Agricoltura siciliana in ginocchio, case all’asta, navi di grano a tempesta: e il Governo siciliano che fa?

1 dicembre 2018

In queste ore, nel Ragusano, monta la protesta di agricoltori impoveriti e ‘aggrediti’ da chi cerca di prendergli le case per pagare i debiti. Negli anni passati, racconta Cosimo Gioia, produttore di grano duro, quando la crisi ‘mordeva’ i Governi regionali si catapultavano a Roma per ottenere la dichiarazione dello stato di risi e la sospensione delle cartelle. E oggi? Nulla! Le promesse elettorali rimaste tali e le navi cariche di grano che continuano a invadere la Sicilia

da Cosimo Gioia
riceviamo e pubblichiamo

L’agricoltura siciliana è al collasso totale. Agli atavici motivi di dissesto si aggiungono ora i danni causati dal maltempo che ha ridotto i terreni pronti per la semina ad un ammasso di fanghiglia che, nella migliore delle ipotesi, vanno rilavorati, con spese di gasolio e manodopera raddoppiati rispetto al
normale. Chi, malauguratamente, aveva seminato, dovrà rifarlo con tutti gli annessi e connessi…

In ogni caso, anche a seminare ora dopo le piogge, ammesso che si possa, bisognerà farlo con mezzi alternativi alle seminatrici come, ad esempio, gli spandi concime che non daranno il risultati della semina ordinaria (nella foto a sinistra, Cosimo Gioia).

Questa è la situazione come si evince dalle foto.

In tutto questo, col prezzo del grano duro bloccato da qualche anno a 18 euro al quintale. Morale: ci si può preparare all’ennesima annata in
perdita. Sì, perché tutto il resto avanza nella, si fa per dire, normalità: concimi che aumentano di prezzo, idem gasolio, cartelle INPS da pagare, operai a paghe sindacali mediamente di 7 euro ora (più visite mediche e spese accessorie etc.), banche inviperite che mettono i beni dei debitori all’asta a prezzi irrisori, basta che recuperino il credito, magari d’accordo con i soliti sciacalli che aspettano pur di fare l’affare.

E, ancora, ISMEA che non sente ragioni e minaccia i giovani agricoltori in ritardo con i pagamenti di risolvere il contratto, eccetera eccetera.

Insomma scena rivista, come sta accadendo in queste ore nel Ragusano dove le procedure esecutive interessano anche la case dei poveri disgraziati i cui beni sono stati messi all’asta. Speriamo di non assistere al prossimo
suicidio che, naturalmente, sconvolgerà la classe politica e sindacale, salvo, poi, il giorno dopo, a fottersene bellamente e a tornare ogni 27 a prelevare il lauto stipendio di parlamentari.

E sì, cari amici, la situazione è questa senza se e senza ma.

Da qui una domanda: la politica siciliana si rende colpevole di lasciare completamente solo e allo sbando l’intero settore agricolo? Solo contro la globalizzazione selvaggia che ci propone prodotti agricoli di scarsissima qualità a prezzi irrisori, grazie ai bassissimi costi della manodopera. Lavoratori che, nei Paesi che ci ‘bombardano’ con i loro prodotti, vengono trattati come schiavi, pagati con retribuzioni che che ammontano, in media, a un decimo delle retribuzioni che si pagano in Italia.

A questo si aggiunge l’inquinamento dei prodotti agricoli con pesticidi, erbicidi e sostanze varie la cui utilizzazione, nella nostra agricoltura, è proibita perché dannosa per la nostra salute (come il glifosato e micotossine cancerogene).

Tutto questo mentre nessuno controlla i prodotti che arrivano da mezzo mondo sulle tavole degli ignari siciliani. L’unica cosa che i consumatori siciliano notano è che, nei banchi dei supermercati, questo prodotti costano la metà di quelli siciliani che invece sono sani e salubri.

L’attuale assessore regionale all’Agricoltura, Edy Bandiera, al suo arrivo aveva promesso controlli drastici sulle navi che arrivano in Sicilia cariche di grano duro estero. Ne avrete sentito parlare?

Una sola nave bloccata, lo scorso marzo, poi rilasciata. Dopodiché il niente.

E’ chiaro, e mi assumo la responsabilità di quanto dico, che qualcosa di strano c’è. Chi non bisogna disturbare? Qualche finanziatore politico? Ce lo dicano che ci rassegniamo almeno…

Non è più possibile vendere il nostro grano di ottima qualità a 17/18 euro al quintale, quando per produrlo occorrono 20/22 euro. E’ chiaro che si
aumentano gli indebitamenti. Chi ha fatto progetti di miglioramento, come farà a pagare la parte di sua competenza? Bisognerebbe chiederlo all’assessore Bandiera… Forse lui la soluzione ce l’ha e, se ce l’ha, ce
la dica che risparmiamo tempo…

Forse sotto c’è qualcosa o qualcuno che ci vuole portare l’agricoltura siciliana verso il fallimento per acquisire i nostri beni? E’ una domanda che bisogna porre.

I Sindacati di categoria tacciono, tranne qualche gridolino sommesso di protesta che rientra immediatamente.

Il Ministro leghista delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio? Lasciamolo perdere, perché si occupa solo di riso e, in ogni caso, delle Regioni italiane del Nord…

​In un passato, ormai remoto, i veri politici isolani chiedevano lo stato di calamità naturale, di crisi di mercato e si sospendevano i pagamenti e le procedure esecutive finché la situazione non si normalizzava. Così
nacquero leggi ad hoc che servivano per soccorrere gli agricoltori in difficoltà; ora niente, perché hanno le scuse pronte: c’è l’Europa, c’è Basilea 3, c’è la concorrenza sleale e via continuando.

D’accordo, caro presidente della Regione Nello Musumeci e caro assessore Bandiera, ma vista la situazione catastrofica in cui versa il settore agricolo siciliano e viste tutte le promesse pre-elettorali che avete fatto, andatevela a discutere a Roma, a Bruxelles e, se necessario, incatenatevi ai cancelli, ma almeno dimostrate che vi state interessando dell’agricoltura siciliana. Invece niente di niente.

L’assessore Bandiera l’ho incontrato in una riunione organizzata dai Sindaci delle aree interne e mi ha aperto le braccia. Magari ho avuto compassione per il ragazzo, forse messo in un posto più grande di lui per gioco
politico.

Potrei continuare ma mi fermo nella speranza di vedere, un giorno, la luce in fondo al tunnell. Ma mi pare difficile…

Nelle foto sotto i danni prodotti dal maltempo:

 

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