A parte che su fatti così gravi sarebbe necessario fare chiarezza, va sottolineato che fatti del genere non sarebbero accaduti in presenza dei controlli preventivi degli atti dei Comuni.

 

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